Senza nemmeno essere entrati allo stadio, per la precisione.
Lontano dai riflettori della Serie A, nei campi della Serie D, per essere ancora più precisi nel girone F, sta accadendo l’impensabile per i tifosi del Sora, squadra allenata dal mister Stefano Campolo. Negli ultimi giorni, infatti, a molti tifosi bianconeri è stato notificato l’iter di avvio di un procedimento amministrativo – in soldoni, si parla di Daspo. Il motivo di tutto ciò? Stando al verbale delle forze dell’ordine, un nutrito gruppo di tifosi della Curva Nord del Sora, in occasione del match contro la Vigor Perconti nella passata stagione (12/02/2023), non sarebbe entrato nello stadio. E quindi, vi chiederete voi, cosa c’entra con il Daspo?
Beh, a quanto pare nel magico mondo del calcio italiano si può ricevere un daspo anche per non aver fatto nulla. Agli ultras, in quella occasione, sarebbe infatti stato proibito l’ingresso di sciarpe e felpe con la scritta “diffidati”; da qui la decisione di rimanere fuori dallo stadio, continuando comunque a cantare e incitare la propria squadra. Dinamica che, per l’appunto, ha portato al procedimento nei confronti di questi tifosi, e che talmente è risultata paradossale che ha spinto la stessa società a schierarsi in difesa dei propri tifosi. Per citare la nota ufficiale del club, questi ultimi
“non hanno mai causato multe e/o ammende alla Società ed hanno sempre tenuto un comportamento rispettoso del regolamento d’uso dello stadio Tomei” .
Davanti a quella che sembra la trama di una pellicola surrealista, abbiamo chiesto delucidazioni alla società stessa, che ci ha confermato l’accaduto. L’intera Curva Nord (un centinaio di tifosi), per solidarietà verso chi non ha potuto accedere allo stadio con la propria sciarpa o con addirittura la felpa (e stiamo parlando di una partita disputatasi a febbraio), ha deciso di rimanere fuori dal settore, continuando però a sostenere la squadra dall’esterno dell’impianto. Il tutto “in maniera assolutamente pacifica e senza mettere a rischio l’ordine e la sicurezza pubblica”, per utilizzare le parole del Sora, che si è assunto una grossa responsabilità nel difendere i propri tifosi.
Già perchè adesso, qualora vengano confermate le sanzioni, potrebbe andarci di mezzo anche la stessa società. Società che si augura la situazione possa essere chiarita senza dover ricorrere alle solite misure restrittive verso il tifo organizzato, che ormai imperversano anche nelle categorie minori. Al Sora ad esempio quest’anno sono state vietate due trasferte – contro Senigallia e Fano, nonostante tra le rispettive tifoserie non ci fossero mai stati precedenti – per il rischio di incrocio con i tifosi dell’Aquila, a cui è stato vietato (ovviamente) di raggiungere la ciociaria nel match di domenica scorsa.
Ma in generale quello delle trasferte vietate è stato un fenomeno che già abbiamo approfondito, e che ha portato alcuni club a vedersi vietate anche 6-7 partite fuori casa nell’arco della stagione. Malgrado ci sia la volontà di invertire il trend, così almeno filtra dai vertici, nello scorso fine settimana ad esempio in Acireale-Trapani è stata vietata la trasferta ai tifosi ospiti, e stessa cosa è accaduta per i tifosi del Manfredonia in casa del Barletta. Poi capita anche che quando si decide di non intervenire, come nel caso della partita tra Padova e Catania, la gestione dell’ordine pubblico faccia acqua da tutte le parti.
Eppure, a tutto ciò eravamo abituati. Ma il Daspo per non aver fatto nulla, nello specifico per non essere entrati allo stadio e quindi aver disturbato l’ordine pubblico e ‘costretto’ le forze dell’ordine a rimanere lì fuori, è una cosa che sfiora i limiti del tragicomico. Il tutto senza voler commentare il motivo della mancata entrata dei tifosi nel settore, ovvero il divieto di ingresso di felpe e sciarpe con la scritta ‘Diffidati’, come se fossero oggetti contundenti o messaggi di incitazione all’odio – una dinamica però non nuova, basta pensare a tutte le volte che ai tifosi della Spal (ancora peggio) viene vietato l’ingresso al bandierone raffigurante il volto di Federico Aldrovandi.
Insomma, se lo scopo è fiaccare definitivamente l’essenza e il cuore del tifo organizzato, tutte queste misure potrebbero riuscire nell’intento e hanno una chiarissima logica – che poi, se soprattutto nelle categorie minori si elimina il tifo più caldo chi resterà sui gradoni? In caso contrario, se veramente questa fosse la gestione dell’ordine pubblico nel calcio italiano, il tutto mostrerebbe tutta l’inadeguatezza e l’improvvisazione di chi è deputato a garantirlo, quell’ordine. Da parte nostra, non sappiamo davvero quale delle due ipotesi augurarci.