Un’avventura incompiuta spinge Patrizio Bertelli e il suo equipaggio verso nuovi orizzonti di gloria.
Non è semplice razionalizzare il turbinio di emozioni vissute nelle ultime settimane da chi ha seguito Luna Rossa con il fiato sospeso nella sua corsa verso la Coppa America. Il tramonto sul mare di Barcellona lo scorso venerdì ha inghiottito oltre la linea dell’orizzonte una delle sconfitte più cocenti nei 24 anni di storia del Team di Patrizio Bertelli.
Si può riassumere tutto nello sguardo desolato di Max Sirena, skipper e cuore pulsante della squadra, al rientro in porto del suo equipaggio dopo l’ultimo atto della finale di Louis Vuitton Cup. Al comando di un gruppo di uomini e donne capaci di spingersi ogni giorno un miglio più in là per cercare di raggiungere la perfezione, Sirena ha visto sfumare ancora una volta la sua ossessione più bella e tormentata: dare la caccia alla vecchia brocca d’argento con il tricolore sullo scafo.
Un sogno infranto dall’orgoglio di Ineos Britannia. Gli inglesi, battuti 7-1 nella finale delle Challenger Series ad Auckland nel 2021, hanno saputo riorganizzarsi nel corso di questi anni facendo le cose in grande. Barca solida e conduzione tenace, Ben Ainslie e i suoi non si sono fatti trovare impreparati nei momenti decisivi delle regate meritando la possibilità di sfidare Emirates Team New Zealand nella finalissima di Coppa America.
La differenza effettiva tra barche ed equipaggi rivali era impercepibile prima dell’inizio della contesa. Un aspetto però era chiaro a tutti: gli inglesi erano cresciuti esponenzialmente nell’avvicinamento alla sfida. Il loro sailing non ha fatto altro che alzarsi di livello, regata dopo regata. Gli italiani, invece, dopo aver vinto 5-3 in semifinale contro American Magic, non sono riusciti ad alzare l’asticella delle loro uscite sul campo di regata.
La serie contro gli americani è stata caratterizzata dalla rottura della randa di Luna Rossa. Un episodio sportivamente drammatico che ha sprigionato le qualità migliori di Sirena e i suoi: resilienza, o cazzimma, chiamatela come vi pare, combinata a sapienza e rapidità di esecuzione da parte dello Shore team. La luna splende con l’avanzare dell’oscurità: una notte intera a lavorare per riparare la barca e, all’indomani del fattaccio, i ragazzi hanno trovato il modo di trasformare quell’energia negativa nel punto decisivo per andare a giocarsela contro gli inglesi.
Abbiamo amato Checco Bruni e la sua esultanza arcitaliana all’arrivo di quella regata. «Dai cazzo, boys!» è già un cult. Così come l’urlo liberatorio «San Gennaro è grande!» del cyclor napoletano Emanuele Liuzzi. Immedesimandoci nell’equipaggio che si proiettava verso la prossima sfida, abbiamo sognato con loro. Sognato ma anche sofferto.
Come quando Luna Rossa, nella serie finale contro Ineos, è finita con la prua in acqua a tutta velocità costringendo il team di terra a fare un’altra volta gli straordinari. Vederli in azione mentre tempestivamente incerottavano quella meraviglia volante ci ha ricordato che l’epica degli uomini sopravvive ancora nell’epoca delle macchine.
Pur avendo dato dimostrazione del suo potenziale, che in assoluto è il più grande tra tutte le barche sfidanti, l’AC75 di Luna Rossa non ha performato come ci si aspettava nel momento della verità.
Luna Rossa ha osato, e tanto, sul progetto puntando su una barca con ridotta superficie esposta, con appendici a T che si sono rivelate efficaci e veloci, e con un pacchetto generale foil-barca-vele-sistemi che sembrava funzionare molto bene. Dai numeri che abbiamo analizzato con Federico Albano al “Processo alla Coppa” si evince come Luna Rossa, soprattutto di bolina, fosse una delle barche più veloci della flotta, forse anche più di Team New Zealand nei Round Robin.
Mauro Giuffrè, Il Giornale della Vela
Le partenze, da sempre marchio di fabbrica di un campione come Jimmy Spithill, co-timoniere assieme a Bruni, sono risultate perlopiù prevedibili. Gli inglesi hanno saputo neutralizzare le letture avversarie perché avevano chiare le mosse italiane, come ammesso anche dal trimmer Andrea Tesei ai microfoni dei giornalisti alla vigilia dell’ultimo atto della sfida. Le aspettative sullo sprint che ci si aspettava dalla barca una volta varcata la linea di partenza sono state tradite dalla resa agonistica e la sfortuna legata ai problemi tecnici a bordo ha fatto il resto.
Abbiamo fatto degli errori che si sono concentrati nella finale. Le stecche non avrebbero dovuto rompersi: è stato un incidente che doveva essere evitato. Poi c’è stata la chiamata sbagliata con la vela di prua sul quattro pari che è diventato 5-4 per Ineos. Qualcuno si è lasciato condizionare dalla pressione, dal fatto che dovevamo essere più aggressivi e non passivi. Dobbiamo valutare bene gli errori che abbiamo fatto senza martoriarci perché lo sport è così: si vince e si perde.
Max Sirena
Britannia ha compiuto pochissimi passi falsi: quasi mai nei momenti chiave della serie. Ainslie e Dylan Fletcher hanno fondamentalmente messo Luna Rossa nelle condizioni di inseguire, governando le regate in copertura. Pragmatismo applicato alla vela: cos’altro aspettarsi dagli inglesi? La voglia di rivincita dopo la figuraccia di Auckland ha spinto Jim Ratcliffe, patron di Ineos, ad assemblare un team ultracompetitivo. La scelta di adottare la soluzione del doppio timoniere, vista con scetticismo negli ambienti anglosassoni nella scorsa edizione in quanto invenzione italiana, ha pagato. Fletcher ha mitigato i punti deboli di Ainslie esaltandone, invece, quelli su cui il baronetto ha fondato una carriera senza eguali.
I sogni di gloria in terra catalana sono tramontati per Luna Rossa. Ma l’imbrunire di questa campagna di Coppa America porta con sé una nuova alba. Bertelli, che con i suoi sei tentativi ha superato Sir Thomas Lipton nel numero di sfide lanciate per conquistare l’ambito trofeo, ha già rimesso in moto la macchina.
Mister Prada ha deciso che si ripartirà da Marco Gradoni e Ruggero Tita. Sono loro il futuro della vela italiana. Ed è con loro che l’Italia sfiderà nuovamente il mondo. Una scelta chiara, un posizionamento inequivocabile. Oggi saranno in acqua a Barcellona per lanciare un segnale forte. Luna Rossa non molla perché «non rappresenta un semplice gruppo di lavoro ma un’intera Nazione». Parola di Max Sirena. Buon vento, boys!