La procura fa finalmente luce su quanto accaduto il 4 febbraio 2023.
Il sacco ordito ai danni dello storico gruppo Fedayn Roma, nel febbraio del 2023, rappresenta senza alcun dubbio uno dei momenti salienti della storia ultras nel XXI secolo. All’indomani dell’episodio, preferendo sospendere il giudizio su un’azione che gran parte delle curve d’Italia aveva reputato «inammissibile» (così la Curva Nord Inter) e «infame» (così gli ultras della Ternana), ci eravamo concentrati sullo stato dell’arte del linguaggio ultras, almeno in Italia.
Sì, perché in un’epoca che fa della comunicazione (sempre più veloce) il proprio timbro di riconoscimento, saper comunicare – eventualmente tramite i social – diventa fondamentale, sia internamente che esternamente.
Scrivevamo dunque che «la capacità di resistere a voci, storture, informazioni rubate al chiacchiericcio e spiattellate sui social non può avvenire solo tramite un’orgogliosa e chiusa difesa di certi valori tribali (anche perché le generazioni che popolano le curve non sono più quelle di venti anni fa). Il problema è che convivere con – e ne – i social non è facile. Nessun luogo come questo, infatti, è ricolmo di ignoranza, superbia, incomprensioni e superficialità. Ma è proprio per questo, paradossalmente, che saperne utilizzare bene gli strumenti può essere la chiave per conviverci e (perché no) fuggire pericolosi malintesi».
A distanza di due anni, ci avevamo visto lungo. In effetti le reazioni del mondo ultras all’episodio, salvo rarissime eccezioni – ma il parziale silenzio dei laziali, per ovvie ragioni, non rientrare tra queste –, intonavano in coro il proprio dissenso e disgusto per l’azione degli Ultras serbi, dall’alto di una mentalità davvero abusata, in quanto poco critica di sé stessa. A distanza di due anni, invece, dopo tanti striscioni (altro problema endemico del movimento ultras italiano, di cui abbiamo parlato poco tempo fa qui su Contrasti ULTRA) e tante chiacchiere regalate all’etere, ecco la verità rotonda, come direbbe Parmenide.