Il legame profondo, ed eterno, tra un club e la sua gente.
Quando gli Argentini parlano dello stadio della loro squadra, generalmente utilizzano la parola “cancha”, alla lettera “campo”, a voler rimarcare il legame affettivo con quel luogo. Alcuni di loro, verosimilmente quelli con più primavere alle spalle, si lasciano andare al sentimento e addirittura parlano di “tablón”, cioè l’asse di legno su cui seguivano la partita e soprattutto saltavano, divenuto sineddoche per indicare il settore popolare stesso.
Tra questi ultimi, forse nessuno ha maggior titolo degli appassionati del Club Ferro Carril Oeste, dal 1905 abitanti de “El Templo de Madera” (nda “Tempio di legno”). Oggi intitolato all’ Arquitecto Ricardo Etcheverri, seconda carica societaria per più di trent’anni, è lo stadio più antico d’Argentina e mantiene immutato fascino, nonostante i recenti restauri lo abbiano privato delle celebri assi. Probabilmente, è merito di chi quelle gradinate le vive ancora.
Per via della sua collocazione nel cuore di Buenos Aires, su quei legni hanno saltato, sofferto, imprecato ed esultato non solo gli hinchas del Oeste, ma anche i seguaci di Boca e River, San Lorenzo, Huracán e Argentinos Juniors; perfino i nemici del Veléz Sarsfield hanno trovato ospitalità qui. Quest’uso promiscuo, se da un lato ha arricchito di storie l’erba del campo, dall’altro ha inquinato l’amore del barrio per il Ferro, da oltre vent’anni relegato in cadetteria. Eppure il legame tra la comunità di Caballito ed il suo club è ferreo, come le rotaie che corrono attraverso il quartiere. Si può esserne certi . . .