C'era una volta il Venezuela.
C’era una volta l’Italia in Venezuela. Ennesima rappresentazione di un patrimonio demografico, frutto di decenni di emigrazione di italiani in America Latina che ne hanno ridisegnato la composizione etnica e persino l’antropologia. In principio, il Venezuela a partire dagli anni Quaranta e Cinquanta dello scorso secolo si scopre potenza petrolifera. La repubblica latinoamericana, fondatrice del cartello Opec, vive anni di clamorosa crescita del proprio tenore di vita.
Ribattezzata, senza rischio di fraintendimenti, “Venezuela saudita”.
Ovviamente a prenderne atto è una nutrita popolazione di europei che, a caccia di facili guadagni e di un costo della vita più basso che nel Vecchio Continente, si trasferiscono in massa in Venezuela, creando una folta colonia dall’ostentato benessere. Con gli italiani in testa.
Nel 1948, tenendo fede alla propria passione d’oltreoceano, gli italiani del Venezuela fondano una propria rappresentanza calcistica a Caracas: il Deportivo Italia. Manifestazione plastica dell’ondata di europei giunti in cerca di fortuna in Venezuela. Assieme agli italiani, anche portoghesi, spagnoli galiziani e spagnoli delle Canarie fondano le proprie squadre.
Eppure il Deportivo Italia dimostra subito di essere di tutt’altra pasta.
Forse, anche in conseguenza dell’enorme popolarità riscossa a Caracas e nel resto del Venezuela, laddove gli italiani divengono presto la più nutrita minoranza europea della repubblica caraibica (oltre duecentomila nel 1971), il Deportivo è già negli anni Sessanta la squadra più forte del campionato venezuelano.