L'Angolo del Brasile, episodio XIV.
Dalla newsletter settimanale.
L’altro giorno, parlando con un parenziano perfettamente indottrinato dalla Luiss Business School e dallo spirito del tempo (ma almeno Parenzo fa ridere), insomma con un giovane Figlio degli Usa – anziché della Lupa –, poi Balilla della democrazia, quindi Giovane Universitario Progressista (GUP) – anziché fascista (GUF) –, e quindi dicevo discutendo con questo tipo che rispetto a suo nonno ha solo cambiato la camicia nera con una camicia a collo coreano di Zara, perdendo tra l’altro anche in eleganza, con questa sentinella della democrazia attentissima ai diritti delle minoranze, ambientalista, europeista, vaccinista, filoucraina, fiera critica del patriarcato e per non farsi mancare nulla anche sostenitrice del “diritto di Israele a difendersi”, sostanzialmente il ‘conformista’ musicato da Giorgio Gaber, ebbene ho chiesto scherzosamente a questo rampollo dello Zeitgeist se la logica dell’aggressore e dell’aggredito valesse anche per il genocidio compiuto da Israele nei confronti dei palestinesi, pardon, per il conflitto Israele-Hamas.
Lui mi ha prontamente risposto: “certo, infatti l’aggredito è stato Israele il 7 ottobre”.
Ah, il 7 ottobre. Questa data scolpita nella pietra della barbarie mondiale e nelle scalette dei nostri cinegiornali, premessa imprescindibile e obbligata per inaugurare qualsiasi discorso sul tema senza essere tacciato di sostegno ai terroristi, se non direttamente di ammirazione per quel vecchio Führer tedesco. Ad ogni modo la sua risposta non avrebbe fatto una piega se solo non fosse stato per quei piccoli, e in fondo trascurabili, dettagli per cui Israele da decenni deporta, umilia, incarcera, uccide centinaia di migliaia di persone, viola il diritto e le risoluzioni internazionali, rende Gaza un carcere a cielo aperto e la Cisgiordania una terra di insediamenti tanto illegali (per le Nazioni Unite) quanto violenti.