Papelitos
06 Ottobre 2023

Il post-realismo del nuovo 'Fifa'

Quando l'ideologia travolge la realtà.

“Mischiamo le squadre?”. Questa domanda non è stata pronunciata in un campetto di periferia o durante un calcetto del martedì sera. Vogliamo immaginare che sia rimbalzata tra un ufficio e l’altro della sede della Electronic Arts, società leader del settore dei videogiochi, che da tre decenni domina il mercato sportivo-videoludico con il suo titolo più venduto: Fifa o EA Sports FC, a seconda che ci si schieri tra i tradizionalisti o tra i progressisti.

Il cambio di nome è stata una scelta forzata, dopo il mancato rinnovo della licenza con la Fifa: un miliardo per quattro anni era stata la richiesta di Infantino & Co., il doppio rispetto all’accordo precedente. Qualche dirigente del massimo organo calcistico internazionale deve essersi accorto che l’EA stava guadagnando fin troppi soldi, sfruttando proprio il marchio Fifa. Ma la via del “progresso” intrapresa dalla casa produttrice canadese riguarda soprattutto le squadre utilizzabili, che da quest’anno potranno essere ibride.

Uomini e donne, fianco a fianco, gli uni contro le altre e viceversa, in una sorta di battaglia dei sessi” dei giorni nostri.

Facciamo chiarezza. EA Sports FC ripropone come i suoi predecessori “Ultimate Team”, la modalità più giocata dagli utenti, nonché fonte di guadagno ingente per l’azienda. Un simil fantacalcio in cui creare la propria squadra e sfidare i gamer di tutto il mondo. Il funzionamento di base è intuitivo: l’obiettivo è creare una rosa competitiva e affiatata, attraverso un sistema di aste online e di pacchetti acquistabili con i crediti di gioco, che permettono di comprare calciatori e, per la prima volta, anche calciatrici. E quindi perché non provare il tandem d’attacco Osimhen-Girelli o la coppia difensiva Bastoni-Gama?



“Chi ve l’ha chiesto?”, potrebbe essere stata la controdomanda degli appassionati al quesito di partenza. Da anni, infatti, la community legata al vecchio Fifa chiede miglioramenti che possano sviluppare il gameplay per renderlo più realistico. Desideri spesso inesauditi, compensati con l’introduzione di novità e dettagli non richiesti. E chissà che tra questi non ci possa essere anche il mix di genere introdotto quest’anno. Una mossa, quella di EA, che strizza l’occhio alla crescita della popolarità del calcio femminile, soprattutto in Paesi come Stati Uniti, Svezia, Inghilterra e Spagna.

Mischiare le squadre, tuttavia, pare un po’ una forzatura.

Non c’è dubbio che sia giusto dare spazio anche alle squadre femminili, come già viene fatto da alcune edizioni del gioco, ma questo passo in più non aiuta una community consolidata ad accogliere positivamente la novità. Ancora una volta, l’ideologia attorno al concetto di “calcio femminile” rischia di scontrarsi con la dura realtà. Dopo poche ore dall’uscita di EA Sports FC 24 in tutto il mondo, gli obiettivi a tema femminile raggiungibili nel gioco – come giocare una partita con le nazionali femminili o schierare anche solo per una volta una formazione “ibrida” – erano stati completati da una percentuale di gamer inferiore all’1%.



L’impressione è quindi che l’EA abbia preferito abbellire la propria immagine più che il gioco in sé, mostrandosi come un’azienda in prima linea nelle tematiche sociali e di genere. Una sorta di “sportwashing” declinato in termini videoludici, che fa emergere due contraddizioni di fondo.

La prima riguarda il tanto decantato concetto di realismo. «EA FC 24 si avvicina ancora di più al calcio reale». «EA Sports sta creando il gioco di calcio più realistico che il mondo abbia mai visto». Sono i commenti che si leggono a caratteri cubitali nel trailer del gioco. Ma il tribunale dei social ci ha messo poche ore a smontare questa tesi. Ed ecco che diventano virali clip in cui Kailen Sheridan, portiere alta un metro e settantacinque, anticipa Cristiano Ronaldo su un corner o giocatrici come Sam Kerr, alta un metro e sessantotto, che svettano di testa su difensori possenti come Ruben Dias.

La seconda ci viene offerta dagli stessi produttori. «Giocate alle altre modalità» è stata la risposta al malcontento degli utenti. Un invito che sovverte la logica del vil denaro. Ultimate Team, infatti, permette di comprare i vari pacchetti anche con l’utilizzo dei cosiddetti “FC Points”, acquistabili – con soldi veri – all’interno del gioco. Nel 2021, l’EA ha guadagnato 1,6 miliardi di dollari solo grazie all’Ultimate Team di Fifa e al suo “gemello” presente in Madden NFL, il “Fifa” del Football americano. Una dichiarazione non proprio in linea con le dinamiche del marketing.

Forse i videogiocatori più accaniti non sono ancora propensi a questo cambiamento. O forse è il sistema “calcio femminile” a non essere pronto a tutto questo. Se la rivoluzione di Electronic Arts si rivelerà azzeccata, comunque, sarà il tempo a dircelo. Ai gamer l’ardua sentenza.

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