Strasburgo non è una città come le altre. Nata sotto il segno di Germanico nel I sec. d.C., ci fu un momento della storia, in seguito alla battaglia di Sedan del 1870, che germanica Strasburgo ci divenne a tutti gli effetti, sotto i potenti e tenebrosi baffi di Otto von Bismark al termine del conflitto franco-prussiano. Ma il sentimento dei suoi cittadini era evidentemente più forte dei risvolti bellici, e così fu in questa città che nella prima metà del Novecento montò quel revanscismo francese così forte da portarle in dote la parziale distruzione da parte dei nazisti nel secondo conflitto mondiale, nonché il successivo e conseguente orgoglio patriottico che ancora oggi caratterizza i suoi cittadini.
Per farla breve, la gente di Strasburgo è dura e non si abbatte facilmente.
Qui c’è un’antropologia che si riflette evidentemente anche sul calcio, qui dove il Racing Club de Strasbourg Alsace è da sempre avvertito come un prolungamento della cultura cittadina. I suoi tifosi sono finiti sulle prime pagine dei quotidiani francesi nelle ultime settimane per aver veementemente protestato contro l’acquisizione del Club da parte di BlueCo (che risale al giugno del 2023).
Potreste giustamente chiedervi come mai tutto ciò sia avvenuto ad un anno di distanza dall’effettivo passaggio di proprietà. La risposta è semplice: la maggior parte dei tifosi ha dato priorità all’amore per i colori cittadini, fidandosi della – o sperando nella – bontà della multiproprietà sopracitata. Ma i risultati sportivi hanno dato ragione ai primigeni mugugni degli Ultras, i quali contestano ad oltranza da più di un anno, ora con più forza e numero rispetto a prima.
Striscione (con torciata annessa) comparsa lo scorso anno nel match casalingo contro il Metz
Qualche mese fa su SportPeople Sébastien Louis scriveva: «parte della tifoseria locale (quella meno attiva) sembra[va?] a favore di questa transizione, illudendosi forse che questo passaggio commerciale [potesse] veramente aiutare il proprio club a crescere. Ma alla fine è un po’ come chi crede che il capitalismo con il greenwashing possa salvare il pianeta quando in realtà sta solo usando diversivi per continuare a fare i propri interessi, nel calcio come nel resto della società. Peccato solo che pur avendo gli Ultra Boys sposato questa battaglia, facciano purtroppo fatica a convincere il resto del pubblico e solo fra qualche stagione sapremo chi avrà avuto ragione, anche se fin qui la storia è stata una buona maestra, se solo avessimo imparato dall’esperienza».
La scorsa settimana gli Ultra Boys 90, principale gruppo Ultras a Strasburgo, ha annunciato 15 minuti di silenzio per ogni partita. Su So Foot sono apparse alcune interviste fatte ad esponenti del tifo cittadino, che abbiamo tradotto e riassunto per voi.
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Ieri mattina, sui profili social di A Skeggia, storico ritrovo dei Forever Ultras Bologna e non solo, più in generale luogo dell’anima, dove conservare le radici del passato piantando i semi del futuro del tifo bolognese, è apparsa una foto già tristemente virale. Le ruspe hanno iniziato la loro opera di distruzione, A Skeggia non […]
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