Papelitos
21 Luglio 2024

Quel pasticciaccio brutto di Dazn

Ennesimo capitolo: licenziamenti e aumenti dei prezzi.

Ancora una volta si torna a parlare di Dazn, e ovviamente non in maniera positiva. Quelli che avrebbero “dovuto rivoluzionare il servizio di streaming per gli eventi sportivi”, infatti, sembrerebbero proprio non combinarne una giusta. Negli ultimi giorni, oltre a un nuovo aumento dei prezzi (per seguire il prossimo campionato di Serie A serviranno almeno 35€ al mese per il piano “base”), sono stati annunciati ben 14 licenziamenti. Più di qualcuno è caduto dal pero, iniziandosi a chiedere se la piattaforma avesse qualche problema economico (oltre 100 licenziamenti sono previsti a livello globale): noi lo avevamo detto già tempo fa, davanti all’ennesimo (tre in un anno) aumento delle tariffe, per giunta a campionato in corso.

Qualcun altro, invece, si è domandato come facciano a garantire una copertura giornalistica degna di questo nome con 15 giornalisti in meno. Ecco, anche questa domanda qui ce l’eravamo posta mesi fa, quando raccontammo di come Dazn utilizzasse la “telecronaca da studio” per la maggior parte delle partite di Serie A (e non solo), affidandosi soltanto ai due inviati sul campo. Proprio in questo senso, fece abbastanza clamore quanto successo nel febbraio 2023 quando il telecronista, non essendo presente allo stadio bensì in “diretta” dallo studio, si perse il gol da centrocampo di Biraghi contro l’Hellas Verona, perché la regia stava mostrando un replay.

Il problema però è che, a quanto pare, quest’anno non ci saranno neanche gli inviati, visti i licenziamenti annunciati.

Nel comunicato diffuso dalla redazione di Dazn, infatti, viene spiegato che ben cinque partite di ogni turno di campionato non saranno coperte dai bordocampisti. Ecco spiegato il perché delle buonuscite offerte per risolvere i quindici contratti: sono diventati esuberi. Gli unici a non essersi posti queste domande (e chissà perché) sono quelli de La Gazzetta dello Sport, che nell’edizione di giovedì hanno dedicato ben due pagine nel presentare il nuovo palinsesto della piattaforma. Il problema? Si sono dimenticati di citare tutte le ‘criticità’, descrivendo la nuova stagione di Dazn come una vera e propria oasi felice.

Questo, ma in senso negativo (semicit.)

Lo sciopero


La notizia dei tagli non è passata di certo inosservata, tanto da suscitare l’attenzione della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti. In una nota congiunta insieme al sindacato, si sono chiesti “come sia possibile garantire e migliorare gli standard dell’offerta rinunciando alla metà dei dipendenti?”. D’altronde, nell’evento di Milano in cui è stato presentato il palinsesto della nuova stagione, è stato lo stesso CEO italiano di Dazn, Stefano Azzi, a parlare di grosse novità:

“sono previsti numerosi investimenti (e quindi soldi) per innovare il prodotto calcio, e provvederemo a un rinnovo dell’offerta editoriale, rafforzando il racconto”.

Il manager allude a una situazione economica rosea (come le pagine di un certo giornale e partner), ma nel mese di giugno la piattaforma ha chiesto alla Lega di Serie A di dilazionare uno dei “mini-versamenti” previsti dal contratto (si parla di qualche milione di euro), soldi che la Lega destina al fondo paracadute per le retrocesse in Serie B. D’altronde il bilancio relativo al 2022 è stato chiuso con un – 1,14 miliardi, mentre quello relativo al 2021 con un – 2,23 miliardi. L’amministratore delegato Shay Segev ha dichiarato che a fine anno, per la prima volta, l’azienda chiuderà l’anno fiscale in attivo, ma a quale costo? Per i suoi utenti, che hanno subito aumenti del 20%, e per i suoi lavoratori?

Insomma, se da una parte le dichiarazioni di facciata descrivono una situazione in netto miglioramento rispetto agli ultimi anni, dall’altra si susseguono sempre più segnali negativi e inquietanti, che dovrebbero far quantomeno riflettere. I diritti televisivi per i prossimi cinque anni, infatti, sono stati già assegnati, con i vari presidenti che riceveranno 700 milioni di euro a stagione. Ma chi ci racconterà la Serie A? E soprattutto, come ce la racconteranno? Inoltre, è davvero giusto accettare il fatto che i soldi dei tifosi dell’Inter, del Milan o della Juve valgano più di quelli del Parma o del Lecce?

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