Non se ne sono mai andati, dalla Curva Nord, i Boys e i Viking. Nel frattempo, quel frattempo impugnato dal cosiddetto “direttivo” della curva nerazzurra sulla quale si è abbattuta l’ordinanza del tribunale di Milano, gli antichi tifosi del Biscione hanno atteso. Hanno, meglio, custodito una tradizione, dei costumi, un modo di tifare che pur nelle sue evoluzioni rimanda ancora e sempre alle origini dell’universo Ultras (nome di un altro storico gruppo della Nord che tornerà a guidarla), quando l’unico tribunale foriero di giudizio era la strada, la mentalità, lo stile di tifo.
Il ritorno ex cathedra, quindi a capo della Nord, dei succitati gruppi, è stato giustamente descritto da Giorgio Specchia su Gazzetta come conseguenza naturale per «chi continua a credere in quel mondo [ultras]. Sono i ragazzi che formano la gran parte della Curva Nord interista, al 99% frequentata da tifosi veri, studenti e lavoratori».
Nello stesso articolo si legge che «il materiale con il logo della curva andrà presto venduto per pagare i fornitori. Non sventolerà più nessun vessillo Curva Nord: CN69 è tristemente decaduta a sigla da associazione a delinquere. […] Da ora in poi i biglietti si compreranno singolarmente e personalmente. E dal 27 ottobre, da Inter-Juve, si esporrà un solo striscione “Dal 1969 uniti, fieri, mai domi”. La parola chiave è: trasparenza».
Dal 1969: di chi si parla? Naturalmente dei Boys San, il più antico gruppo emerso dal sostrato della tifoseria nerazzurra, nonché uno dei più antichi d’Italia. Il nome ‘Boys’ si deve al nome del ragazzino protagonista di alcune avventure su fumetto, riportate sulla rivista ufficiale dell’Inter dell’epoca.
