Secondo Mario Draghi “il Bitcoin non è una moneta”. Ma per Gian Luca Comandini, sorta di guru del settore (almeno in Italia, dove ha anche sperimentato le criptovalute nel calcio con la sua squadra di 2a categoria laziale il Vesta), il commento di Draghi è sintomo di un “problema anagrafico. Oltre una certa età, chi ha lavorato nella finanza per tutta la vita non riesce ad accettare i Bitcoin. Ma sono convinto che prima o poi farà un passo indietro e si ricrederà, o lui o chi verrà dopo di lui”.
I numeri, ahinoi, parlano per Comandini (giusto quelli). I Bitcoin oggi sono così popolari che, secondo una statistica della BCE, circa il 18% degliitaliani dichiara di possederne, anche se solo l’8% afferma di sapere effettivamente che cosa siano e come funzionino.
Questo boom in termini di popolarità non solo li ha portati ad essere accettati in molte parti del mondo come mezzo di pagamento ma ha anche generato dei “cloni” alternativi, dando vita al mercato delle criptovalute. Da qui si è sviluppato un altro fenomeno, diventato presto di moda: quello del trading online. Un’accoppiata inarrestabile, considerato che gli investimenti nelle criptovalute stanno crescendo giorno dopo giorno arrivando un po’ ovunque. Anche nel mondo del calcio.
Finanza e pallone
Le criptovalute sono andate a riempire il vuoto (economico) lasciato dalle agenzie di scommesse in seguito all’entrata in vigore del c.d. Decreto Dignità, che proibiva – tra le altre cose – che i club di calcio fossero da quelle sponsorizzate. Nelle criptovalute, dunque, i club hanno trovato un nuovo canale di finanziamento, una vera e propria manna dal cielo visti i disastrosi bilanci ulteriormente indeboliti dalla pandemia. Il tutto con l’illusione di coinvolgere i tifosi nei processi decisionali del club.
Paradossalmente fu proprio Mario Draghi (nel 1998), con il Decreto che ne ha preso il nome, a consentire alle società di calcio italiane appartenenti al circuito professionistico di essere quotate in borsa. Un fenomeno questo non distante dalle dinamiche che caratterizzano il coinvolgimento dei tifosi sui conti del club.Come accadde per il mercato in borsa,i club oggi stanno trovando nelle criptovalute un nuovo canale di finanziamento.
Cercando di semplificare il più possibile, il processo è questo: tramite apposite piattaforme (come ad esempio Binance, l’attuale main sponsor della Lazio), i tifosi possono acquistare i cosiddetti “fan token”, nient’altro che valute digitali, usate sia come “bonus” – diritti di voto (su scelte di vario tipo: cambio maglia, sponsor sulla stessa, logo, etc.) sconti sui biglietti e altre piccole appendici – che come moneta di valore, o asset di scambio per generare entrate e aumentare il valore del token stesso. Per i club si tratta di un’occasione talmente ghiotta che il Paris Saint-Germain, club francese membro di Socios, è riuscito a utilizzare la moneta virtuale come forma di pagamento nell’affare legato a Lionel Messi.
Sono già diversi i club che hanno spinto i propri tifosi a investire nei “tokens” per il bene del proprio club. «I Fan Token di Binance sono un modo entusiasmante per i fan di interagire in modo più significativo con le loro squadre preferite e offrono opportunità ai club di abbracciare davvero i loro fan», si legge nel comunicato ufficiale pubblicato dalla Lazio. Oppure: «Acquista un Fan Token $Inter, fai sentire la tua voce, aiutando il mister a prendere la decisione giusta, ottieni riconoscimenti e diventa più di un semplice tifoso», leggiamo sul sito ufficiale dell’Inter.
Con un pugno di Token in mano
Il tifoso quindi, oltre ad andare allo stadio, investe sulla propria squadra del cuore e vede il suo conto corrente lievitare grazie alla sua passione? Assolutamente no, e a scoprirlo a proprie spese è stato chi ha investito e comprato i Token di IQONIQ, società di criptovalute che in Serie A vantava un accordo con la Roma. Accordo che la società giallorossa ha deciso di rescindere per via della liquidazione della piattaforma: l’amministratore delegato della società ha infatti ammesso pubblicamente che i milioni di Token IQONIQ acquistati dai tifosi, al momento, non valgono più nulla. E cosi, i tifosi si sono ritrovati con un pugno – ovviamente virtuale – di byte in mano, mentre le società recriminano pagamenti che avrebbero dovuto portare aria fresca nei bilanci.
Nel frattempo però i fan token sono sbarcati anche in nazionale. Questo il post nel quale veniva annunciato lo scorso 5 marzo: “pronti per il Fan Token degli #Azzurri? Scopri di più sui vantaggi riservati ai tifosi in possesso $ITA e sul mondo di http://Socios.com ?”.
Come la Real Sociedad, che ha dichiarato di dover ricevere 820.000 euro da IQONIQ, o il Crystal Palace, che ha avviato provvedimenti legali per pagamenti mai ricevuti; stessa sorte toccata anche a Valencia e Monaco. Eppure, nonostante queste esperienze negative abbiano già sollevato molti dubbi, i Fan Token rimangono per le società un affare molto vantaggioso, poiché permettono ai clubdi ricevere finanziamenti senza interessi, allargare la base proprietaria o cedere potere decisionale per quanto riguarda temi e strategie aziendali.
Sfruttando ovviamente non investitori specializzati, ma singoli tifosi privi di competenze finanziarie, facendo leva semplicemente sulla passione. Andrebbe poi aggiunto che nel nostro paese, in termini di regolarizzazioni, non siamo poi molto avanti: Binance, che ha stretto una partnership con la Lazio, pubblicizza – e fa pubblicizzare sui social della squadra laziale – i suoi Token legati a Immobile e compagni e interagisce, sempre virtualmente, con i suoi tifosi, ma secondo la Consob non può operare in Italia.
Questa “rivoluzione” è appena cominciata, ma rischia di compromettere in maniera definitiva ciò che è rimasto – ben poco – del “nostro” calcio. Tralasciando la deprecabile retorica che fa da contorno al fenomeno (Socios definisce gli acquirenti dei token “more than a fan”), a spaventarci è il destino: a) dei tifosi stessi; b) dei club di calcio, talmente disperati da affidarsi all’aria fritta pur di racimolare qualcosa.
Secondo Alexandre Dreyfus, fondatore di Socios.com, grazie ai Token i tifosi potranno contribuire ad accrescere il valore del club e soprattutto “incidere su aspetti che sanno eccitarli”: il colore della terza maglia, la musica prepartita o la formazione da schierare in un’amichevole estiva. Insomma, grazie a questa novità che sembra essere piovuta dal cielo, le società hanno trovato un modo semplice e veloce per rimpinguare i conti in rosso, e i tifosi la possibilità di diventare “supporters esclusivi” dei propri club. Uno specchietto per le allodole perfetto con cui attirare sempre più gente a investire i propri risparmi in nome della passione, senza nessuna garanzia (chiedere ad IQONIQ, a rischio liquidazione) e con la possibilità di perdere soldi – quelli reali, non virtuali – dall’oggi al domani. Che sarà mai, di fronte alla possibilità di scegliere quale canzone accompagnerà il riscaldamento prepartita della vostra squadra del cuore?