L’inizio dei tornei, dei campionati, delle coppe è il momento in cui tutto può ancora succedere, per tutti. Ogni squadra è ancora in corsa, si è data degli obiettivi e può sognare di fare il colpaccio. Le squadre favorite – perché ricche, blasonate, ambiziose – sono sempre un numero ristretto, ma il calcio è un gioco strano e negli anni ha regalato alcune imprese sportive così inattese e romantiche da renderle vere e proprie favole. In tempi più recenti lo scudetto del Leicester, meno di recente la conquista della Serie B del Castel di Sangro; ma la favola calcistica moderna per eccellenza la scrisse la squadra di Calais nel 2000, e fu talmente straordinaria che non ebbe bisogno della vittoria finale per rimanere indelebile sulla pagina della storia.
Prima della finale col Nantes
Il Calais Racing Union Football Club già all’epoca dei fatti era soltanto una squadra di dilettanti con sede nella città dell’Alta Francia. La casacca giallorossa, nella stagione 1999-2000, era indossata da magazzinieri (come la punta Mickael Gerard), pescatori, maestri di scuola, scaffalisti; operai e impiegati del paese che per passione la sera si trovavano ad allenarsi e a fare qualche partita nel weekend. La Coppa di Francia, a differenza di altre coppe nazionali, è aperta a tutte le squadra professionistiche e dilettantesche che desiderino iscriversi; queste ultime vi partecipano in massa, con la speranza di superare i lunghi turni eliminatori e potere fare una passerella in qualche bello stadio contro dei veri professionisti.
Con questo spirito, anche il Calais prese parte alle eliminatorie. Iniziò battendo agevolmente il Campagne-les-Hesnid per 10-0 (ma si trattava di una squadra di categoria nettamente inferiore) e poi il Saint-Nicolas-Des-Arras per 3-1. I successivi due avversari erano più impegnativi, ma il Calais tirò fuori la sua grinta e si impose per 2-1 contro il Marly les Valenciennes e per 1-0 contro il Bethun. Furono due vittorie sofferte, perciò nell’ultima partita delle eliminatorie – contro il Dunkerque – la squadra arrivò accompagnata da un velo di scetticismo da parte della stampa locale. Il Calais che scese in campo, tuttavia, sembrò trasformato, quasi irriconoscibile: chiuse la partita con un dominato 4-0, e mise la prima vera mattonella della sua grande impresa.
Era arrivato il momento dei trentaduesimi di finale, dove entravano in gioco le squadre professioniste. Al Calais tocca il Lille; questa squadra militava all’epoca in Ligue 2, la Serie B francese, ma vantava due scudetti nella sua lunga storia e si era attrezzata per poter tornare nella massima serie già in quella stagione. Il primo tempo si chiude per 1-0, dopo essere stato dominato dal Lille come previsto; nel secondo tempo però la squadra di casa sottovaluta l’avversario e il suo entusiasmo, si scopre troppo e subisce il gol del pareggio: 1-1. Il Calais si chiude in difesa, e il Lille non riesce a infrangere il muro prima della fine dei supplementari. I calci di rigore si susseguirono fino al 5-5; al sesto rigore, il Lille sbaglia, mentre il Calais gonfia la rete, mandando la “cenerentola” della situazione ai sedicesimi.
Nel turno successivo il Calais pesca il Langon-Castet, ampiamente alla sua portata, e lo elimina con un sonoro 3-0. I cittadini di Calais cominciano ad entusiasmarsi e a riempire lo stadio, chiedendosi dove potrà arrivare quella squadretta. Intanto, sono arrivati gli ottavi di finale. Il piccolo Stade Julien Denis non basta più per contenere l’entusiasmo, e il Calais è costretto ad andare a giocare allo stadio di Boulogne pur risultando la squadra di casa.
Durante la sfida col Bordeaux
L’avversario era il Cannes (anche lui militante nella Ligue 2), sulla carta tecnicamente e tatticamente inarrivabile. Eppure, gli ospiti si limitano a un tiro a partita appena iniziata, per poi subire il gioco del Calais per il resto della partita; l’entusiasmo mette le ali ai tacchetti dei giallorossi, ma non basta per segnare: i tempi regolamentari finiscono 0-0. Nei tempi supplementari arriva il gol del Cannes, liberatorio per gli ospiti: la panchina si riversa ad abbracciare il marcatore. Ma il Calais non molla, dopo la partita fu scritto: “eravamo talmente sicuri di noi che non abbiamo mai pensato di non farcela“. A due minuti dalla fine, succede il miracolo; sugli sviluppi di un calcio d’angolo il Calais pareggia. Ai calci di rigore, bastano due parate al Calais per approdare ai quarti di finale. La favola comincia a prendere corpo, e il pubblico francese ad appassionarsi a questa squadra di dilettanti che, con una corsa serale dopo l’orario di ufficio, mette paura ai professionisti.
Ai quarti, ecco lo Strasburgo di Chilavert. Occorre uno stadio più grande, perciò si gioca a Lens. Al temine dei novanta minuti, il tabellone segna 2-1 per il Calais. La piccola squadra arrivava così, in rimonta per giunta, alle semifinali contro i campioni di Francia: il Bordeaux di Dugarry. La migliore squadra della nazione contro la rappresentativa di un paesino di provincia, sembrerebbe un’amichevole precampionato.
Le Parisien celebra gli eroi del Calais
Il Calais viene messo in campo in maniera perfetta dall’allenatore Lozano. Gioca una partita equilibrata e ordinata. La freddezza, la motivazione e la disciplina del Calais hanno la meglio sull’atletica e la tecnica di gran lunga superiore dell’attacco dei Girondini. Si va così ai supplementari. Il Calais, contrariamente a ogni previsione, non crolla né fisicamente né mentalmente: al 100° Jandau, impiegato, butta in rete il gol dell’1-0. Il Bordeaux – trafitto e umiliato – assalta allora con tutte le sue forze e pareggia. Il Calais resta però lucido, non crolla nemmeno subendo la rimonta; fa prima 2-1, poi addirittura 3-1. L’emozione è troppa, mister Lozano ha un malore; il Presidente Jacques Chirac gli manda un telegramma per fargli gli auguri. Si entra nella storia.
Il 7 maggio 2000, davanti a 80.000 spettatori, la favola del Calais giunge al termine. Una di quelle favole senza lieto fine, da amaro in bocca. Il Calais va in vantaggio contro il Nantes, che pareggia e fissa infine il 2-1 solo grazie a un rigore regalato. Il Calais però la sua storia, indelebile, l’ha già scritta, e Landreau, portiere e capitano del Nantes, vuole alzare la coppa insieme a Becque, capitano del Calais che l’indomani tornerà a riporre cartoni dentro gli scaffali.