Partiamo dal 2006, quando l’Italia vinse i Mondiali e i reality show erano qualcosa di relativamente nuovo. In uno di questi, legato al mondo della musica (Music Farm, in onda per tre edizioni su Rai 2), le telecamere notturne riprendono alle 3 di notte un uomo che, rigirandosi incosciente in un sonno profondo e un in letto troppo piccolo, rompe il silenzio dicendo: «La formazione dell’Inter te l’ho detta? Toldo, Zanetti, Materazzi, Cordoba e Wome». Questo uomo inquieto, qualche notte dopo sempre e rigorosamente nel sonno, dirà: «Enricuccio, te lo devo dire. Questa Inter mi sta rompendo i coglioni».
Quell’uomo che di notte prende un’altra vita e un’altra forma risponde al nome di Franco Califano, Califfo per i suoi fans, come lui spesso amava dire stressando la s finale per dare l’idea della moltitudine.
Per lui tifare Inter era qualcosa di subconscio. Quasi un’allucinazione che esce nel sonno quando le difese della razionalità si sono abbassate. Califano, che ci lasciava esattamente 11 anni fa, non ha del resto niente di razionale e il suo tifo per l’Inter rappresenta, sempre in maniera viscerale, l’estremo di una vita fuori programma. Senza ripercorrere le gesta e la biografia (agiografia per alcuni) del Califfo, quello che qui si vuole creare è una playlist amorosa – come il discorso sull’amore di Roland Barthes – dove le canzoni del cantautore romano trovano corrispondenza nella sua amata Inter.
La califfologia non può non iniziare da questa canzone. Paradossalmente, ma nella vita del nostro Franco il paradosso è l’ordinario, questo brano fa parte del penultimo album della sua carriera. Con tanto di apparizione a Sanremo 2005 “Non escludo il ritorno” è stato scelto da Califano come epitaffio per la sua lapide nel cimitero di Ardea. Un tempo piccolo è stata anche ripersa da una fortunata e “ripulita” versione dei Tiromancino dove la frase “E buttai il mio cuore per qualunque cesso” diventò “Buttando il cuore in qualunque posto”.
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