Tennis
30 Settembre 2024

La WADA e la teoria bayesiana della verità

C'è un caso Italia per il Clostebol?

Jannik Sinner ha vinto l’ultimo Slam della stagione, l’Open degli Stati Uniti, in sospensione: tra un diritto incrociato e una mail degli avvocati. Per la WADA, l’Agenzia Mondiale dell’Antidoping, c’erano (in teoria) ventuno giorni per appellarne l’assoluzione, datata 21 agosto, dall’accusa di doping. Poi i ventuno giorni sono passati ma la WADA, sfruttando una proroga di 10 giorni per aver richiesto ulteriore documentazione sul caso all’ITIA (Agencia Internazionale per l’Integrità del Tennis), ha successivamente fatto appello. Chiunque se lo sarebbe aspettato e nessuno lo aveva previsto. Tocca un riassunto.

A marzo scorso, Jannik Sinner risulta positivo a due test antidoping, a distanza di una settimana l’uno dall’altro. La positività si deve all’assunzione di un quantitativo particolarmente basso di Clostebol, uno steroide anabolizzante. L’ITIA apre un’istruttoria, rigorosamente secretata per la tutela dell’immagine e della privacy dell’atleta. Nel corso della procedura, Sinner e il suo collegio difensivo provano che l’assunzione della sostanza proibita è stata del tutto involontaria e incolpevole. La storia è questa: Giacomo Naldi, ex fisioterapista del campione poi licenziato, si fa male a un dito e usa per curarsi uno spray acquistato in una farmacia italiana dal preparatore atletico – sempre di Sinner – Umberto Ferrara.

Le farmacie italiane hanno però il difetto di vendere uno spray cicatrizzante al Clostebol senza prescrizione medica, col nome commerciale di Trofodermin. Per questo sulla scatola del Trofodermin c’è un bollino rosso, un cerchio con il simbolo del divieto, più o meno un centimetro o due di diametro, e in mezzo la scritta “doping”. Ora il fisioterapista di Sinner non si accorge del bollino, o comunque lo ritiene irrilevante, forse presumendo che, per essere davvero doping, il Trofodermin bisogna inghiottirlo o iniettarlo endovena. Dopodiché si spruzza lo spray sul dito e va a massaggiare senza guanti i muscoli d’oro del campione.

Nel corso del massaggio, accade la trasmigrazione epidermica degli 86 picogrammi di Clostebol che marcano la positività di Sinner al test antidoping.

In sintesi, Sinner assume una sostanza dopante per colpa del suo fisioterapista, che a sua volta non si era reso conto della definitiva fatalità di una spruzzata di Trofodermin sul dito, bollino rosso della confezione a parte. Dunque se questi sono i fatti, almeno quelli provvisori, l’inchiesta processuale dell’ITIA si è trovata ad accertare due tipi di irresponsabilità: la prima, di Sinner – la sola che conta – e la seconda, del fisioterapista, che diventa essenziale per comprendere l’intera vicenda, dal punto di vista del ‘pubblico’. Perché sotto il profilo strettamente tecnico, il pubblico ha una sola domanda: come fanno il fisioterapista e il preparatore atletico del primo tennista al mondo a essere così superficiali da non sapere nulla dei rischi del Trofodermin?



La risposta prende forma in quella che si può definire una teoria bayesiana della verità. Se lo yacht Bayesian affonda per un portellone lasciato aperto durante una burrasca, persino l’idiota del villaggio dovrebbe sapere che quando arriva una tempesta bisogna chiudere tutti i boccaporti. Ce lo diciamo da bambini coi pirati nella vasca da bagno. Il mero spettatore, proprio perché seduto a guardare mentre qualcun altro vince uno Slam o fa il giro del mondo su uno yacht di 56 metri, non è affatto disposto ad ammettere che il vertice della piramide sociale sia partecipe della sua stessa ignorante irresponsabilità.

