Alla scoperta di un protagonista della Serie B '23/24.
Il calcio italiano è in crisi di bomber (ormai da anni) ma in Serie B c’è chi prova a rompere la regola, attirando a sé addirittura le attenzioni (mediatiche) di Luciano Spalletti. Stiamo parlando di Gennaro Tutino, attaccante del Cosenza; o meglio, l’eroe di Cosenza. Classe 1996, Tutino ha solo lambito la Serie A durante la sua carriera (6 presenze con il Verona nella stagione ’19/20), e spesso si è parlato più del suo carattere che delle sue qualità.
Nella città calabrese, però, è riuscito a stupire tutti, trovando la sua dimensione e diventando un vero e proprio riferimento calcistico e cittadino. Quest’anno ha contribuito pesantemente alla salvezza del Cosenza, centrata con tre giornate d’anticipo, e lo ha fatto caricandosi sulle spalle i compagni di squadra e realizzando 20 reti in 35 partite. Dati che lo hanno incoronato come l’attaccante italiano più prolifico tra Serie A e Serie B.
«Amo Cosenza e i suoi tifosi. C’è un legame forte tra città e tifo e anche chi vive fuori mantiene un legame viscerale con la squadra». Così Tutino ci parla del rapporto con la città calabrese, una scelta di cuore che lo ha portato a ricevere un’onorificenza da parte del sindaco e che infine ha condotto al suo riscatto da parte del club calabrese, esercitato il 14 giugno, seppure “senza interpellare me né il giocatore”, come denunciato dall’agente Giuffredi. In attesa di capire dove giocherà Tutino l’anno prossimo, ormai maturo per il salto definitivo, un viaggio nel cuore di un calciatore che ha trovato nella sua “seconda casa” l’energia e la determinazione per rinascere.
Ciao Gennaro, questo è stato l’anno della tua consacrazione. Con la maglia del Cosenza hai realizzato 20 reti, il tuo record tra i professionisti. Una salvezza che porta il tuo nome e prestazioni che hanno attirato anche l’interesse di Luciano Spalletti, che già ti conosceva bene. Tutto questo come ti fa sentire?
Sono davvero soddisfatto di questa stagione, il record di gol lo condivido con i miei compagni che mi hanno messo nelle condizioni di far bene e di poter sfruttare quello che la squadra ha costruito. Sono orgoglioso che mister Spalletti abbia parlato di me. È l’allenatore della Nazionale e il tecnico che ha riportato lo scudetto al Napoli. Da napoletano e tifoso del Napoli non potrei essere più orgoglioso.
Ma è vero che tua madre avrebbe voluto facessi il ballerino? E che per un periodo ti sei diviso tra il calcio e la danza?
Non era un desiderio di mia madre – sorride –, era una mia passione e dai sette ai dieci anni mi sono diviso tra calcio e danza, poi ho dovuto decidere e ha prevalso la passione più grande.
Sei nato a Napoli, cresciuto nella sua provincia e per anni hai giocato nelle giovanili del club. Quanto sei legato a questi luoghi? E per te cosa rappresenta quella città “troppo speciale” che è Napoli?
Sono legatissimo a Napoli e tifoso. Da un po’ di anni gioco fuori ma le mie radici sono quelle e saranno sempre quelle per me e la mia famiglia.
A proposito di luoghi, se dovessi parlare a qualcuno che non la conosce di Cosenza, come gliela descriveresti? Che città è e come ti ci trovi?
Cosenza è una città da conoscere, c’è tutto quello che serve, molti servizi, ottima per le famiglie che possono vivere tranquillamente e per gli studenti, infatti c’è una delle migliori università. Si sta benissimo, il mare e la montagna distano venti minuti. Solo chi non la conosce può avere pregiudizi.
Cosenza è famosa storicamente per il suo tifo, caldo e appassionato. Si percepisce questa spinta sul campo e in città?
Cosenza è una città che vive di calcio, con una tifoseria passionale e molto legata alla squadra. In casa e trasferta siamo spinti dal loro calore e dalla loro passione. Al Nord mi rendo conto che tanti cosentini sono lì, sono legatissimi alle proprie origini e ci sostengono insieme ai tanti che partono da Cosenza. Mi piace tanto questo aspetto.
Ormai dieci anni fa passavi in prestito dal Napoli al Vicenza, non riuscendo però ad esordire per un infortunio al crociato, confermi? In cosa è cambiato da allora Gennaro Tutino, come calciatore e come uomo?
Sembra ieri ma sono già trascorsi dieci anni, quella è stata un’esperienza sfortunata per me perché mi sono rotto il crociato ed è stato uno stop importante. Avevo 18 anni… a gennaio ho cambiato squadra. Gli infortuni però mi hanno fortificato, anche a Carrara è successo e tutto mi è servito per crescere e capire meglio questo mondo.
Venendo al calciatore, cosa non ha funzionato nelle esperienze passate? A volte si è parlato più del tuo carattere che delle tue prestazioni…
Ho vinto il Campionato con la Salernitana conquistando la promozione in Serie A, tre anni molto positivi a Cosenza, quattro volte in doppia cifra… e ho ancora 27 anni. In alcuni contesti anche altri giocatori non hanno reso al massimo, è una questione di annate, di ruoli, di condizione.
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Nureyev, il più grande ballerino russo di sempre, diceva che “il 10% è talento, il resto è costanza”. Oggi un calciatore, ancor più che in passato, deve essere un professionista a 360 gradi. Tu, ad esempio, come lavori sulla preparazione e tenuta mentale? E se dovessi dare percentuali, cosa diresti?
La penso come lui, forse nel calcio il talento vale almeno il 20/25%, il resto è preparazione mentale e fisica. Non ho un mental coach. Sono credente, leggo la Bibbia e trovo le risposte che cerco. Mi alleno tanto e sono sereno e consapevole delle mie qualità, oggi più che mai.
In Italia hai giocato in Serie A, Serie B, Serie C. Quali sono le principali differenze che hai notato tra i tre livelli del calcio italiano?
Tra serie C e B c’è un grosso divario tecnico, non tanto fisico. In A c’è divario tecnico e fisico, soprattutto se giochi con le grandi squadre che hanno giocatori forti e caratteristiche “naturali” superiori, di altissimo livello.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi e ambizioni nel calcio? C’è qualcosa che ancora non hai realizzato e che vorresti raggiungere nella tua carriera?
Mi manca l’affermazione in serie A dove ho avuto una piccola parentesi. È normale che vorrei confrontarmi con la massima serie, che è il sogno di tutti bambini che iniziano a giocare a calcio. Vorrei fare tutto il possibile nella mia carriera per non avere un giorno, guardandomi indietro, dei rimpianti.
Si ringrazia per la disponibilità e l’intercessione la Lega Serie B, con cui abbiamo concordato un format di interviste agli MVP del mese della Serie BKT
Grafica di copertina a cura di Felice D’Amore