Calcio
01 Febbraio 2024

Il Frosinone è una realtà sana del calcio italiano

Tradizione, sostenibilità, innovazione: per lottare contro i grandi.

«Se la salvezza non dovesse arrivare, non sarebbe un dramma, l’importante sarà non ripetere gli stessi errori del passato». È con questa dichiarazione del suo Presidente che si è aperta, in estate, la stagione 2023-2024 del Frosinone – la terza in Serie A della sua storia. Una stagione che con una rosa inadatta alla categoria, come fu definita da molti alla prima di campionato, ha portato finora in dote 23 punti in 22 giornate e il tredicesimo posto in Serie A. Ma soprattutto essere “tra i grandi”, per la terza volta in sette anni, è già di per sé una vittoria per un club del genere, e fa capire quanto il lavoro stia ripagando il club ciociaro con quella che – comunque vada a finire – sarà probabilmente la miglior stagione della sua storia.

Nei suoi due anni di massima categoria infatti il Frosinone ha raccolto due 19° posti: nel 2015/2016 (31 punti) e nel 2018/2019 (25 punti). Nel frattempo però ha costantemente lavorato per uno sviluppo sostenibile, mantenendosi e migliorandosi sempre e riuscendo ad evitare il rischio contraccolpo alla Benevento o Crotone (ora in Serie C). In tutto ciò ha raggiunto per la prima volta i quarti di Coppa Italia, sconfitto poi nettamente dalla Juventus. Ma cosa c’è dietro un club che nei vari anni è riuscito a sopravvivere alle retrocessioni affrontate, e anzi a stabilizzarsi stagione dopo stagione?


Dal fallimento sfiorato alla gloria


In un campionato dominato sempre più dagli investitori, spesso stranieri, il Frosinone non solo tiene viva una tradizione che sta scomparendo – quella del Presidente-tifoso, imprenditore locale e radicato al territorio – ma punta a fare della stabilità economica il suo punto di forza. Il Frosinone di Maurizio Stirpe disputa ormai da anni ottimi campionati di Serie B, con sporadiche apparizioni nella massima serie, eppure ha un progetto di crescita che va al di là dei risultati (e che anzi alcuni risultati hanno solo, inaspettatamente, accelerato). E questo segna una grande differenza con tanti club di B con risorse economiche superiori, ma con una strategia di crescita nel medio-lungo periodo non altrettanto chiara.



La vera “sliding door” dei canarini si apre il 28 ottobre 2020, quando viene scelto come Direttore Sportivo Guido Angelozzi, chiamato a sostituire l’uscente Ernesto Salvini. Il suo arrivo non è del tutto casuale: già in passato Stirpe lo avrebbe voluto nel suo staff, per la precisione nella stagione 2004-2005, ma all’epoca di mezzo c’era un contratto con il Perugia di Luciano Gaucci, un personaggio non proprio semplice con cui trattare. Angelozzi comunque nel 2020 eredita una rosa piena di contratti molto onerosi per le casse del club che, come dichiarato – in maniera un po’ velata – dallo stesso Presidente in una recente intervista, stavano per portare a un possibile fallimento.

L’ex dirigente di Sassuolo e Spezia prende in mano la situazione, effettuando “cessioni pesanti” come quella della bandiera Federico Dionisi e di altri calciatori dagli ingaggi importanti. Dopo la retrocessione dalla massima serie nella stagione 2018-2019, infatti, la società si era ritrovata a dover fare i conti con calciatori che non erano riusciti a garantire la salvezza, e che rappresentavano un problema per un club retrocesso. Gli “errori da non ripetere” di cui parlava il Presidente Stirpe hanno nomi e cognomi: Joel Campbell (1,5mln a stagione), Sportiello (1,1mln), Goldaniga (1 mln) e Ariaudo (1,2 mln), solo per citarne alcuni. Ma ancor prima è l’idea di dover gareggiare con le altre squadre di A sul loro stesso terreno. 

