Il legame tra il fondatore dei Black Sabbath e l'Aston Villa.
A poche ore dalla scomparsa, a 76 anni, di una delle più grandi leggende del metal, John Michael Osbourne, noto semplicemente come Ozzy Osbourne, spiccano tra le parole di cordoglio quelle dell’Aston Villa e dei suoi tifosi. Perché Ozzy, The Prince of Darkness, era nato a pochi passi dallo stadio dei “The Villans”, nella sua Birmingham. Poche, commosse, parole, per un tifoso cresciuto letteralmente con la musica e con l’Aston Villa, come se fosse la sua seconda famiglia:
«Aston Villa Football Club is saddened to learn that world-renowned rockstar and Villan, Ozzy Osbourne has passed away. Growing up in Aston, not far from Villa Park, Ozzy always held a special connection to the club and the community he came from. The thoughts of everyone at Aston Villa are with his wife Sharon, his family, friends, and countless fans at this extremely difficult time».
Città tra le più grandi dell’Inghilterra e cuore industriale, assieme a Manchester e Liverpool, del (fu) impero britannico, Birmingham è una delle grandi capitali della vita culturale inglese. Impossibile scindere tra i sudditi di Sua Maestà la musica dal calcio. Questi sono talmente costitutivi del DNA anglosassone di fine secolo e non solo, da aver trovato nei decenni delle perfette sintesi nelle storie, nelle carriere e nella cultura dei suoi artisti più rappresentativi. Il calcio inglese è tribale e identitario. Costretto negli ultimi decenni alla modernità, quando resta profondamente radicato al proprio territorio, così come radicati sono i suoi tifosi.
Birmingham è Aston Villa, ma anche Birmingham FC e Zulu
Fu a Birmingham, sotto gli auspici di William McGregor, dirigente dell’Aston Villa, che furono poste le basi per la creazione della prima lega professionistica di football, il 22 marzo del 1888. Allo stesso modo Birmingham divenne l’epicentro di una straordinaria rivoluzione musicale, che la rese la patria dell’heavy metal.
Rivoluzione radicale ed eversiva. Espressione selvaggia di una trasformazione culturale che dalle periferie giovani e violente delle grandi metropoli inglesi, si diffuse poi in tutto il mondo.
Nel 1968 Ozzy Osbourne fu tra i fondatori dei leggendari Black Sabbath, assieme a Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward. Per il nome della band presero ispirazione da un capolavoro in tre episodi del cinema dell’orrore italiano del 1963, con regia di Mario Bava, dal titolo “I tre volti della paura”. L’obiettivo era portare l’orrido nella musica, suscitando negli ascoltatori gli stessi brividi raccontati dagli spettatori della trilogia di Bava. Ma al nero dei riti satanici, il Principe delle Tenebre Osbourne affiancò fin da bambino, altri colori di cui rimase follemente innamorato fino alla morte: il claret and blue del suo Aston Villa. Un legame fatto di un tifo sfegatato e genuino, in cui ogni occasione era buona per recarsi al Villa Park a pochi passi dalla casa natale di Osbourne. Ozzy condivideva questa passione con il suo più caro amico e altro membro fondatore dei Black Sabbath, Geezer Butler, tanto da partecipare entrambi a uno spot per le nuove maglie dell’Aston Villa nel 2024.
Le note dello spot sono quelle di “Paranoid”, celeberrima canzone che diede poi il nome all’album pubblicato nel 1970:
Can you help me
occupy my brain?
Oh yeah
I need someone to show me
the things in life that I can’t find,
I can’t see the things
that make true happiness,
I must be blind
La canzone era stata composta d’istinto da Tony Iommi, come “tappabuchi”, finendo per diventarne uno dei caposaldi. Eppure, al netto della rapidità con cui fu creato, il brano esprime le vertigini di un amore giunto al termine. La paranoia che necessita di altri appigli per dissolversi. Momenti di festa per eccellenza, lo stadio e il tifo, come la musica, sgorgano dal profondo dell’animo umano, sempre meno immuni alla trasformazione in spettacolo, oggi irrimediabilmente ottenebrati dal capitalismo. Costituiscono le uniche vie di fuga dai momenti di vuoto, in grado di rivitalizzare un’esistenza apparentemente priva di significato.
Il calcio e la musica sono gli autentici e forse unici veri riempitivi della vita moderna, per chi li ama. Elementi del Sacro da cui neanche la desacralizzante vita musicale (e non solo) del Principe delle Tenebre fu in grado di sfuggire. Il 25 gennaio 2025, in occasione del match di Champions League tra Aston Villa e Celtic, è stata innalzata un’immensa immagine di Ozzy intento ad afferrare la coppa dalle grandi orecchie. La stessa che il cantante di Birmingham, divenuto già un mito con i Black Sabbath, vide innalzare dai suoi amati Villans nei cieli di Rotterdam nel 1982. Quando la musica e il calcio inglese erano ancora parte di un’unica grandiosa sottocultura in grado di sfidare le convenzioni del moderno. Con un pallone tra i piedi e l’heavy metal di sottofondo.