Come è andata la terza giornata di gioco tra i titani europei della palla ovale.
La terza giornata del Sei Nazioni ci regala una prima, sensazionale notizia: l’edizione targata 2019 non sarà un lungo monologo inglese. Al Millennium Stadium di Cardiff gli inglesi centrano ancora una volta un gran primo tempo, chiusosi sul 10 a 3 grazie ad una gran meta di Curry e al piede di Farrell, ma nella ripresa restano impotenti davanti al ritorno dei padroni di casa. È Anscombe ad avvicinare i suoi per due volte dalla piazzola, poi la seconda linea Cory Hill fa venire giù lo stadio schiacciando in meta un pallone portato a spasso per 34 fasi. È l’azione che di fatto decide il risultato finale, suggellato nel finale dalla meta di Jonah Adams, che fissa il punteggio sul 21 a 13. Il Galles soffre, sembra sempre sul punto di cedere, ma finiscono sempre davanti. Sarà la leadership di Alun Wyn Jones, saranno le tomaie di Anscombe e Biggar, saranno i muscoli di tutti. Sta di fatto che gli uomini di Eddie Jones devono tornare a Londra con le mani vuote, consci che la conquista del titolo, quest’anno, non potrà dipendere solo dai propri risultati.
La seconda grande notizia è il ritorno alla vittoria per la Francia di Jacques Brunel, capace di regolare la Scozia al termine di un match mai realmente in discussione. Segna subito Ntamack, figlio d’arte, arrotonda Ramos al piede. La Scozia, ancorata al piede di Laidlaw, soffre troppo l’assenza di due fenomeni come Hogg e Russell. Nel secondo tempo le mete di Huget e Aldritt (doppietta) permettono di conquistare anche il punto di bonus, mentre la meta di Price addolcisce appena un po’ l’amaro calice della sconfitta scozzese. I Bleus, per l’ennesima volta, si dimostrano squadra dal talento strabordante, ma forse ancora troppo acerba e discontinua (soprattutto dal punto di vista mentale) per puntare ad un posto al sole. Le speranze di vittoria scozzese si sono afflosciate sulle troppe assenze pesanti che hanno colpito la rosa nelle ultime settimane e su una mancanza di nerbo abbastanza evidente, se si paragonano gli ottanta minuti di Parigi alle prime due partite del torneo.
Purtroppo non c’è nessuna terza grande notizia. L’Irlanda, come da previsioni, espugna l’Olimpico. Ma ad arrendersi non è l’Italia dimessa e sterile delle prime due uscite: i ragazzi di coach Conor O’Shea vendono cara la pelle, si sacrificano nei raggruppamenti e in difesa mostrano uno spirito guerriero che da queste parti non si vedeva da un po’. Rispondiamo alle due mete di Roux e Stockdale con le segnature di Padovani e Morisi, andiamo in vantaggio ma la scarsa vena al piede non ci permette di mettere più punti tra noi e gli irlandesi. Nella ripresa il maggior tasso tecnico e la maggiore cifra di talento irlandese emergono inevitabilmente. Il match sale di tono, gli italiani non mollano mai realmente ma devono soccombere di fronte alle segnature di Earls e Murray che valgono il punto di bonus offensivo e il terzo posto in classifica. No, non è il migliore dei nostri mondi possibili, ma da qui bisogna ripartire. Le grandi notizie arriveranno, la strada sembra sia quella giusta, bisogna forse saper aspettare. Giorni, mesi. Forse anni.
O anche solo due settimane. Il tempo, cioè, che manca alla prossima giornata del Sei Nazioni. Non è ancora detta l’ultima parola.