Interviste
28 Marzo 2024

Hugues Fabrice Zango: se vinco è per il Burkina Faso

Intervista esclusiva al triplista candidato all'oro alle prossime Olimpiadi.

Thomas Isidore Noël Sankara, il più importante patriota della storia burkinabé, spesso indicato come il Che Guevara africano, sognava di modellare il suo paese attraverso l’esempio di quelli che vengono definiti, con un termine di origine sudamericana, hombres verticales. Nei pochi anni da leader del governo del neonato Burkina Faso (“la terra degli uomini integri” in lingua more e bambara), la pratica sportiva giocò un ruolo fondamentale sia a livello sociale che politico.

Il triplista Hugues Fabrice Zango rappresenta alla perfezione, seppur traslate nel XXI secolo, le ambizioni del carismatico ed iconico leader africano. Oro agli ultimi Mondiali di Budapest, il primo atleta burkinabé della storia a vincere una medaglia alle Olimpiadi (bronzo a Tokyo 2021), accompagna alla sua ascesa sportiva un’invidiabile carriera accademica grazie ad un PhD in Electrical Engineering, conseguito nell’Università di Lille.

Per Contrasti, in esclusiva, la nostra intervista ad uno dei possibili protagonisti delle Olimpiadi di Parigi 2024.

Che cosa significa per lei poter rappresentare il Burkina Faso nelle principali competizioni internazionali?

È una sensazione incredibile. Sono uno dei primissimi atleti burkinabé a qualificarsi per un Campionato del Mondo e per le Olimpiadi. Il salto triplo, per me, è un’autentica missione: devo dimostrare al mondo che, anche se arrivi dal nulla, puoi raggiungere determinati risultati. Voglio rendere il mio paese riconoscibile a livello internazionale; voglio far sì che la mia nazione sia orgogliosa delle mie prestazioni; voglio che uno spettatore, nei prossimi anni, sia in grado di localizzare il Burkina Faso su una cartina geografica. Per farlo, però, devo arrivare al livello più alto possibile e mantenere l’eccellenza nel corso degli anni. Ahimè, non è facile, anche perché i fondi a disposizione della Federazione nazionale sono praticamente nulli.

Vorrei chiederle quale sia la situazione nel suo paese a livello sociale, politico, economico.

È complessa. Il paese è martoriato da attacchi di matrice terroristica. È difficile per un giovane avere fiducia nel futuro, anche perché è praticamente impossibile fare previsioni sul domani. Come ambasciatore del Burkina Faso, a livello internazionale, devo mostrare “la strada” ai più giovani. Ho l’arduo compito di cercare di regalare un po’ di speranza ad un popolo in guerra.

Negli ultimi anni il Burkina Faso è stato teatro di una serie di violenti colpi di stato.

Esatto e, considerazioni politiche a parte, non si può dire che sia un qualcosa che regala stabilità al paese. Il nostro attuale Presidente è un militare (Ibrahim Traoré, presidente ad interim del Burkina Faso dal colpo di stato del 30 settembre 2022 n.d.r.), l’obbiettivo principale del suo governo è quello di eliminare il terrorismo. Per farlo ha, ovviamente, bisogno di un deciso intervento militare. Poco conta se sia una guerra fatta per una buona o per una cattiva causa, rimane il fatto che il Burkina Faso continua a perdere i suoi figli ed il popolo continua a soffrire.



Chi o che cosa le piacerebbe ispirare con i suoi risultati, con le sue medaglie?

Una delle cose che mi rende più orgoglioso è che, nel corso degli anni, ho ricevuto, con una certa regolarità, messaggi dai fronti più “caldi” del nostro paese. I nostri miliziani, impegnati nella difesa dei nostri confini, mi ringraziavano per averli ispirati. Il mio obbiettivo è piantare un seme di speranza nei cuori dei nostri ragazzi. Mi piace paragonare la speranza ad un muscolo: bisogna allenarla con regolarità e costanza solo così possono essere raggiunti dei risultati. Ripeto, è possibile tagliare dei traguardi prestigiosi anche partendo dal Burkina Faso, la mia carriera parla per me.

