Intervista al terzino e capitano del Frosinone.
Dall’ottimo avvio di campionato nella passata stagione, dove con la maglia del Frosinone sembrava destinato a rilanciare la sua carriera, alla “rinascita” in Serie B; nel mezzo l’amarissima retrocessione nell’ultima giornata con l’Udinese, e un altro infortunio che lo ha tenuto per molto tempo ancora lontano dal terreno di gioco. Riccardo Marchizza, terzino e capitano del Frosinone, si è raccontato su Rivista Contrasti.
Della passata stagione, sei uno dei pochi rimasti qui in Ciociaria, insieme a Cerofolini, Monterisi, Kvernadze, e Oyono. Che sensazione è stata vedere la delusione sui volti dei tifosi mentre alcuni tuoi compagni sceglievano di andare via?
L’estate è stata davvero difficile e complicata per tutti, perchè quando retrocedi significa che le cose non sono andate come da programma. Il Frosinone però è una società solida, fatta di persone serie, che ogni giorno mettono davvero tutto per ottenere il meglio, e credo che il momento del riscatto arriverà presto.
In due anni hai affrontato altrettanti infortuni, entrambi pesanti, che ti hanno tenuto a lungo lontano dal terreno di gioco, mentre i tuoi compagni avevano un estremo bisogno del tuo aiuto. Come hai vissuto questi periodi?
Gli infortuni per un calciatore non sono mai belli, in particolare quando si parla di operazioni. Non sono stato bene, anche a livello mentale, però ho sempre cercato di dimostrare la mia vicinanza ai compagni; quando ti ritrovi coinvolto in queste situazioni ne esci soltanto se riesci a trovare la forza per tornare più forte di prima.
Nelle ultime partite dopo aver abbandonato l’ultimo posto in classifica, avete riconquistato il sostegno dei tifosi: quanto incide per i calciatori avere il pubblico dalla propria parte, in particolare al Benito Stirpe?
Personalmente in due anni ho creato un rapporto molto bello con la tifoseria, che mi ha sempre dimostrato affetto anche nei momenti di difficoltà, ma non solo a me, anche a tutta la squadra. Ad esempio, nonostante la retrocessione dalla Serie A in estate abbiamo fatto uno dei migliori numeri per quanto riguarda gli abbonamenti. Per loro accettare una delusione simile è stato molto più complicato, eppure sono ancora qui a sostenerci.
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Vivarini, Greco e poi Bianco: tre allenatori in una stagione sono tanti, cos’è che non ha funzionato con i primi due, e cosa ha portato di diverso Paolo Bianco?
Ringrazio molto Vivarini e Greco, nel calcio spesso si tende a dare la colpa sempre all’allenatore, anche quando le responsabilità sono di tutti. Adesso stiamo lavorando con Bianco, i risultati sono dalla nostra parte e a fine stagione tireremo le somme della stagione.
Come va l’esperienza da Direttore Sportivo?
L’esame l’ho dovuto saltare, lo ripeterò a giugno, ma credo che giocherò un altro po’ di tempo. L’ho fatto per cercare di vedere cose del mio mondo con altri occhi. Quando sei per 30 anni dentro lo stesso ambiente è difficile uscirne all’improvviso.
Calcisticamente parlando invece, com’è il rapporto con tuo fratello?
Abbiamo condiviso molti momenti insieme, lui è lo zio che i miei figli adorano di più. Sotto il punto di vista calcistico c’è sempre stata un po’ di competizione tra noi due, lui ha un grande rispetto nei miei confronti. Non è facile essere etichettato come il fratello di.