Tifo
14 Ottobre 2024

Salsedine, birre e Curva Mare

Un viaggio nel cuore del Terracina 1925.

L’appuntamento è alle 14.50 alla stazione di Cisterna di Latina. I ragazzi della Curva Mare arrivano in treno partendo da Monte San Biagio, in un viaggio che ricorda i vecchi “treni speciali” degli anni 90. Ad aspettarmi c’è Vincenzo, uno dei leader e fondatori dei Terracinesi, con cui assisterò da vicino a Terracina-Anzio, penetrando nel cuore di una delle curve più affascinanti e affezionate del panorama dilettantistico laziale. Un mondo sconosciuto a molti, soprattutto al di fuori della regione, ma alimentato da grandi passioni, derby assai sentiti e da un fortissimo attaccamento alle realtà locali. Insomma, l’essenza di quello che spesso chiamiamo ‘campanilismo’ nel pallone – e che forse rappresenta l’aspetto più significativo del nostro calcio nazionale.


Cuntadine e marenare


I “terracinesi” sono soltanto uno dei quattro gruppi ultras raccolti dietro lo striscione Curva Mare: mi vengono infatti presentati anche alcuni membri dei Boixos, del Centro Storico e degli Ultras Terracina 94’. Ce ne sarebbero anche molti altri ma, ad esempio, i Blue White Corps e i Mods hanno scelto di non frequentare più la curva. Dopo stagioni di vero e proprio “vuoto sportivo” d’altronde, a causa di continui fallimenti, la loro passione ha dovuto affrontare momenti davvero difficili. Sotto la guida dei fratelli Baioni però l’entusiasmo è tornato alle stelle, e con esso è risalita l’intera Curva Mare.

Nella stagione 2023-2024, infatti, è stata scritta la storia del club: con un sostegno incessante da parte dei tifosi la squadra ha conquistato prima la Coppa Lazio, poi lo scudetto del campionato di Eccellenza, guadagnandosi il ritorno nell’ex interregionale, ovvero l’attuale Serie D. Eppure, dopo la marcia trionfale, le cose si sono di nuovo complicate: in seguito a una lunga e travagliata estate, in cui si è rischiato di non riuscire a ratificare ufficialmente l’iscrizione al campionato, alla guida del club sono arrivati un nuovo presidente, un nuovo allenatore e un nuovo dirigente sportivo.

L’obiettivo ora è la salvezza, ma l’entusiasmo dei tifosi è rimasto lo stesso dello scorso anno, quando per lo “spareggio scudetto” si sono presentati in più di 1500.

Tornando a noi invece, e alla nostra partita, il risultato finale registra lo 0-2 per gli ospiti, l’Anzio. E però lo spirito dei tifosi è testimoniato in maniera inequivocabile dal coro che si alza immediatamente dopo il secondo gol: “a noi del risultato non ce ne frega un cazzo, io seguo il Terracina e canto”. La squadra d’altronde, come mi spiega Vincenzo, da oltre dieci anni non prendeva parte al campionato di Serie D, e quindi esserci è già un traguardo per loro. Per i risultati poi si vedrà.

Foto Ferdinando Vavuso

A livello di tifo, invece, la Serie D regala spesso grosse sorprese. Pensiamo alla (straordinaria e storica) tifoseria della Sambendettese, a cui però, come affetto e calore, la Curva Mare non è poi molto da meno. Malgrado non al completo – considerato che, pur giocando in casa, la partita si disputa su campo neutro, in attesa di poter tornare al Colavolpe – i ragazzi si danno da fare, cantando fino al 90’ in maniera incessante. E come ogni curva che si rispetti, o almeno quelle più spontanee e scanzonate, soprattutto delle categorie minori, c’è spazio anche per la goliardia grazie a un coro degli stessi Terracinesi:

“Giocane a palla, fanne schiamazze, stanne sempre a romp’ju cazze
tira lo spago, tira la sega, tira la fregna che te cieca”.

Non mancano però anche gli sfottò indirizzati ai rivali: Bisozzi, leader del Centro Storico, all’intervallo ripercorre gli anni d’oro della Curva Mare, in cui si sono accese rivalità ancora molto sentite come quelle con Sora, Frosinone e Latina. Proprio a quest’ultimi sono indirizzati i cori sullo striscione “Ragazzi della Nord”, sottratto dopo la rottura del gemellaggio. Ma aspri nemici sono anche i ragazzi del Sora: tra le due tifoserie non è mai corso buon sangue, fino ad arrivare agli scontri del 2013, che hanno portato a 16 richieste di daspo in totale.

In un settore colorato da molte bandiere, e riunitosi compatto dietro lo striscione blu “CM”, ho assistito alla partita al fianco dei Terracinesi, ascoltando la loro storia: «dopo l’ennesima ripartenza dal campionato di Promozione nel 2016, io (Vincenzo) e Silvano (detto “lo scafista”) decidemmo di fondare i Terracinesi, che con uno striscione prese il posto di Curva Mare. Mi hanno sempre detto di non andare con quelli più scemi di me, ma Silvano ce l’ho nel cuore. Ci spostammo in tribuna perché non eravamo tantissimi, ma comunque un bel gruppo; la società poi è fallita di nuovo, e le redini sono rimaste nelle nostre mani. Quando ci siamo riuniti di nuovo sotto lo striscione Curva Mare, abbiamo deciso di continuare a portarlo avanti».

