L'ennesima nota stonata in Serie C.
C’erano voluti tanti anni, per la precisione 32, per ritornare tra i professionisti. È bastato un solo comunicato perché una società storica, e con lei un’intera regione, fosse spazzata via dal calcio che conta. Stiamo parlando del Campobasso e della sua esclusione dalla Serie C, avvenuta in seguito alla valutazione della Covisoc (la Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistico). Fin qui nulla di nuovo, siamo ormai abituati – puntualmente e ogni anno – a veder scomparire club dalla Lega Pro: un campionato colabrodo, la cui stessa regolarità è stata a più riprese inficiata. Quest’anno, è toccato al Teramo e al Campobasso.
Per il Teramo i problemi hanno riguardato l’indice di liquidità, fuori dal parametro fissato dalla Lega allo 0,7%. Nello specifico la Covisoc ha contestato il mancato ripianamento della carenza finanziaria pari a 975mila euro e il deposito (non fatto) di una nuova relazione emessa dalla società di revisione, attestante l’avvenuto superamento delle condizioni. Inoltre al club abruzzese è stato rimproverato il mancato pagamento dell’Iva per gli anni che vanno dal 2016 al 2019.
Per il Campobasso, però, la situazione è completamente diversa.
Al club molisano sono stati contestati i mancati adempimenti con l’Agenzia delle Entrate per una cifra vicina ai 70mila euro. Un debito riportato solo in tre avvisi bonari, notificati negli anni scorsi alla società. Ma soprattutto una cifra irrisoria per una società che vanta crediti in Lega tre volte superiori all’importo menzionato, quasi surreale se si pensa alla mole debitoria di altri club iscritti regolarmente in Serie C negli ultimi anni: come il Catania, che nella scorsa stagione fu ammesso al campionato con un debito di 50 milioni di euro e, come tutti sappiamo, non riuscì a terminare la stagione sportiva – dando forfait a poche giornate dalla fine e obbligando la federazione a riscrivere la classifica.
Ecco perché il caso Campobasso incuriosisce. Senza voler invadere il campo dei Consulenti della società, ma approfondendo i fatti e limitandoci alla “indagine” meramente giornalistica, emergono però molte perplessità sull’esclusione del Campobasso. Intanto i fatti: quest’anno il club era chiamato a rispettare il sistema di licenze nazionali della Lega Pro, approvato nel mese di maggio, che prevedeva il saldo dei debiti con l’Agenzia delle Entrate. Il Campobasso, dal 2019, ha ricevuto tre avvisi bonari; ed è questo il punto principale.
Questi tre avvisi, secondo la federazione sportiva, dovevano esser saldati entro la data di giugno 2022. Il debito accumulato verso l’Agenzia delle Entrate era pari a soli 94mila euro (una cifra irrisoria nel mondo della Serie C.) Ma il club del presidente Gesuè Mario, viste le condizioni dettate dal sistema di licenze nazionali, aveva ottenuto il dilazionamento del debito e aveva pagato anche le rate scadute. Ciò è evidenziato dalla comunicazione dell’Agenzia delle Entrate stessa che attestava il dilazionamento e il pagamento delle cifre previste, sottolineando come al 29 giugno non vi fosse stata l’iscrizione a ruolo dei tributi: in altre parole, non erano mai state notificate le cartelle esattoriali.
Praticamente il Campobasso aveva ricevuto solo degli avvisi bonari, che la legge identifica come una semplice comunicazione di irregolarità che deriva non da un accertamento, ma da un controllo formale delle dichiarazioni fiscali. Questi avvisi sono privi di valenza sanzionatoria, hanno la finalità di favorire la collaborazione tra il creditore (l’Agenzia delle Entrate) e il debitore (il Campobasso), e non sono impugnabili. Non essendo un atto sanzionatorio, il debitore ha facoltà, e non obbligo, di pagare il dovuto entro 30 giorni dall’avviso, salva la possibilità di contestare il credito erariale entro 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento (o di chiedere una rateazione).