Invertendo la tendenza però, e investendo sui giovani, i giallazzurri nel giro di tre anni hanno rivoluzionato la rosa e dopo una stagione di assestamento (un decimo posto in B nel 2020-2021) hanno iniziato a raccogliere i frutti di un progetto tanto rischioso (sul campo) quanto sostenibile economicamente. Un progetto che sotto la guida di Fabio Grosso ha riportato il prestigio della Serie A in una città che conta 43 mila abitanti e 16 mila, ogni domenica, allo stadio. Con il settimo monte ingaggi del campionato, nella passata stagione il Frosinone ha letteralmente dominato il torneo: 63 gol segnati, 26 subiti (miglior attacco e miglior difesa) e 24 vittorie su 38. 

«Non dobbiamo pensare di rincorrere chi è più strutturato di noi, usando gli stessi mezzi nonostante una evidente disparità di risorse a disposizione. Le energie economiche che molti club mettono in campo non sono equiparabili. Rischieremmo di compromettere i risultati ottenuti, disperdendo gli straordinari sforzi sopportati».

Maurizio Stirpe al Corriere dello Sport a luglio

Giovani, dicevamo, che dal Frosinone sono stati valorizzati. Nel recente passato ci sono due nomi, in particolare, che Angelozzi è andato a pescare dove nessuno avrebbe mai immaginato. Il primo è Federico Gatti, prelevato per 150 mila euro dalla Pro Patria in C e rivenduto alla Juventus dopo una stagione da protagonista in Serie B: operazione che ha fatto registrare a bilancio una plusvalenza di 7 milioni di euro. Il secondo è invece Daniel Boloca, più volte visionato dagli scout di Angelozzi e arrivato a Frosinone, nel novembre 2020, dopo essere stato svincolato dal Fossano, club di Serie D. Un mese dopo, aveva già ricevuto in consegna le chiavi del centrocampo. 

In estate a bussare alla porta è stato quindi il Sassuolo di Dionisi, che con 10 milioni e i cartellini di Harroui e Marchizza lo ha portato in neroverde. «Quando sarai senza squadra, non preoccuparti che verrò a prenderti io», rivelò di avergli confidato Angelozzi nella conferenza stampa di presentazione, in occasione del suo arrivo a Frosinone. Ma al contrario di quello che è diventato lo stereotipo del campionato cadetto, i giallazzurri stanno continuando a valorizzare i giovani anche in Serie A: in Ciociaria sta infatti crescendo la nuova “golden age” della Juventus, targata Kaio Jorge-Soulè-Barrenechea. 


Il DS del Frosinone è rimasto folgorato dalle loro qualità durante un’amichevole tra la Juventus e la squadra U23 – in cui tra le altre cose, Kaio Jorge realizzò una tripletta, tornando in campo dopo un lunghissimo infortunio di circa 400 giorni – e ha deciso di “riportarli” con sé. Ma non solo i talenti della Juventus: uno degli ultimi colpi della campagna estiva è stato l’arrivo, in prestito, di Reinier, proveniente dal Real Madrid. I blancos erano alla ricerca di un posto dove poter far crescere il suo talento in tranquillità; il Frosinone invece di un centrocampista in grado di poter garantire giocate di qualità al nuovo tecnico, Eusebio Di Francesco. Un accostamento di nomi davvero impensabile per i tifosi, che soltanto nel 2014 sostenevano la propria squadra nel campionato di Serie C.

Certo, può obiettare qualcuno, si tratta di una squadra costruita su molti prestiti, su calciatori giovani valorizzati e poi ‘restituiti’.

Ma tralasciando il fatto che di prestiti ne stanno abusando molti club di Serie A, anche questa è una fase dello sviluppo e della crescita del Frosinone, che non si può liquidare sbrigativamente come fosse una succursale di altri club, Juventus in particolare. Angelozzi ha infatti costruito una squadra lungimirante in sinergia con Eusebio Di Francesco, successore di Fabio Grosso (che per motivi mai del tutto chiariti ha deciso di non rinnovare il suo contratto) e allenatore in cerca di riscatto, ennesima scommessa del duo Stirpe-Angelozzi – con Di Francesco il ds aveva anche fatto le fortune del Sassuolo.

