L'amore dei tifosi dell'Andria non conosce retrocessione.
Per l’ultima partita del campionato di Serie C erano partiti da Andria circa 800 tifosi alla volta di Latina (distante quasi 450 chilometri) per sostenere la Fidelis sul campo dei pontini. Un esodo con cifre da categorie ben superiori di quelle che si possono trovare solitamente in terza serie. L’Andria si recava sul campo laziale da penultima in classifica alla ricerca del raggiungimento dei play-out per la permanenza in C. La trasferta era stata preceduta da una febbre pre-partita che si era creata in città durante la settimana, culmine di due mesi di puro amore: il 4 marzo l’Andria si trovava a 5 punti di distanza dalla soglia minima per gli spareggi salvezza, ma con una rincorsa affannosa i biancazzurri avevano conquistato 12 punti in 7 partite, mettendosi a +3 sulla Viterbese ultima e arrivando all’ultima partita col destino tra le proprie mani.
Se questo è stato possibile è stato anche e soprattutto grazie ad un pubblico di alto spessore, che aveva spinto la squadra sia numericamente che come ritmo, sia in casa che in trasferta: poco meno di 3000 in casa contro la Turris, 250 sul campo di Castellammare di Stabia, poco meno di 4000 in casa contro l’Avellino, solo per citare le ultime sfide. Tra slogan, partecipazione di vecchie glorie sia in video che sul campo (tra tutti, da segnalare il saluto di Papadopulo e la presenza di Petrachi al “Degli Ulivi” contro l’Avellino) e tanta passione, l’Andria si approcciava all’ultima sfida della stagione regolare al meglio.
Durante la partita del “Francioni” di Latina il supporto dei tifosi è stato incessante e coloratissimo: tra sciarpe, bandiera e vessilli vari, gli andriesi, accompagnati dai gemellati barlettani, hanno sostenuto la loro squadra facendosi valere anche da ospiti. Passati in vantaggio dopo 7 minuti, i ragazzi di Cudini si sono fatti riagganciare dopo altrettanti minuti. Tutto sotto controllo fino all’ora di gioco, quando con il gol di Carissoni è arrivata la doccia gelata: le contemporanee vittorie di Viterbese e Monterosi hanno condannato la Fidelis all’ultima posizione in classifica e alla conseguente retrocessione in Serie D.
La condanna al dilettantismo arriva dopo due anni di calvario, in cui l’Andria ha stazionato costantemente nei bassifondi della classifica, accumulando allenatori, direttori sportivi e dirigenti a vario titolo come figurine. Se nel comparto societario regnava la confusione, i sostenitori federiciani (chiamati così perché eredi della tradizione storica di Federico II di Svevia, che qui fece costruire il meraviglioso Castel del Monte) sono stati sempre decisi e vivissimi nel loro tifo, regalando momenti di grande spettacolo sugli spalti e gran maturità lontano di essi, sostenendo sempre con quel pizzico di goliardia che non guasta mai.
Tifoseria particolarmente impegnata nel sociale, in prima fila quando si tratta di sostenere associazioni di volontariato e aiutare sul campo in prima persona, la tifoseria dell’Andria è una realtà che, nonostante le vicissitudini sul campo, non retrocede, rimanendo un gruppo storico e rilevante. Tramandando anche nel proprio nome il motto ereditato da una tradizione millenaria che nasce dall’Imperatore che fu stupor mundi: semper Fidelis.
FOTO DI COPERTINA: Vincenzo Fasanella