Che ricordi ha della sua infanzia in Burkina Faso?

Sono nato a circa 100 km di distanza da Ouagadougou, la capitale. È la città più grande del Paese, con una popolazione che supera i 2 milioni di abitanti. Sono cresciuto a stretto contatto con un mix di tribù ed etnie differenti, questo mi ha permesso di imparare moltissimo sulle più antiche tradizioni e consuetudini del Burkina Faso fin dalla giovanissima età. Ricordo con affetto come il mio quartiere fosse abitato da ragazzi di diversa estrazione sociale, giocavamo assieme senza nessun tipo di distinzione. Ad Ouagadougou ho trovato l’amore, ho approcciato l’atletica, ho realizzato i miei sogni… Rimarrà sempre nel mio cuore.

Come si è avvicinato alla nobile disciplina del salto triplo?

In Burkina Faso sono pressoché assenti strutture di livello, tantomeno un sistema di selezione per i migliori talenti del paese: è molto difficile riuscire a farsi notare. Devo ammettere di essere stato fortunato. Prima dei 18 anni, non avevo idea di che cosa fosse il salto triplo. Ovviamente conoscevamo Usain Bolt e le sue imprese sportive ma nessuno osava sognare di diventare come lui.

La svolta è arrivata a 18 anni quando fui scelto dal mio professore di educazione fisica per una competizione nazionale, dove avrei potuto mostrare le mie capacità atletiche. In quell’occasione riuscì ad attirare l’attenzione dei coach della Federazione… È molto complesso raggiungere determinati livelli quando si viene selezionati dopo i 20 anni, c’è molta strada da fare sotto questo punto di vista per il mio paese.


Chi erano i suoi idoli, a chi si inspirava da ragazzo?

Per quanto possa sembrare assurdo vista la mia carriera sportiva, ho sempre sognato di diventare un ingegnere elettronico. Ero ossessionato da tutto ciò che girava intorno alla scienza applicata, era quello il mio mondo. Il mio primo idolo, quindi, è stato il fisico Albert Einstein. Successivamente, dopo il mio approccio al salto triplo, ho “scoperto” la storia di Muhammad Alì: un esempio da seguire dentro e fuori la pista d’atletica.

Ovviamente non posso esimermi dal nominare, tra gli altri, Usain Bolt, i triplisti Christian Taylor e Teddy Tamgho. Anche loro hanno rappresentato, per anni, dei modelli positivi da seguire. E mi rende davvero orgoglioso pensare che alcuni di loro, oggi, sono diventati miei colleghi ed amici.

È uno dei pochissimi atleti professionisti ad affiancare alla sua attività agonistica anche una carriera professionale. Nel suo caso si tratta di un Dottorato/PHD. Che cosa può raccontarmi a riguardo?

Sono sempre stato il primo della classe. Riuscivo ad apprendere determinati concetti con maggiore facilità rispetto ai miei compagni di classe. Ho appena concluso un PhD in Electrical Engineering, nell’Università di Lille. Nelle nostre Università (in Burkina Faso n.d.r.), soprattutto nelle discipline tecniche come l’ingegneria elettrica o la meccanica, abbiamo solo professori stranieri che insegnano. Vorrei rappresentare un’eccezione alla regola.

Che rapporto ha con l’atleta italiano Andy Díaz Hernández?

Andy è un fratello per me, ci siamo conosciuti nel 2019. Il mio coach ha lavorato per anni a Cuba (terra d’origine dell’atleta italiano n.d.r.) ed Andy e suo papà, in diverse occasioni, ci hanno aiutato nell’organizzazione di allenamenti ed eventi nella loro terra natale.

Pensi possa essere un pericolo per le sue ambizioni olimpiche?

È un ottimo atleta, è migliorato moltissimo nell’ultimo periodo. Nel pre-gara spesso ci troviamo a scommettere insieme sul potenziale vincitore: solitamente, chi perde, è costretto ad offrire una birra all’altro. Sono comunque consapevole delle mie capacità, non bisogna sottovalutare nessuno, però sono sicuro di poter battere lui e chiunque altro. È sicuramente un pericolo per il secondo o terzo posto, non per la medaglia d’oro (n.d.r. ride).

