Perché l'addio alla Selección non è una scelta di campo.
Da un paio di giorni in Spagna non si parla d’altro, e ci mancherebbe. Sergio Ramos è stato infatti scaricato dalla Selección attualmente guidata da Luis de la Fuente, che col suo predecessore condivide nome di battesimo e linea operativa. Il primo Bruto a pugnalare l’ex Real Madrid era stato infatti proprio Luis Enrique – coi conseguenti malumori di certa stampa madrilena e madridista. Certo, la metafora col Quoque tu di cesariana memoria non regge poi troppo in questo caso: tra Luis Enrique e Sergio Ramos non è mai corso buon sangue, e la catalanofilia dell’ex tecnico spagnolo ha senz’altro aiutato a fare il resto.
A dirla tutta, è stato un fattore decisivo. Sergio Ramos infatti, numeri e prestazioni alla mano, una convocazione l’avrebbe meritata senz’altro – se non ad Euro2020, quantomeno al mondiale qatariota. E lo stesso Luis Enrique in un’intervista tenuta durante il mondiale aveva detto che « come altri calciatori della sua età, anche Sergio Ramos ha le stesse possibilità di essere convocato. Non sento la pressione di chiamarlo » (e s’è visto).
È una scelta insomma, quella di escludere Ramos dalla nazionale spagnola, che non sembra avere una reale ragione tecnica, e in Spagna se ne sono accorti. Ad esempio su Mundo Deportivo – quotidiano storicamente vicino al Barcellona e alla Catalogna – Dani Gil ha scritto che « fino alla partita col Bayern, [sotto Galtier] Sergio Ramos è stato straordinario. […] Ma la Selección gli ha sbarrato la porta in faccia ». Quella stessa Selección che in una lettera dai toni accorati il cavaliere Ramos ha definito « querida Roja ».
Sergio Ramos per la Nazionale spagnola ha giocato 180 partite, quasi tutte a livelli fenomenali, in strenua difesa – cavalleresca appunto – di quei colori che troppo spesso altri hanno ridotto a mera “filosofia di gioco”. Ramos ha aggiunto al bagaglio tecnico tattico ipercatalano della sempre vincente Selección di Del Bosque l’animo che terra andalusa e cultura madridista gli hanno donato da che era ragazzo. Oggi che è uomo, può vantare 16 anni di fedele servizio, il record di presenze con la nazionale e tre titoli che ne hanno scritto la storia: Euro 08 e 12, Mondiale 2010. Come ha giustamente specificato F.M. Ricci sulla Gazzetta dello Sport, « i primi due da terzino destro, il terzo da centrale ».
La Selección per Sergio Ramos è stata come lo specchio del suo splendore calcistico, certo realizzato coi successi in maglia Real – di cui è leggenda sempiterna – ma ricamato ad arte in maglia roja. Lo si avverte senza fatica dalle parole che l’attuale difensore centrale del PSG ha dedicato a quella porzione dimondo che lo ha superficialmente scaricato: « È arrivata l’ora, l’ora di dire addio alla nazionale, la nostra amata ed emozionante Roja. Questa mattina ho ricevuto la chiamata dell’attuale selezionatore che mi ha detto che non punta e non punterà su di me, indipendentemente dal livello che potrò mostrare o da come continuerà la mia carriera sportiva ».
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