Inzaghi vince il derby. Di nuovo.
Di Milan vs Inter 0-2 rimane impresso un ricordo troppo vivido per essere soppresso dal peso grave e ingombrante delle analisi tattiche: mentre la Curva Sud dava spettacolo e addirittura recitava «l’inferno è vuoto, i diavoli sono tutti in campo», sul rettangolo verde andava in scena un’autentica debacle dei ragazzi in divisa rossonera. L’Inter, diciamocelo chiaramente, sulla carta è proprio di un altro livello. Ma se c’è una cosa che il Milan di Pioli ha dimostrato in questi anni è di saper sopperire – e come – alle lacune tecniche nei confronti di avversari più blasonati. Alle volte, certo.
Non nei derby del 2023, comunque, finiti tutti con una vittoria dell’Inter senza subire gol – per un parziale finora di 6-0 tra campionato (1-0), Supercoppa (3-0) e semifinale di Champions League (2-0).
La squadra di Inzaghi di buono, anzi di grandioso, ha fatto questo: nel ruolo scomodo di favorita, nella partita più scomoda di tutte come un derby con vista sulla finale di Champions, ha stradominato la partita, almeno nel primo tempo. Dopo 10’ il punteggio recitava due Inter zero Milan, grazie alle reti dei sempreverdi Dzeko – che giocatore! – e Mkhitaryan – che con Simone Inzaghi sta vivendo una nuova ed entusiasmante dimensione della propria esistenza calcistica. Uno 0-2 che sarebbe potuto trasformarsi in uno 0-3, se non fosse stato per il palo e il tiro un po’ ciancicato dello stesso armeno su assist (geniale) di Barella.
Le scelte di Simoncino sono state azzeccate: non è scontato tenere in panchina uno come Brozovic, ma Cahlanoglu in quel ruolo al momento non può essere tolto. Lukaku è Lukaku, ma Dzeko è una sinfonia e il belga – che come dice sempre Bergomi «è un bravo ragazzo» – sta accettando di buon grado il ruolo di comprimario. Anche perché se entra come ha fatto ieri, Inzaghi può dormire sonni tranquilli.
Non lo farà Pioli, che ai suoi (e a sé stesso) avrà da rimproverare un atteggiamento eccessivamente spocchioso nel primo tempo. Un fatto grave, gravissimo visti i valori in campo, ed implementato dal fatto che gli ultimi tre derby hanno avuto – con risultati diversi – uno svolgimento praticamente identico. Un po’ come è accaduto tra Milan e Napoli tra campionato e coppa nel 2023, così è stato per Inter e Milan nello stesso arco di tempo. E se il Diavolo nella ripresa ha pur creato qualcosina, lo deve essenzialmente ad un pubblico che si è dimostrato ancora una volta speciale.
Perché son tutti bravi a festeggiare, ma cantare (Una vita insieme al Diavolo) con quella forza sotto quel punteggio è una dimostrazione d’amore indelebile – che aiuta a superare le fatiche e fa credere nei miracoli.
Di questo avrà bisogno il Milan al ritorno per aggiustare una qualificazione che, gesti apotropaici a parte, sembra scritta. Non per il punteggio, sia chiaro. Ma per la forza delle due squadre in campo: l’Inter ha una rosa formidabile, l’unica italiana – come abbiamo scritto più e più volte su queste colonne negli ultimi due anni – che può reggere determinate cilindrate in Europa, che può alzare il livello oltre una certa soglia. Una rosa non solo completa ma in questo momento stimolata, seria, dove tutti in qualsiasi momento della partita sentono di poter dare qualcosa. Da Brozovic e Lukaku a Gagliardini e De Vrij.
Merito di Inzaghi, che abbiamo criticato in passato e che oggi elogiamo per come è riuscito a rendere finora speciale una stagione che sembrava scivolare nell’oblio. L’Inter c’è, è forte e vuole la Champions. È un avviso anche a City e Real, perché come ha scritto Bernardo Cianfrocca sul Foglio sportivo nello scorso weekend, «nessun’altra città [oltre Milano] ha due squadre campioni d’Europa». Uscirne vivi significa già aver fatto la storia.