La depressione è una cosa seria.
Sono bastate due assenze contro il Venezia e l’Inter per spingere le illustri penne della nostra meravigliosa penisola a rispolverare il tema della depressione. L’imputato è Josip Ilicic, e la sua è una colpa non espiabile. Un po’ come Edmond Dantès nel Conte di Montecristo di Dumas, Ilicic sta vivendo un dramma a fari spenti, probabilmente conscio del fatto che «a tutti i mali ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio». E non, come suggerisce Repubblica, «il contratto in scadenza nel 2023».
Prendiamo nota e titoliamo: in morte del giornalismo sportivo, per amore dello stesso. Niente di nuovo sotto il sole, direbbe il Qoèlet. Per una società che “protegge” i propri figli dal contatto diretto con la morte di un proprio caro, ce n’è un’altra (la stessa, ma mascherata) che vive il ricordo di quegli stessi defunti con un post sui social – rapido e indolore. Vedete, il caso di Josip Ilicic ci tocca da vicino proprio perché il ragazzo – con la famiglia e la società bergamasca – ha preferito tacere sulla questione fin dall’inizio (fine 2020). Se ci pensate bene, è un atteggiamento rivoluzionario.
Ecco perché, come abbiamo cercato di mostrare in passato, i casi della Osaka – tanto più donna immagine quanto meno tennista di successo – e di Simone Biles (non a caso eletta atleta dell’anno per il TIME) anziché fondare il dibattito sul problema della depressione ne danno un’immagine ribaltata e distorta. In attesa di notizie ufficiali da parte del club, del ragazzo o della famiglia, su Josip Ilicic bisognerebbe semplicemente tacere. Accade invece l’esatto contrario: i post social impazzano, inseguono la notizia alla ricerca della viralità perduta – formula volutamente paradossale, di questi tempi.
Jeff Bezos ha appena investito 3 miliardi di euro sulla ricerca dell’immortalità senza rendersi conto che i walking dead popolano le redazioni dei nostri più illustri giornali.
Ad accendere i fari sul male oscuro, un po’ un ossimoro, il Corriere di Bergamo che ripercorre le tappe del malessere e le “cinque cose da sapere su un talento puro e fragile”. A cascata tutti gli altri, da chi titola “La depressione è tornata” a chi rilancia “Problemi di depressione per Ilicic. E ora potrebbe andar via”, per non parlare di chi punta su un macabro clickbait: “Ilicic è sparito ancora. Voci drammatiche da Bergamo”. La Rosea non ha ancora dedicato un post social né un articoletto in prima pagina allo sloveno. Prontissima sui problemi cardiocircolatori del povero Ounas, probabilmente ha esaurito in serata il bonus sulle brutte notizie. Tutto fa scoop, tutto è riciclabile. In un’ottica autenticamente green, il giornalismo sportivo italiano non butta proprio niente. Chissà cosa intendeva Michele Plastino invitandoci a «riempire i buchi neri» della narrazione sportiva attuale. La metafora, senz’altro vincente, è forse troppo buona: qui ci vorrebbe una rivoluzione copernicana.