Storia, filosofia e letteratura del 'Gioco infinito'.
I calciatori si ritirano quando non hanno più voglia di sacrificarsi perché si sono esaurite le forze, spesso mentali prima che fisiche; a volte si ritirano perché un infortunio a un legamento o una serie di lesioni rendono loro impossibile reggere il ritmo del professionismo. Valdano si ritira per essere stato colpito da un’epatite, e già da lì inizia la sua differenza. Lo stesso Valdano ha raccontato di essersi invaghito della letteratura proprio durante quei mesi in cui, di nascosto dalla stampa, si curava dopo le partite. D’altronde la lettura l’aveva già scoperta nei lunghi ritiri dove ancora non dominavano le PlayStation, né si palesavano quelle enormi e pacchiane cuffie, accessori indispensabili del calciatore contemporaneo; è però in quei mesi di sofferenza che trova definitivamente rifugio nei libri diventando così un lettore appassionato: non per smania di istruzione ma per il puro piacere di evasione e arricchimento.
Quel piacere traspare in ogni parola che Valdano da anni dedica al suo sport, negli articoli scritti per El Pais, nelle opinioni da commentatore in tv oppure negli interventi radiofonici.
Di ex calciatori opinionisti ce ne sono molti, ognuno con le sue qualità e i suoi difetti: si va dai fanatici della tattica a quelli che puntano molto, pure troppo, sui luoghi comuni derivati dalla loro esperienza pedatoria. Valdano, da buon pragmatico, fonde i due aspetti: non separa mai la riflessione tattica dall’analisi della tecnica, conosce profondamente la psicologia del calciatore e sa esplorare gli aspetti quasi mitici del gioco. Una delle sue espressioni preferite è “miedo escenico”, la paura quasi ipnotica che provocano palcoscenici come il Bernabeu, il Meazza o l’Old Trafford. Stima allo stesso modo Zidane e Guardiola e, pur essendo decisamente un “uomo Real” per traiettoria professionale, apprezza lo stile Barcellona. Il suo equilibrio e la sua autorità, d’altronde, disinnescano qualsiasi sospetto di partigianeria.