Foto Ferdinando Vavuso

Ma cosa rappresenta esattamente, questa curva? A spiegarmelo è Francesco (detto “Boana”), membro del gruppo Ultras Terracina 94’ e alzatore dei cori: «Il nome Curva Mare rappresenta tutti i tifosi della squadra, che sono molto legati a due cose: alla squadra e alle loro origini». Ed è a queste parole che nella mia mente si ricollega immediatamente la coreografia che due anni fa – quando la squadra vinceva il campionato di Promozione, tornando in Eccellenza – ha fatto il giro del sottobosco ultras laziale:

“Cuntadine, cuucuzzieje, marenare, pulpetieje”.

Una frase che sta a spiegare le origini della gente terracinese, fatta di contadini con le zucchine da una parte, e di marinari con i polipi dall’altra. Due vere e proprie fazioni rivali della città, come Guelfi e Ghibellini.

E a proposito della città e del legame comunitario, gli ultras hanno offerto un contributo importantissimo alla popolazione – insieme ai tifosi del Roccasecca – dopo il tremendo uragano del 2018 che ha causato danni ingenti e provocato anche un morto. Pure durante la pandemia i tifosi sono stati in prima linea, quando hanno donato rotoloni di carta assorbente, taniche di igienizzante e disinfettanti spray alla postazione del 118 della città. Questo perché, come è bene ricordare, ultras non significa solo stadio e, per qualcuno, violenza ma significa ancor prima comunità.


La storia del movimento


Il movimento ultras del Terracina non è recente come si potrebbe erroneamente credere. Ha invece alle proprie spalle una storia importante, e soprattutto duratura: fondato dai Commandos Tiger nel 1977, agli albori comprendeva ragazzi provenienti principalmente da due quartieri, quello della “Marina” e quello delle “Capanne”. Non possedendo il comune di Terracina uno stadio di proprietà, furono costretti a seguire la squadra in quel di Borgo Hermada, cambiando poi nome nel 1985, in Blue White Corps.

Un altro gruppo che ha fatto la storia della Curva Mare, intitolata al tifoso Carlo Guarnieri dopo la sua scomparsa prematura (ormai vent’anni fa), è quello dei Boixos. Nel 2015 il gruppo ha festeggiato contemporaneamente il 25° anno di attività e lo scioglimento, e lo ha fatto in maniera memorabile. Saliti sul punto più alto della città, nonché uno dei suoi simboli più importanti, il gettonatissimo (turisticamente parlando) Monte Giove, hanno dato vita a una ”torcida” degna del miglior tifo balcanico.

Un saluto a dir poco meraviglioso, tra cielo e terra (e mare)

Verso la salvezza…e oltre


Dove arriverà questa squadra durante l’arco della stagione è difficile dirlo, specialmente provare a ipotizzare se raggiungerà o meno la salvezza. Ma comunque, non è questa la cosa più importante. Finora i tigrotti sono partiti bene, raccogliendo 9 punti in 6 partite, ma la stagione sarà lunga e ostica. L’unica certezza è che la Serie D ha aperto un periodo di nuova giovinezza per la Curva Mare, la quale, dopo anni, finalmente è tornata con un ruolo da protagonista sulla scena, pronta a dare ancora una volta spettacolo.

Il futuro della società con ogni probabilità potrebbe dipendere dal risultato di questa annata: rimanere nell’ultimo limbo del calcio dilettantistico potrebbe consentire ai nuovi proprietari di allestire una rosa con maggiori ambizioni. E poi chissà, sognare non costa nulla. Da parte dei tifosi più caldi però, l’aspetto più importante non è la categoria: è la difesa della propria storia, del proprio territorio, dei propri colori, e sono proprio questi aspetti che colpiscono tanto chi da fuori, magari abituato ad altri palcoscenici, scende in questo viaggio catartico nelle categorie minori.

Qui, al di là della retorica, si respira il vero calcio e il vero tifo, autentico perché disinteressato, o comunque non legato tanto al fine del risultato quanto al significato del viaggio. Tifare Terracina, sostenerlo sugli spalti, più che una questione calcistica è una questione culturale, è una testimonianza di un legame territoriale e identitario. E il suo tifo è l’espressione, in definitiva, di uno dei tanti meravigliosi popoli, seppur piccoli, che animano il nostro calcio nazionale: non calcio come spettacolo, e qui lo si capisce davvero, ma calcio come autentico fenomeno sociale.


Ringraziamo Ferdinando Vavuso, fotografo del Terracina, per le immagini dell’articolo. E la Curva Mare per l’ottima accoglienza, e per averci introdotto nel suo mondo.


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