Papelitos
30 Gennaio 2025

DAZN: ride bene, chi paga per ultimo!

Gli altri, è meglio che piangano.

Siamo attorno al 30’ di gioco durante Frosinone-Sudtirol, un tiratissimo scontro diretto per la salvezza nel campionato di Serie B. Il pallone è in gioco ma a un certo punto, nella diretta di DAZN – che fortunatamente, almeno per quanto riguarda il campionato cadetto, non ha più l’esclusiva – parte la pubblicità. Qualcuno potrebbe pensare a un classico “Premium Spot”, ovvero una di quelle pubblicità di massimo trenta secondi, inserite durante l’evento: e invece no, perché poi ne parte subito un’altra, e un’altra ancora, andando avanti per quasi due minuti, il tutto a palla in campo.

Questa è una nota di colore, considerate le grandi questioni che hanno riguardato la piattaforma negli ultimi tempi, e la notizia ovviamente ha avuto poco clamore, non trattandosi di un match importante; eppure volevamo partire dalle cose un po’ più leggere, marginali per così dire, per procedere invece ad argomenti più seri. Perché certo non deve aver fatto piacere ai tifosi delle due squadre, magari abbonati a una piattaforma che non predeva tali intervalli pubblicitari, un’interruzione del genere, ma cio è nulla rispetto alle recenti mosse ‘strategiche’ e commerciali di DAZN.


44,99€ o 9,99€?


La società di streaming era tornata nell’occhio del ciclone la scorsa settimana, quando agli utenti non ancora abbonati era stata riservata un’offerta con i fiocchi: 9,99€ al mese per il piano standard fino al termine della stagione. Uno sconto in piena regola, da saldi se non proprio da fuori tutto, che in teoria sarebbe dovuto essere disponibile fino al 26 gennaio; in pratica, però, l’offerta è stata ritirata appena tre giorni dopo, causa il sacrosanto polverone sollevato da chi, a inizio stagione, aveva sborsato la “modica” cifra di 359€ una tantum per l’abbonamento annuale oppure i 44,99€ per quello mensile.

Su queste colonne, lo sapete, nel corso degli anni abbiamo più volte criticato la piattaforma a partire dagli aumenti di prezzo, abbattutisi sugli utenti senza preavviso e soprattutto a stagione in corso: mosse estreme e poco ortodosse per cercare di racimolare più denaro possibile, il tutto per una società che da anni chiude i propri bilanci in rosso – 2.33 miliardi del 2021, 1.25 miliardi di dollari nel 2022, 1.45 miliardi di dollari nel 2023.



E la mossa della “promo” che ha fatto infuriare gli abbonati – tra l’altro già sul chi va là per via del disservizio di mezz’ora avuto durante la diretta di Inter-Bologna – si può leggere come un ennesimo tentativo di raschiare il fondo del barile, il quale però si è tradotto in un altro buco nell’acqua. Al di là della netta differenza di prezzo con i vecchi abbonati, ci viene da chiederci, quando siamo ormai a metà stagione: ma quante persone avranno mai pensato di poter attrarre quei geni del reparto Marketing per trascurare l’ira, che ovviamente si sarebbe scatenata, dei vecchi abbonati?


“Venghino signori venghino, la partita è gratis


Per far fronte al continuo calo di abbonati, nell’attuale stagione si era già pensato a delle “soluzioni innovative” (parole del CEO italiano di DAZN, Stefano Azzi), che a noi in realtà sono sembrate un po’ più delle “soluzioni disperate”: offrire delle partite gratis durante l’arco della stagione (l’ultima, Juventus-Milan) nella speranza di accaparrarsi nuovi clienti. Ovviamente la conseguenza è stata un altro, ennesimo, congestionamento dei server; con gli utenti, quelli veri, a pagamento, che hanno registrato dei disservizi durante la diretta.

Guardando i numeri delle tre partite “offerte” qualcuno, ai piani alti, avrà pensato di esultare con la situazione tornata alla normalità. Eppure, i dati Auditel certificano un lento e inesorabile declino: DAZN, rispetto alla passata stagione, ha perso complessivamente 15 milioni e 786 mila spettatori, 20 milioni e 963 mila rispetto a due anni fa. E solo nella 22a giornata di Serie A gli ascolti DAZN si sono fermati a 5.432.730 spettatori complessivi; l’anno scorso erano stati 6 milioni e 186 mila (- 753 mila), due anni fa 6 milioni e 366 mila (- 933 mila). Alla faccia del Piracy Shield e della lotta senza quartiere al ‘pezzotto’.



Ciò nonostante, durante il periodo natalizio la società di Blavatnik ha annunciato di aver acquisito i diritti in esclusiva del prossimo mondiale per club (2025), il quale sarà trasmesso – udite, udite – gratis. Risultato di ‘una partnership di più ampio respiro tra DAZN e FIFA’: una visione a lungo termine, una “partnership innovativa combina l’esperienza unica di DAZN e la sua visione del futuro con l’impegno della FIFA a rendere il calcio davvero globale”, altro che i disservizi e le lamentele degli utenti italiani.


L’Arabia salverà DAZN?


Dietro a questo accordo d’altronde, da circa 1 miliardo di dollari, pare che ci sia il fondo sovrano dell’Arabia Saudita con il suo ramo di investimenti sportivi. Più nello specifico, come riporta Calcio e Finanza, dovrebbe muoversi SURJ Sports Investment, il quale fa appunto parte del celebre PIF saudita (Public Investment Fund saudita) e a breve dovrebbe ufficializzare l’accordo da 925 milioni con DAZN.

D’altronde, sotto la guida del principe Mohammad bin Salman, l’Arabia è già da tempo entrata a gamba tesa nel mondo dello sport e delle competizioni internazionali (pensiamo solo alla nostra Supercoppa o a quella spagnola, ma per l’elenco degli eventi sportivi non basterebbero due cartelle). Quale miglior partner, per giunta già impegnato nella pianificazione del suo grande appuntamento mondiale nel 2034, potrebbe mai esserci per DAZN – magari appunto con il sostegno della FIFA?

Il solo pensiero di vedere un mondiale, in Arabia Saudita, su DAZN, ci fa rabbrividire. Ma vedremo cosa ne sarà.

Nel frattempo, tornando sulla terra e nella nostra povera Italietta, i clienti stanno scappando dalla piattaforma di anno in anno, non tanto per ingrossare le fila dei pirati come vorrebbero farci credere i nostri illuminati dirigenti sportivi, bensì perché esausti, schifati, rassegnati: meglio non vedere più le partite che essere costretti a farlo su una piattaforma quale DAZN, la quale più abbassa i costi di produzione, e taglia su dipendenti e telecronisti in presenza, più aumenta i prezzi a inizio anno; per non parlare poi delle toppe, assai peggiori del buco. A tutto, ed è questo il messaggio che stanno lanciando i telespettatori italiani, in fondo c’è un limite.

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