Calcio
09 Agosto 2024

Sale e Pepe

Quanto e cosa perde il calcio senza il difensore portoghese.

Al contrario di come ci ha abituati col suo stile di gioco prepotente, Pepe ha annunciato il proprio ritiro quasi nel silenzio. Persino sfogliando le prime pagine di A Bola e Record, i due principali quotidiani sportivi portoghesi, la notizia del ritiro del difensore del Porto appare a malapena. D’accordo, ieri Iúri Leitão ha regalato al Portogallo la sua seconda medaglia olimpica nei Giochi di Parigi conquistando l’argento nell’Omnium, ma rimane questa sensazione di indifferenza verso uno dei difensori più forti nella storia dello sport.

Probabilmente Pepe, come molti altri prima di lui, è vittima di quel pregiudizio che associa i calciatori cattivi ai bad boys, che nella vita traducono gli atteggiamenti propri del campo. Al contrario, Pepe è un uomo buono, persino ordinario, e alcuni dettagli della sua biografia ci restituiscono semmai un bambinone cresciuto molto tardi.



A 17 anni, quando Pepe giocava in Brasile – dove è nato e cresciuto –, dormiva ancora coi genitori. Nel video social dove ha annunciato l’addio allo sport, è circondato dai figli e dalla moglie, che definisce «la cosa più importante» della sua vita insieme alla mamma, per chiamare al telefono la quale spese gli unici 5€ che aveva in tasca al suo arrivo in Portogallo, anziché utilizzare quel denaro per mangiare qualcosa. Quando Nuno Barbosa, su Record, gli chiede cosa significhi per lui essere portoghese, Pepe risponde: «essere umili, grati, autentici».

Pepe ha dovuto lottare per diventare l’uomo che è oggi, e la sua carriera lo dimostra. Arrivato in Portogallo neanche maggiorenne, viene spesso redarguito per i suoi comportamenti ai limiti della bipolarità coi compagni di squadra. Quando il Real Madrid lo acquista, nel 2007, è convinto di poterlo riformare a dovere, limandone le lacune caratteriali.

Nel 2009, dopo aver spintonato Javier Casquero in una sfida col Getafe, decide di riempirlo di calci alla gamba e alla schiena, prima di mirare all’anca. In seguito all’espulsione, dà il benservito pure a Juan Angel Albin uscendo dal campo indispettito col mondo. Il doppio episodio gli costa caro, perché il Real lo mette sul mercato. Ma lo spogliatoio si oppone alla dirigenza, e il resto della storia lo conosciamo tutti.

Quando lascia il Real Madrid nel 2017, dopo dieci anni di umile e fedele servizio, tutti pensano al suo ritiro.

In fondo Pepe ha 34 anni, e poco da dare – soprattutto a livello motivazionale – dopo quegli anni così intensi con la camiseta blanca. E infatti, dopo un solo anno in maglia Besiktas, nel 2018, il club turco decide di svincolarlo in seguito all’ennesimo infortunio – uno strappo alla coscia. Sembra davvero finita per lui, ma come ha scritto Jacob Whitehead su The Athletic, «la qualità più grande che un calciatore può avere è quella di non ascoltare. Guardando Pepe, a volte sembra che siano gli insuccessi a farlo andare avanti, la sua cupa determinazione e la voglia di dimostrare che il mondo del calcio si sbaglia».

Il suo ultimo allenatore in Nazionale, Roberto Martinez, ha parlato di due segreti per spiegare la lunghissima carriera di Pepe: il primo è la preparazione atletica, che il nativo brasiliano ha spiato e studiato dall’amico e compagno di avventure Cristiano Ronaldo; la seconda è l’amore per il gioco.

«Lui vive per il gioco. La sua genetica, non credo che si possa comprare da nessuna parte, ma è un esempio di come si può estendere la propria carriera allenandosi 24 ore al giorno».

L’intervista risale a prima degli Europei, quando tutti – forse Pepe compreso – erano convinti che il difensore più cattivo dell’epoca contemporanea avrebbe giocato almeno per un altro anno. Pepe lascia il calcio a 41 anni senza rimpianti. Ha vinto tutto da calciatore, compreso uno storico Europeo con la Nazionale che ha silenziosamente – ma carismaticamente – guidato alle spalle del Superuomo con la 7.

“Il Real Madrid CF vuole dimostrare la sua gratitudine, il suo affetto e la sua ammirazione per una delle più grandi leggende del nostro club e del calcio mondiale”.

Comunicato ufficiale del Real Madrid CF, 8 agosto 2024

Pepe ha riscritto, a modo suo, il ruolo del difensore centrale, che al Real Madrid è ora egregiamente ricoperto da Antonio Rudiger – un calciatore che per caratteristiche lo ricorda e non poco. Rapido, fortissimo nell’uno contro uno, psicologicamente letale per gli avversari, Pepe, prima di essere un calciatore cattivo, è stato uno straordinario difensore centrale, come difficilmente ne vedremo da qui in avanti. Il calcio si sta evolvendo, impreziosendo la propria estetica. Forse è per questo che Pepe è già Saudade.

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