Calcio
15 Gennaio 2023

Il Lens di Franck Haise viene da un'altra epoca

Allenare uomini, prima che calciatori.

Sembrava che anche per questa stagione il campionato francese fosse destinato ad andare incontro allo stesso destino a cui da circa un decennio (salvo rare eccezioni) ha ormai abituato il suo pubblico, ovvero l’ennesimo trionfo con diverse giornate d’anticipo da parte del Paris Saint-Germain. Poi però il PSG (fin lì imbattuto) è crollato in casa del piccolo ma terribile Lens, che si è portato così a quattro lunghezze di distanza dai parigini.

Il club giallorosso ha surclassato il colosso qatariota sia dal punto di vista tattico che agonistico: il Lens è passato subito in vantaggio con un gol dell’esterno polacco Frankowski, complice un’incertezza di Donnarumma, ma il PSG è riuscito a pareggiare pochi minuti dopo con Ekitike. Quella che poteva essere la classica “mazzata psicologica” si è trasformata in delirio di onnipotenza per i “Sang et Or”. Il Lens ha continuato ad esercitare un forte pressing sul centrocampo avversario, mandandolo completamente in bambola, e proprio da un pallone recuperato in quella zona è nato il secondo gol del Lens, con il giovane centravanti belga Openda che ha finalizzato un perfetto contropiede partito dal mediano Fofana (ex-Udinese), che ha sradicato la palla dai piedi di Soler dando il via all’azione.

All’inizio del secondo tempo, i giallorossi hanno subito chiuso la partita con un altro gol in contropiede, nato da un altro errore a centrocampo del PSG, totalmente in balia del furore agonistico degli avversari, con Openda stavolta assist-man per il compagno di reparto Claude-Maurice, autore del definitivo 3 a 1. Per tutto il resto della gara, fino al fischio finale, i “Sang et Or” si sono difesi con grande ordine dagli attacchi parigini, non rischiando quasi nulla e mostrando anzi una gestione della gara tra fase offensiva (nel primo tempo) e difensiva (nel secondo tempo) praticamente perfetta. Il principale merito di questo più che eccellente lavoro, sia in termini prestazionali che di risultati, è senza dubbio del tecnico del club dell’Alta Francia, ovvero Franck Haise.

“So di cosa siamo capaci. Se c’è una differenza tra noi e loro è la forza del collettivo, uno dei nostri grandi punti di forza”.

Queste le dichiarazioni a fine partita di Haise, che ha sottolineato quanto la sua squadra sia fortemente unita a livello di spogliatoio (un punto sul quale abbiamo già battuto molto, noi di Contrasti, in passato). Ma da dove spunta Franck Haise? E quali sono i suoi “segreti”?


Il primo Lens di Franck Haise


Dopo la fine della carriera da calciatore, spesa in gran parte nelle serie minori francesi giocando come difensore e/o centrocampista difensivo, Haise ha iniziato quella da allenatore, che lo ha visto impegnato principalmente in formazioni giovanili e dilettantistiche fino a quando, proprio mentre allenava le giovanili del Lens, è stato chiamato (nel febbraio del 2020) a guidare la prima squadra, allora militante in Ligue 2 (la seconda serie nazionale). Haise fa in tempo ad ottenere due vittorie consecutive, per poi assistere alla sospensione di tutti i campionati calcistici nazionali per la pandemia di Covid. Alla ripresa il Lens si trova promosso “a tavolino” in massima serie, e la dirigenza conferma Haise in panchina.

franck haise lens
Lo sguardo da volpe di Franck Haise

Una scelta che si rivelerà più che fruttuosa, visto che i “Sang et or” da neopromossi disputano un più che eccellente campionato, classificandosi al settimo posto e sfiorando la qualificazione in Europa League per soli 3 punti. E non è affatto un fuoco di paglia il loro, visto che anche nella stagione successiva, la 2021-22, gli uomini di Haise replicano il risultato delle precedente annata, con un altro settimo posto in cascina e la zona europea mancata per appena 3 punti.

