Roma vs Napoli è stata la partita perfetta.
Mentre uno dei profeti del bel giuoco si andava a schiantare contro il concreto – ed entusiasmante – Hellas Verona di Igor Tudor (sorpresa di questo campionato), l’unica vera partita della settimana in Serie A è quella finita 0-0. Non ce ne vogliano Bologna e Milan, protagoniste di un match epico sì ma anche da bollino rosso a livello difensivo – e non solo per i cartellini estratti dall’arbitro. Roma vs Napoli è stata un autentico spettacolo.
In uno stadio dall’atmosfera avvolgente, anni ’80 (ed è proprio dal 1980 che questa partita non finiva 0-0), Roma e Napoli se le sono date di santa ragione. Dai primi minuti agli ultimi secondi dei cinque di recupero concessi da Massa – permaloso al punto da scambiare i sinceri complimenti di Spallettone per sarcasmo –, abbiamo assistito ad una partita unica, nervosa, adrenalinica, come non se ne vedono più ormai nel (nostro) calcio.
La parentesi è d’obbligo, soprattutto alla luce del risultatone – anche un po’ patetico, permetteteci di dirlo – della domenica tra Manchester United e Liverpool (0-5); un tempo classica del calcio inglese, da ieri caso di studio per EA Sports, che ne trarrà giovamento per il prossimo Fifa. Anche in Olanda un altro classico, Ajax-PSV, si è concluso con lo stesso punteggio. Il calcio sta impazzendo, è chiaro. Nessuna partita sembra avere più un senso, Eupalla si è trasformata in Chepalle, e Roma vs Napoli in questo senso è stata pura ribellione.
Parliamoci chiaro: anche Inter vs Juventus è finita 1-1, ma è stata una partita tra due squadre che hanno avuto paura di perdere. L’Inter sull’1-0 e la Juventus fino all’entrata di Dybala e Chiesa nella ripresa. Roma vs Napoli poteva chiaramente finire diversamente – le occasioni di Abraham, Mancini e Osimhen gridano ancora vendetta –, ma è finita 0-0. Epica pura signori, scontro tanto furente da annullare i contendenti. Tanto caotico da generare l’equilibrio perfetto.
Zero a zero. Così inizia e così finisce. L’alfa e l’omega di chi come noi ama ancora un certo tipo di calcio. Niente affatto noioso ma armonico, sensato. Furente ma leale, aggressivo ma con un criterio.
Gli spazi c’erano, da una parte e dall’altra, ma non per svarioni tattici né per mancanza di attenzione, quanto per voglia di sbranarsi a vicenda. È chiaro, il calcio non può essere sempre questo: il livello di intensità psicofisica tenuto dalle due squadre ieri pomeriggio è stato disumano, e in questo senso il risultato finale deve rincuorarci, non deluderci. La Roma aveva qualcosa da farsi perdonare, il Napoli voleva infrangere la maledizione delle otto vittorie di fila – e non ce l’ha fatta. Un palo (clamoroso) di Osimhen, giocatori a terra per traumi fisici e chiusure eroiche, per calci e scazzottate. Due traverse. Due allenatori espulsi (uno per malinteso arbitrale), due difese straordinarie (Koulibaly/Rahmani e Mancini/Ibanez, bravi!). Ripartenze, tanti errori, quanta corsa. Conclusione: non è dal punteggio che si riconosce una grande partita. Non tutti i 5-0 fanno sognare, non tutti gli 0-0 annoiano. Solo i secondi, però, possono davvero dirsi epici.