La percezione bayesiana del mondo si basa su una premessa incontestabile: di una “notizia”, cioè di un fatto che passa al racconto, è impossibile conoscere la verità. Il dominio della narrazione non distingue il vero dal falso, ma produce a sua volta narrazione, anzi tante narrazioni per quanti sono i narratori. Una narrazione, qualsiasi sia, non ha affatto l’obbligo di essere vera, ma soltanto quello di essere credibile. Tutto deve essere drammaticamente intelligente, calcolato e programmato, per concedere al mero spettatore l’unico lusso che si può permettere, quello della sua beata stupidità.

Gli esperti dell’agenzia mondiale del doping, politicizzati quanto si vuole, non sono degli sprovveduti e sanno bene che la questione del Clostebol non è così omeopatica come qualcuno cerca di farla passare.

A maggio ’24, un paio di mesi prima che il caso Sinner diventasse di pubblico dominio, un articolo del giornalista investigativo – e specializzato nelle indagini sul doping –, Edmund Willison, apparso sulla sua newsletter Honest Sport, parlava esplicitamente di una crisi italiana del Clostebol, una specie di epidemia di contagi da sostanza proibita. Tra il 2019 e il 2023, scrive Willison, 38 atleti italiani sono risultati positivi al Clostebol, nonostante il farmaco non sia disponibile in commercio per essere assunto in via diretta. In altre parole, un atleta che prende il Clostebol lo deve fare, volontariamente oppure no, nella stessa maniera di Sinner, con una pomata a uso cutaneo.

Willison, nel suo articolo, non cita mai Sinner, perché, per pura coincidenza, si trova a descrivere le implicazioni di una notizia due mesi prima che questa notizia sia divulgata. Ma al netto di Sinner, Willison crede che 38 casi di positività (la metà dei casi totali nel mondo) siano un po’ troppi per accontentarsi del ritornello dell’irresponsabilità da uso inconsapevole. Il che, se non altro, aiuta a mettere a fuoco il parallelo con Stefano Battaglino, tennista n.750 al mondo, squalificato per quattro anni per aver preso il Clostebol esattamente come Sinner, da uno spray cicatrizzante.

Willison si spinge oltre, con l’azzardo di un riferimento alla pratica dei gel al testosterone, pomate utilizzate per accumulare una quantità dopante di steroide attraverso una dose minima giornaliera, che regolarmente sfuggiva ai controlli grazie a una finestra di rilevamento molto breve. Al momento però, e questo è necessario precisarlo, Willison non è in grado di presentare alcuna dimostrazione scientifica o forense del fatto che uno spray al Clostebol possa essere usato in maniera fraudolenta come i gel al testosterone.

Per i giudici del Tribunale di arbitrato sportivo, chiamati all’ultima parola sul caso Sinner, si tratta allora di decidere se fare luce su ogni possibile illazione, e restituire al campo i campioni che merita, o se invece intrappolare il numero 1 nella tombola giudiziaria dei livelli di prova, “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Di certo la gestione non sarà semplice, pure perché la questione non riguarda solo Sinner ma anche diversi altri atleti, e ancor prima il principio e la norma generale. Considerando i precedenti, quella che si annuncia è l’ennesima teoria bayesiana della verità.

Ti potrebbe interessare

Alcaraz ci ha mostrato il futuro
Altri Sport
Vito Alberto Amendolara
15 Luglio 2024

Alcaraz ci ha mostrato il futuro

Carlitos ha vinto, dominando, il suo secondo titolo a Wimbledon.
Anche Sinner è umano
Altri Sport
Vito Alberto Amendolara
05 Aprile 2021

Anche Sinner è umano

E questo è solo un bene per la sua carriera.
Carlos Alcaraz, un selvaggio meccanico
Altri Sport
Andrea Antonioli
14 Novembre 2021

Carlos Alcaraz, un selvaggio meccanico

Crudele e animalesco, venuto per sbranare il tennis.
Pure il tennis è stato viol(ent)ato dai tifosi
Papelitos
Cosimo Mongelli
19 Aprile 2024

Pure il tennis è stato viol(ent)ato dai tifosi

Non resiste nulla, neanche il più nobile degli sport.
Jannik Sinner è un predestinato
Altri Sport
Carlo Garzotti
11 Novembre 2019

Jannik Sinner è un predestinato

Jannik Sinner, classe 2001, è già più che una speranza per il tennis italiano.