Il caso De Laurentiis conferma l'ipocrisia del nostro sistema.
Aurelio De Laurentiis è il primo presidente di Serie A positivo al Covid. Ma potrebbe non essere l’ultimo. Già, perché è stato proprio il patron del Napoli ad accomodare il virus nelle stanze del palazzo del calcio. Stando a quanto appreso dai giornali, De Laurentiis avverte un malessere mercoledì mattina, quando partecipa all’assemblea di Lega fissata per discutere l’ingresso di fondi private equity nella commercializzazione dei diritti televisivi. La diagnosi è di quelle fatte in casa: “Indigestione di cozze”, avrebbe detto ai colleghi. La scusa della prostatite era già stata occupata.
“Mal di stomaco ma non sintomi riconducibili al Covid”, spiega l’Ansa citando alcune fonti del Napoli. “Se avesse avvertito sintomi – si apprende dalle fonti interne al club – non avrebbe mai intrapreso un viaggio in nave e aereo da Capri a Milano e ritorno nella stessa giornata come invece ha fatto”. La Gazzetta dello Sport scrive che il produttore cinematografico è stato controllato “almeno sei volte” prima di arrivare al tavolo dell’assemblea. Ce lo auguriamo. Ma non è questo il punto.
De Laurentiis si è presentato all’Hotel Hilton di Milano (sede dell’assemblea di Lega) senza mascherina. La Lega Serie A ha chiarito che all’interno della riunione sono stati rispettati tutti i protocolli anti contagio, compreso il distanziamento interpersonale di un metro e mezzo. Sta di fatto che il presidente del Napoli esce dall’albergo ancora senza mascherina e si intrattiene con i giornalisti. Terminato l’incontro con la stampa riparte alla volta di Napoli, per poi salpare verso Capri. In serata, intorno alle 20, arriva il responso: tampone positivo. Sì, ma quando lo ha fatto?
Una nota del Napoli di giovedì 10 parla di “tampone effettuato ieri”, vale a dire mercoledì 9 (nello stesso giorno in cui è stata riscontrata la positività?). Altri giornali parlano di test eseguito martedì. Sorge allora un’altra domanda: De Laurentiis ha partecipato all’assemblea in attesa dell’esito del tampone in barba all’isolamento precauzionale consigliato dalle autorità sanitarie? Ci auguriamo di no. Ma è questo il punto.
La positività di De Laurentiis ha suscitato una certa (e comprensibile) irritazione tra i colleghi presidenti e i dirigenti della altre squadre che hanno partecipato all’assemblea. Tutti i presenti sono stati isolati, compreso il presidente Paolo Dal Pino. A breve si sottoporranno a tampone. La positività di De Laurentiis conferma la velata ipocrisia del calcio post covid. Il pallone aveva ripreso a rotolare nel segno di esultanze distanziate, abbracci vietati e strette di gomito. Un rigido protocollo seguito soltanto per pochi giorni, fino alla finale di Coppa Italia (chi non ricorda le esultanze del Napoli dopo aver battuto la Juventus ai calci di rigore?).
Hanno parlato di un “calcio nuovo”. Ne è venuto fuori un calcio senza fascino, senza appeal e soprattutto senza pubblico. Diremmo, inoltre, un calcio ipocrita. Un calcio che prevede l’ingresso contingentato delle squadre in campo, con i panchinari seduti a distanza di sicurezza, e che tiene chiusi i cancelli degli stadi per salvaguardare la salute di tutti. Un calcio che tuttavia permette comportamenti evitabili e superficiali come quello di De Laurentiis.
Ci hanno voluto far credere che il calcio avesse saputo adattarsi ai cambiamenti imposti dalla pandemia. Bene la tutela della salute pubblica (ci mancherebbe), le precauzioni così come i protocolli necessari a contrastare il diffondersi del virus. Tutto bello e corretto, se non fosse che gli stessi attori protagonisti siano i primi a steccare sulla scena. E l’interpretazione di De Laurentiis (che di cinema dovrebbe saperne qualcosa) rasenta il trash intravisto in tanti dei suoi cinepanettoni. Auguri di pronta guarigione.
Immagine di copertina: SSC NAPOLI/SSC NAPOLI via Getty Images