Il Frosinone ha così prelevato in estate Monterisi dal Lecce per 125 mila euro (ora il suo cartellino vale 3mln) e Arjion Ibrahimovic dal Bayern Monaco a parametro zero – il tedesco sarà riscattato per una cifra che si aggira attorno ai 3 milioni di euro, con il club bavarese che manterrà un diritto di controriscatto che dovrebbe essere fissato a 11. Nelle rotazioni dei titolari ci sono poi il terzino destro Oyono, osservato da molti club di Serie A fin dalla passata stagione, che si è fatto notare come uno dei migliori nel ruolo in Serie B; Giuseppe Caso, fantasista al centro di alcuni rumour di calciomercato, e Harroui, che in avvio di stagione, prima di infortunarsi per ben tre mesi, aveva segnato a Napoli e Atalanta. 

Rispetto alla squadra della passata stagione è stato stravolto quasi tutto (Turati, Caso, Mazzitelli e Oyono gli unici “sopravvissuti”), ma non la spina dorsale: il capitano Luca Mazzitelli, dopo il prestito dal Monza nella scorsa stagione, è stato riscattato a titolo definitivo. Attenzione poi al brasiliano Mateus Lusuardi, difensore centrale classe 2004: arrivato dal Criciùma U20, è stato gettato nella mischia in occasione della vittoria per 0-4 contro il Napoli, e alla sua prima partita tra i professionisti ha sfoderato una grande prestazione. Con un po’ di ‘fortuna’, potrebbe diventare l’ennesima perla scoperta da Angelozzi.


Frosinone è identità, tradizione e innovazione


Le idee messe in pratica dal trio Stirpe-Angelozzi-Di Francesco sono la dimostrazione che fare un buon calcio, ma senza accumulare bilanci in rosso, non solo è possibile, è anche ‘vincente’. Frosinone però non è solo innovazione, ma anche tradizione: tutti gli sponsor presenti sulle maglie da gioco, a partire da quest’anno, appartengono al territorio ciociaro. In estate, durante l’evento che ha presentato alla stampa le nuove divise, è stato lo stesso Stirpe a soffermarsi su questo particolare:

«La vittoria del campionato di B ha attirato su di noi molte attenzioni e sponsor. Ci siamo però voluti legare con le migliori realtà del territorio, perchè possano essere valorizzate dal nostro brand».

Ed ecco che sulle divise dell’attuale stagione sono arrivati “Iper Dem”, una catena di supermercati che ha investito molto sul territorio ciociaro, sul retro delle maglie; “Acqua Fiuggi” come sponsor principale e “Orsolini” sulle maniche. E proprio il territorio, nel 2018 ha dato una grossa mano alla società per ultimare la costruzione dello stadio di proprietà. Il Benito Stirpe e le sue opere complementari, infatti, sono state realizzate anche grazie ai 1,5 milioni di euro incassati dal “Frosinone Bond”, una vera e propria campagna crowdfunding.



Gli investitori che all’epoca scelsero di investire sul club di Maurizio Stirpe si sono ritrovati un profitto dell’8% con i Bond chiusi a marzo 2023; il Frosinone, invece, un vero e proprio gioiello che pochissime altre società italiane possono vantare. Avere uno stadio di proprietà permette infatti di massimizzare i profitti derivati dal botteghino, e di gestire anche tutto l’indotto e i servizi che uno stadio garantisce. L’investimento però non si è limitato soltanto al Benito Stirpe: il Presidente ha infatti in mente di ricostruire ex novo un centro sportivo nel cuore di Frosinone, rendendo la squadra ancora più legata al territorio.

Come andrà a finire la stagione è difficile da pronosticare: dopo un’ottima partenza, la squadra ha inanellato una serie di sconfitte consecutive che hanno fatto precipitare la situazione di classifica. Sull’argomento Stirpe si è già espresso in estate, subito dopo l’arrivo di Eusebio Di Francesco – che in molti davano per esonerato ancor prima del classico panettone: «salvarci per noi sarebbe come vincere la Champions League». Quel che è certo è che, comunque vada, questa rimarrà una stagione storica per il Frosinone. E quasi certamente, che i tifosi facciano pure gli scongiuri del caso, la migliore nella storia del club ciociaro.


Immagine di copertina via Frosinone Calcio / X


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