Nonostante tutto il club molisano, preso atto dei punti 14 e 15 del sistema di Licenze Nazionale per l’ammissione al campionato di Serie C, ha effettuato i pagamenti relativi ai tre avvisi bonari ricevuti. Ed è proprio su questo punto che la Lega e la Covisoc contestano la domanda d’iscrizione. Il punto 15 del paragrafo D del sistema di licenze nazionali ci dice che il club deve:
“assolvere, in presenza di una o più comunicazioni di irregolarità emesse dall’Agenzia delle Entrate sulla base delle comunicazioni dei dati delle liquidazioni periodiche IVA relative ai diversi trimestri degli anni d’imposta 2017 e 2018, al primo ed al secondo trimestre dell’anno d’imposta 2019, nonché al terzo trimestre dell’anno d’imposta 2020 e al secondo trimestre dell’anno d’imposta 2021, il pagamento delle rate scadute al 31 maggio 2022, depositando altresì, presso la Co.Vi.So.C. una dichiarazione, sottoscritta dal legale rappresentante della società e dal revisore legale dei conti o dal presidente del collegio sindacale o del consiglio di sorveglianza o dal sindaco unico, attestante detto adempimento.”
Tutto questo entro e non oltre il termine fissato per il 22 giugno 2022 come evidenziato all’inizio del paragrafo D. In sostanza il Campobasso ha si trovato l’accordo con l’Agenzia, come evidenziato dai documenti in nostro possesso, ma fuori dai termini previsti dall’Agenzia per il pagamento delle rate. Gli avvisi bonari ricevuti dal club, secondo la Federazione, andavano infatti rateizzati entro 30 giorni + 7 dalla loro ricezione. Il fatto di aver trovato solo il 17.6.22 l’accordo, e quindi ben oltre i termini fissati, secondo la Covisoc significa che il Campobasso non avrebbe più potuto approfittare della formula della rateizzazione. La situazione è davvero paradossale. Se nel frattempo l’Agenzia delle Entrate avesse notificato la cartella di pagamento, e non un mero avviso bonario, il Campobasso avrebbe potuto:
1. Contestare il credito impugnando la cartella dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale, chiedendo la sospensiva;
2. Pagare il debito, se non contestato;
3. Rateizzare il debito, sempre se non contestato.
E quindi essere ammesso al campionato. È su questo punto che ci si dovrebbe concentrare: perché la Federazione non dovrebbe permettere l’iscrizione del club al campionato se l’Agenzia delle Entrate non ha riscontato l’insolvenza del club e, anzi, ha concesso anche la rateizzazione del debito senza grossi problemi? È vero che l’ordinamento sportivo può esser stringente, ma per un’applicazione draconiana di una norma si è esclusa una società che gode di un buon stato di salute economico-finanziario e che vanta crediti in Lega pari a 270mila euro, oltre a possedere un parco giocatori notevole per una neo promossa in Serie C.
L’ordinamento sportivo può esser stringente, come in questo caso, ma va armonizzato con la normativa statale.
Resta il fatto che in una Lega abituata a società con moli debitorie assai pesanti, è stata esclusa una società con i conti in ordine per un cavillo burocratico. L’ennesimo atto discutibile di una Lega Pro che, per quanto riguarda la revisione dei conti, ha accumulato negli ultimi anni figure barbine e autentici paradossi. Spetterà ora ai magistrati stabilire chi ha ragione, ma da “addetti alla materia” permetteteci di dire una cosa: a noi che siamo sempre stati critici verso le normative applicate dalla Serie C, e anche sulla gestione opaca di determinate società, il fatto che una società sana come il Campobasso venga cancellata in questo modo appare una nota a dir poco stonata. A maggior ragione in uno spartito che stecca puntualmente, mentre tutti fanno finta di non sentire.
Edit: Nelle ultime ore il TAR del Lazio ha concesso la sospensiva al Campobasso e al Teramo rinviando la discussione al 2 agosto. Segno che qualche margine, come da noi evidenziato, c’è. La speranza è che il calcio professionistico non venga cancellato in Molise, e che il tribunale amministrativa faccia chiarezza sull’applicazioni di tali regole: questa volta, forse troppo stringenti.