L'intervista concessa all’Équipe dall'artista francese è una boccata d'ossigeno.
Riprendiamo dalla newsletter dello Slalom a cura di A. Carotenuto un estratto dell’intervista che L’Équipe ha realizzato con Jean-Michel Jarre sul ruolo dello sport nel suo lavoro. Nell’intervista il musicista francese parla di tante cose, come accade sempre quando un artista entra in rotta di collisione con il gioco: a noi interessa la parte in cui Jarre critica aspramente il boicottaggio di Qatar 2022.
Tra un mese inizierà la Coppa del Mondo FIFA in Qatar. Lei si è sempre opposto a qualsiasi forma di boicottaggio. Cosa pensa di quello che attualmente sta prendendo forma?
«Mia madre ha fatto la Resistenza. Mi ha insegnato a non confondere un’ideologia con un popolo, a non confondere i nazisti con i tedeschi. Per questo sono contrario a qualsiasi forma di boicottaggio e penso che domani dovremmo tenere dei concerti in Iran o in Corea del Nord. Lì, le persone non hanno accesso alle stesse libertà che esistono altrove, non possiamo privarle anche della cultura. Ora, il Qatar è in una situazione abbastanza particolare. Ci sono circa 400.000 qatarioti nel paese, l’80% della popolazione che vive lì è straniera, e i qatarioti sembrano abbastanza vicini al governo che li guida. Non ci sono milioni di persone sottoposte a una dittatura».
Se lei fosse stato invitato a tenere un concerto in uno stadio climatizzato a margine dei Mondiali, avrebbe accettato?
«La Francia ha un rapporto faustiano con il Qatar, con molti scambi, soprattutto politici. Non si può criticare un Paese e poi prenderne i soldi, e le risorse. Oggi non esistono le condizioni soddisfacenti per me, per tenere un concerto in un posto del genere. Ho già visto a partite di calcio lì o negli Emirati, sono rimasto sconvolto nel vedere lo stadio illuminato in pieno giorno, con condizionatori ovunque».
Quindi lei boicotterebbe questa Coppa del Mondo?
«No, sono contrario a questo boicottaggio dell’ultima ora. Seguirò in televisione le partite della Francia. È un peccato che la competizione si svolga lì, ma non è colpa dei calciatori. Possiamo celebrare la Coppa del Mondo anche senza celebrare il Qatar attraverso il calcio. Dobbiamo rimanere lucidi, ma il fatto che i comuni non installino un maxischermo per trasmettere le partite, mi sembra abbastanza ridicolo. È noto da tempo come sono stati costruiti gli stadi e che non sono ecologici, per usare un eufemismo. C’è un problema di base che avrebbe dovuto essere risolto molto tempo prima».
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intervista a cura di Pierre-Étienne Minonzio