Se le dico Parigi 2024 che cosa le viene in mente?

Se mi avessi posto questa domanda prima del Mondiale di Budapest, mi sarei sentito terribilmente sotto pressione. La medaglia d’oro conquistata in Ungheria mi fa vedere tutto sotto una nuova luce. Ho imparato a vincere, so come si gestisce la pressione, so come affrontare determinate situazioni. Sento di aver superato tutti i limiti mentali e fisici che limitavano le mie prestazioni. Credo che la prestazione sportiva non sia condizionata, esclusivamente, dalla forma fisica, ma anche dalla propria resistenza mentale. Ora voglio solo continuare su questa strada e diventare invincibile.

Che cosa significa per lei essere diventato il primo atleta della storia del Burkina Faso a vincere una medaglia alle Olimpiadi?

Devo essere sincero, sognavo l’oro. Lavoravo da anni per quel momento e l’opportunità mi è sfuggita per pochi centimetri. La medaglia per quanto prestigiosa, ha avuto un retrogusto amaro. Nel 2021 sono diventato il detentore del record mondiale indoor (con la misura di 18,07 m. n.d.r.) riuscendo a mantenere una certa costanza nei risultati ottenuti per tutta la stagione. Credo, però, che in fin dei conti mi sia mancata un po’ di esperienza nei momenti decisivi. All’epoca non ero semplicemente pronto per raggiungere determinati risultati.

In Burkina Faso invece, il mio risultato è stato accolto come un autentico trionfo. Semplicemente perché ho realizzato qualcosa che per molti era impensabile fino a pochi mesi prima: conquistare una medaglia rappresentando la nostra nazione nella massima competizione continentale. Nessuno puntava un euro su di noi / su di me. Ora tutti gli atleti Burkinabé sognano la medaglia d’oro, non più semplicemente partecipare alle Olimpiadi o ad un Mondiale. Questo è un vero motivo d’orgoglio.

Gruppo MAGOG

Il sogno calcistico della Dinastia Kim
Calcio
Eduardo Accorroni
18 Novembre 2023

Il sogno calcistico della Dinastia Kim

Il calcio in Corea del Nord sta finalmente crescendo?
Djibril Cissé: Liverpool, Lazio e House Music
Interviste
Eduardo Accorroni
04 Settembre 2023

Djibril Cissé: Liverpool, Lazio e House Music

Intervista esclusiva all'attaccante francese.
Declan Rice è nella testa
Calcio
Eduardo Accorroni
18 Luglio 2023

Declan Rice è nella testa

Un calciatore fisico, ma ancor prima cerebrale.

Promozioni

Con almeno due libri acquistati, un manifesto in omaggio

Spedizione gratuita per ordini superiori a 50€

Ti potrebbe interessare

Il momento cruciale della scherma italiana
Altri Sport
Gabriele Fredianelli
02 Agosto 2021

Il momento cruciale della scherma italiana

Non (più) top ma nemmeno flop.
Valanghe (azzurre) in arrivo
Altri Sport
Alberto Girardello
18 Dicembre 2017

Valanghe (azzurre) in arrivo

Fuori dai canali di comunicazione mainstream si gioca la battaglia pre-olimpica negli sport invernali
Meraviglioso
Altri Sport
Alberto Girardello
23 Giugno 2018

Meraviglioso

Filippo Tortu, il suo record e tre considerazioni su Mennea, la Federazione e l'effetto del cronometro.
Le Olimpiadi mutilate
Altri Sport
Francesco Domenighini
23 Luglio 2021

Le Olimpiadi mutilate

Al via i Giochi più discussi di sempre.
Boris Arkadiev, maestro del calcio sovietico
Ritratti
Andrea Tavano
21 Settembre 2021

Boris Arkadiev, maestro del calcio sovietico

Demiurgo (a sue spese) dello sport nell'URSS.