Storie
02 Giugno 2017

Goodbye, my Grand Old Lady

Il mito di Goodison Park, a pochi mesi dalla sua fine.

La notizia è stata riportata già da diverse testate ed è ormai ufficiale: l’Everton Football Club traslocherà da Goodison Park, nel giro di un paio di stagioni. Infatti, sono stati soddisfatti i termini per l’approvazione del progetto del nuovo stadio da parte dell’amministrazione comunale e l’addio è ormai cosa certa. In particolare il divorzio dall’impianto, ribattezzato affettuosamente “Grand Old Lady” dagli Evertonians, porterà i Toffees ad allontanarsi dalle vicinanze di Stanley Park, che attualmente li separa dai cugini di Anfield Road. Così, la nuova casa sorgerà due miglia più ad ovest, sulle rive del Mersey River, nel Bramley Moore Dock, dove i gestori dell’omonimo pub si stanno già fregando le mani.

Una città divisa da due religioni. Così lontani, così vicini
Una città divisa in due popoli. Così lontani, così vicini

Nil satis nisi optimum”, ovvero “Nulla è sufficiente se non il meglio”, è il motto dell’EFC; chissà se proprio questo slogan non abbia corroborato la volontà di investire in un nuovo impianto, da parte del business man iraniano Fahrad Moshiri, azionista di maggioranza del club. Troppo pochi gli attuali 40.157 posti Irrinunciabili le opportunità di remunerazione offerte da una nuova arena? E’ necessaria una sistemazione futuristica che sancisca un’era di ritrovata prosperità? “Chi vivrà vedrà”. Così, mentre i tifosi abbracciano il cambiamento sperando che questo possa rilanciare davvero le ambizioni della società, noi ripercorriamo la storia dell’ultracentenario rapporto tra stadio e squadra. Non solo una questione di filologia. L’Everton Football Club nasce nel 1878 e porta il nome dell’omonimo quartiere di Liverpool, dove svetta la Prince Rupert’s Tower, simbolo dei Blues. L’anno cruciale per il calcio della città del Merseyside è il 1892, quando i Toffees lasciano il loro terreno di gioco di Anfield Road proprio ai neonati cugini del Liverpool Football Club. Infatti, il deteriorato rapporto con l’affittuario del campo spinge i dirigenti a trasferirsi presso l’avveniristico Goodison Park, appena inaugurato come il primo grande stadio d’Inghilterra. L’esordio sul nuovo campo vede i locali imporsi 4-2 sul Bolton il 2 settembre 1892 ed ancora i Wanderers sono sconfitti per 4-1 dal Notts County nella prima finale di FA Cup, ospitata in questo impianto due anni dopo.

Goodison Park in un'immagine degli anni '60
La St. Luke’s Church diventa tribuna (appoggiandosi su Goodison Park). Immagine datata 1960

Così, immaginando di sederci metaforicamente sulle ginocchia della “Anziana Signora” di Liverpool, chissà quanti aneddoti ci potrebbe raccontare riguardo il suo rapporto con l’Everton. Sicuramente ci narrerebbe del cambio dei colori della casacca, che esordisce bianca a strisce biancoblu. In seguito, dopo una breve parentesi in nero e con l’aggiunta di una banda diagonale rossa, il trasferimento in Goodison Road comporta l’adozione di livree differenti color salmone, rosso, bianco, passando per diverse tonalità di azzurro. Alla fine, il Royal Blue abbinato a pantaloncini bianchi è dal 1901 il colore ufficiale. Ancora. Ci potrebbe raccontare la favolosa stagione 1927/28 in cui Dixie Dean, miglior cannoniere della storia del club, mise a segno 60 reti, trascinando la squadra alla conquista del titolo. Oggi, le sue 349 marcature in 399 presenze sono state omaggiate da una statua, posta all’esterno della Park Stand. Un’altra storia curiosa riguarda l’origine del soprannome, per quanto esistano due versioni che possono spiegare l’adozione di “The Toffees” o “Toffeemen”. La prima è riconducibile ai tipici dolcetti, venduti ai tifosi dal negozio “Mother Noblett’s Toffee Shop” sulla via di Goodison Park e poi lanciati sugli spalti dalla Toffee Lady, durante il tradizionale giro di campo pre-partita. Invece, secondo altre fonti, con questo appellativo ci si potrebbe riferire alla comunità di immigrati irlandesi presente in città alla fine dell’Ottocento, tra cui i Blues annoveravano numerosi sostenitori.

Pelè firma autografi fuori da Goodison Park; Mondiali 1966
Pelè firma autografi fuori da Goodison Park; Mondiale 1966

E’ ancora interessante approfondire il legame tra “The Grand Old Lady” e la sua confidente più intima, cioè la St. Luke’s Church, che sorge all’angolo tra Goodison Road e Gwladys Street End. Qui, in occasione di ogni partita i tifosi possono conciliare la fede sacra e profana, trovando ristoro ed una tazza di thè caldo nel club di tifosi, situato nei locali al piano superiore. Dal canto suo, l’Everton ne rispetta la spiritualità, chiedendo di non giocare in orari che interferiscano con le sue funzioni religiose. Infine, non si può trascurare nemmeno la tradizione secondo cui il capitano dei Toffees, in virtù del sorteggio con la monetina, cerca sempre di scegliere il campo dalla parte della Park Stand, in modo da attaccare nel secondo tempo sotto alla Gwladys Street End. Proprio qui infatti, soprattutto nella “Lower stand”, si raccoglie la frangia più passionale degli Evertonians. Non basterebbe una giornata per ascoltare i racconti delle sfide, dei personaggi e degli episodi che hanno segnato questo amore, datato ormai a più di centoventicinque anni. Una storia che ha visto conquistare e poi celebrare nove titoli d’Inghilterra, cinque FA Cup, nove Charity Shield ed una Coppa delle Coppe, nonché calcare il mitico rettangolo verde da giocatori come il già citato Dixie Dean, James Alan Ball, Gascoigne, Gary Lineker e l’esordiente Wayne Rooney.

"Sono cresciuto tifando Everton e odiando il Liverpool. Questo non cambierà mai".
“Sono cresciuto tifando Everton e odiando il Liverpool. Questo non cambierà mai”.

Tuttavia, la fama del Goodison Park non si limita esclusivamente al Royal Blue ed ai suoi sfidanti. E’ tra queste mura che si sono svolti anche quattro incontri della Coppa del Mondo di Inghilterra ’66. Proprio su questo campo fu sancita la sorprendente eliminazione ai gironi del Brasile che, dopo aver superato la Bulgaria, alzò bandiera bianca sia con l’Ungheria che con il Portogallo di Eusebio. Ai quarti, sempre la Pantera Nera, pallone d’oro nel 1965, calò un poker nel pirotecnico 5-3 con cui i lusitani superarono la Corea del Nord, beffarda carnefice dell’Italia. Al turno successivo, l’estroso Helmut Haller, in forza al Bologna, ed il “Kaiser” Beckenbauer permisero alla Germania Ovest di superare 2-1 l’URSS, accedendo così alla contestatissima finale, poi persa contro in padroni di casa. E’ giunto il tempo di salutarci, Grand Old Lady, e non possiamo far altro che augurare all’Everton di trovare una nuova casa altrettanto accogliente e materna. A Goodison Park i Toffees hanno costruito il record del maggior numero di stagioni disputate nella massima serie e quest’anno, tra le mura amiche, i ragazzi di Koeman hanno raccolto quarantatré punti, il quarto rendimento interno del torneo. Ricorda la tua storia; ospiterà la tua nuova casa.

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Alberto Fabbri

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