I risultati eccezionali di quest’ultima stagione sono ormai sotto gli occhi di tutti, tanto che la dirigenza del club non solo ha blindato il suo allenatore con un lungo contratto fino al 2027, ma lo ha anche nominato nuovo direttore generale (in seguito all’addio di Florent Ghisolfi, trasferitosi al Nizza), offrendogli in questo modo anche maggiori poteri decisionali nelle scelte di mercato.

Mettendo da parte i risultati, è il momento di parlare della tipologia di gioco di Franck Haise e del suo modo particolare di rapportarsi con i giocatori, ovvero i due “segreti” principali per capire da dove arriva il “miracolo” del Lens. Partendo dalle idee di calcio (tattica e moduli) Haise predilige il pressing a tutto campo, la riconquista immediata del pallone in fase di non possesso, un calcio orientato alla verticalità in fase offensiva (recuperata palla, si cerca immediatamente di andare nell’area avversaria, senza fronzoli) e all’occupazione di tutti gli spazi in fase di non possesso.

Per via di questa concezione calcistica “offensiva”, ma anche per l’utilizzo costante della difesa a 3, è stato sin troppo facile, quantomeno per i media italiani, paragonare il lavoro di Haise a quello svolto da Gian Piero Gasperini all’Atalanta, allenatore che lo stesso Franck ha confessato di ammirare (elogiando anche Arrigo Sacchi, altro nume tutelare dei tecnici “propositivi”).

Ci troviamo quindi davanti all’ennesimo allenatore-filosofo alla ricerca dell’utopistico “bel gioco”, che tenta di imporsi sulla scena nazionale e internazionale (perché no) con i suoi dogmi? Non proprio.

Il normanno è in verità più pragmatico di quanto si possa pensare: d’accordo la fase offensiva, ma se si vuole arrivare in alto è essenziale anche un altrettanto eccellente fase difensiva. Il Lens è al momento – non a caso – il miglior reparto arretrato della Ligue 1 con 13 gol subiti in 19 giornate (terza miglior difesa in Europa, alle spalle di Barcellona, Newcastle e Juventus). Haise ha dichiarato di non avere un sistema preferito ma di giocare spesso con il 3-4-1-2 o con il 3-5-2 perché “sono i migliori sistemi per esaltare le caratteristiche della rosa e dei giocatori”.

Non c’è nessun dogma qui (e per fortuna), ma capacità di adattamento a seconda della rosa a disposizione.


La cura dell’aspetto mentale


Il vero punto di forza di questo allenatore è però la capacità di relazionarsi con i propri giocatori. Per migliorare la forza mentale dei suoi atleti e al tempo stesso renderli meno stressati dalle pressioni esterne e più rilassati internamente, Haise è ricorso all’utilizzo dello yoga, praticato una volta alla settimana: “Penso che sia un buon momento della settimana per recuperare le forze (…) e anche per essere concentrati su sé stessi. I giocatori sono molto impegnati e avere un momento di tranquillità, in cui poter riflettere, può essere una buona cosa.



Una strategia innovativa e per certi versi geniale. Oltre alle sedute di yoga, nello staff del tecnico normanno è anche presente uno psicologo, un ulteriore modo per aiutare i propri giocatori nel superare i momenti di stress: “Non è una terapia, ma una discussione, per migliorare il loro benessere mentale” ha specificato Haise, che ha aggiunto inoltre come “nel calcio tutto [sia] connesso. Non si può togliere l’aspetto mentale da quello tecnico, e neanche l’aspetto tattico da quello atletico, perché sono tutti legati tra loro”.

E il grande allenatore è colui che sa rendere al meglio tutti e quattro questi aspetti. Il fattore umano è sempre quello centrale, fondamentale, come spiegato dal tecnico in un’intervista a Prime Video: “Davanti a me ci sono uomini da allenare prima che giocatori (…) l’elemento umano è essenziale per noi del club. Voglio avere giocatori che si divertano, che facciano questo lavoro con felicità.”



