Papelitos
23 Luglio 2023

Studio, lavoro, non guardo DAZN

Siamo davanti all'affronto finale.

C’è un limite a tutto, persino alla passione. Che senso avrebbe infatti spendere tutti quei soldi per vedere in TV la squadra del cuore, o – malattia assai più diffusa – le altre partite in Italia e nel mondo, per il solo gusto di vedere calcio? Magari però torneremo ad una ‘visione’ più a misura d’uomo, come tante volte abbiamo reclamato in passato. DAZN stavolta l’ha fatta grossa, e adesso occorre una denuncia collettiva: i tifosi sono comunità, gli appassionati sono comunità e meritano rispetto.


Il ritocchino


In origine il costo dell’abbonamento di DAZN era di 9,99 € al mese per il pacchetto delle tre partite in esclusiva. Il servizio offerto non era dei migliori – la quota maggiore dei problemi di streaming si sono verificati proprio in questo periodo – ma prezzo e possibilità di condividere l’abbonamento con un amico o un familiare rendevano la pillola meno amara. Poi però la pandemia ha rivoluzionato le carte: Sky e la Lega di Serie A si sono ritrovati in tribunale per un contenzioso legato alla sospensione del campionato per via del Covid, e DAZN ne ha approfittato per accaparrarsi tutte le partite in esclusiva dal 2021 fino al 2024. Forte dell’aiuto economico e strutturale di Tim, la società inglese ha investito nel calcio italiano 950 milioni. E qui sono iniziati i problemi.

Ricordiamo anche che in questi anni AGCOM (l’autorità garante delle comunicazioni) ha invitato più volte la piattaforma a fornire ‘chiarimenti urgenti’, intervenendo anche con tre provvedimenti e richiedendo rimborsi e indennizzi agli utenti tartassati dai malfunzionamenti. Una vicenda diventata anche politica, fino a quando due anni fa il ministro Giorgetti convocò al Mise i vertici di DAZN per la variazione contrattuale a stagione in corso (il famoso stop alla doppia utenza) oltre che per i cronici disservizi. Disservizi per cui, anche pochi mesi fa, DAZN è stata richiamata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso per fornire spiegazioni. Questa solo una parte dello storico di DAZN, a cui abbiamo deciso di affidarci malgrado gli innumerevoli problemi tecnici, economici, commerciali che ha causato ai calciofili italiani.


Una “gara” al rialzo


Nonostante l’inquietante lievitazione dei prezzi, con l’aumento a 29 € al mese a campionato in corso nella scorsa stagione, DAZN nelle ultime settimane non ha smesso di denunciare alcuni problemi: primo su tutti il calo drastico di abbonati nel periodo che va da giugno ad agosto – comprensibile, quando in tv ci sono soltanto amichevoli estive. E per cercare di risolvere a questo problema, ignorando il fatto che l’opzione di mettere in pausa l’abbonamento per l’estate fosse stata offerta proprio da DAZN, ecco che negli ultimi giorni la società di streaming ha annunciato nuovi aumenti.

L’intento del nuovo listino prezzi, ovviamente al rialzo, è proprio quello di scoraggiare gli utenti nel mettere in pausa l’abbonamento durante l’estate.

40€ per l’abbonamento “base”, senza però la possibilità di metterlo in pausa nel periodo estivo; 30€ scegliendo la fatturazione annuale. E per quanto riguarda la versione “plus”, quella che garantisce di poter fruire dell’applicazione contemporaneamente su due dispositivi diversi? Opzione anch’essa offerta da DAZN, prima in maniera gratuita, poi dallo scorso anno a pagamento: 55€ scegliendo di poter disattivare il tutto nei tre mesi estivi e 45€ pagando tutto in un’unica rata. “Com’è umano lei!”, direbbe Fantozzi.


Pago di più, vedo di più?


L’ennesimo aumento di prezzo è difficilmente giustificabile, e comunque non certo con la nota ufficiale di DAZN: “ci sono in arrivo nuovi contenuti, tra cui rugby e basket italiano ed europeo”. D’altronde, in ordine sparso: la rotellina del buffering video continua ad essere una presenza fissa; il collegamento pre-partita avviene a due-tre minuti dal calcio d’inizio; dulcis in fundo, alcune telecronache di Serie A e la maggior parte di quelle delle altre competizioni (anche italiane) vengono fatte dallo studio di Milano, e non sul campo. Perché dovremmo pagare di più se rispetto alla scorsa stagione non è cambiato praticamente nulla?



Con Abodi, Lotito e Gravina che stanno ancora esultando per la nuova legge contro la pirateria, convinti che il famoso “pezzotto” sia l’unico male del nostro calcio, come si potrebbe solo pensare di fare la guerra allo streaming illegale scegliendo di alzare ulteriormente i prezzi?


L’aumento di DAZN ai prezzi: una nave che affonda


La realtà dei fatti è che questa nave sta affondando, e i fatti lo dimostrano. La Lega di Serie A a stento riesce a tirare avanti, e sulla questione dei diritti tv naviga ancora in alto mare, tra le richieste a dir poco eccessive della Lega e la prudenza di DAZN, Sky, Mediaset, Amazon, non certo intenzionate a svenarsi per un prodotto che mai giustifica il miliardo e più fissato dal “prodotto Serie A” – Serie A, tanto per inciso, che in molti si erano illusi potesse rialzarsi dopo i risultati delle italiane in Europa, e che invece è anche quest’anno terra di conquista del calciomercato estivo.

DAZN in tutto ciò, per coprire il fisiologico calo di abbonati dovuti sia allo streaming illegale, sia alla stanchezza di tanti spettatori, esauriti e dissanguati dal continuo e brutale aumento dei prezzi – considerato anche il servizio che offre la piattaforma di streaming, non certo all’altezza – insomma per far fronte a tutto ciò, e supplire anche all’uscita di scena da parte di Tim, non fa altro che rilanciare continuamente in un vertiginoso aumento dei prezzi, spedendo mail ai suoi abbonati che ormai fanno l’effetto di quelle dell’Agenzia delle Entrate. L’impressione, per l’ennesima volta, è che questa nave debbano salvarla gli appassionati e i tifosi, accollandosi sulle spalle gli errori, le sottovalutazioni e l’inadeguatezza di presidenti e televisioni.

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