Parole solo in apparenza banali, ma che in un calcio in cui il fattore umano è sempre più messo in secondo piano, proprio a scapito di quello tattico ed atletico, suonano davvero come una manna dal cielo. E a proposito di rapporti speciali con i propri giocatori, sono davvero tanti quelli che Haise ha saputo valorizzare nel corso del suo triennio al Lens, e tra questi non ci sono soltanto giovani. Emblematico il caso di Gael Kakuta, attaccante congolese (tra l’altro cresciuto proprio nelle giovanili del Lens) che dopo essere stato lanciato dal Chelsea, è girovagato in tutta Europa in prestito dai londinesi senza mai riuscire a lasciare il segno (passando pure in Italia, alla Lazio, dove ha racimolato due misere presenze).

A 29 anni è dunque tornato a casa, e proprio qui, sotto la guida dell’allenatore normanno, ha disputato la migliore (e unica) stagione di livello della sua carriera (11 gol realizzati in 34 partite di Ligue 1) venendo premiato come miglior giocatore africano del campionato francese.

Un altro esempio è quello del terzino francese Jonathan Clauss che, unitosi alla squadra nel 2020 (proveniente dalla Serie B tedesca) all’età di 28 anni, è diventato uno dei migliori terzini offensivi al mondo per prestazioni, con ben 8 gol e 18 assist nelle due stagioni con i “Sang et or”, venendo addirittura convocato in Nazionale (non portato però in Qatar da Deschamps), per poi venire ceduto la scorsa estate al Marsiglia per 20 milioni di euro (dove sta continuando a fare ottime prestazioni).

Altri giocatori che hanno enormemente beneficiato degli allenamenti di Haise sono due giovanissimi: il centravanti Arnaud Kalimuendo (classe 2002), attualmente al Rennes, ma che nel biennio con il Lens si è fatto valere enormemente sottoporta (13 gol segnati la scorsa stagione e miglior marcatore della squadra) e il centrocampista maliano Cheick Doucourè (classe 2000), prodotto del settore giovanile giallorosso, il perno davanti alla difesa della squadra di Haise, prima della sua cessione al Crystal Palace.

In questa per ora eccelsa annata, i giovani che stanno facendo le cose migliori sono il centravanti belga Lois Openda, preso in Olanda dal Vitesse per sostituire proprio Kalimuendo, e autore di 8 gol sinora, il mediano ghanese Salis Abdul Samed, arrivato dal Clermont come erede di Doucourè, e infine il difensore centrale austriaco Kevin Danso, già in rosa lo scorso anno ma che mai era stato così continuo nelle prestazioni come in questa stagione.

La stella della squadra, da tre anni a questa parte, è però una soltanto: Seko Fofana, mediano ivoriano arrivato dall’Udinese per 9 milioni di euro, l’acquisto più costoso della storia del club.

Soldi spesi benissimo, dato che sotto la gestione Haise Fofana ha fatto un salto di qualità che difficilmente si poteva anche solo ipotizzare, evolvendosi in un centrocampista box-to-box capace di impostare, recuperare e anche trovare la via del gol (ben 9 la scorsa stagione). A chi in passato gli aveva chiesto perché si fosse trasferito in una squadra allora neopromossa, invece che in una di maggior caratura, Seko aveva risposto così: “Era da tempo che volevo venire qui. Mi sono arrivate molte proposte, ma alla fine ho scelto il meglio per il mio futuro. Non si può dire di no al Lens.”

Allora queste dichiarazioni fecero storcere il naso a più di uno, ma alla fine la scelta di un progetto piccolo quanto ambizioso come quello “Sang et Or” è stata quella più lungimirante da parte sua. Recentemente Fofana ha anche rinnovato il suo contratto (fino al 2025) promettendo di essere una bandiera del club: non sappiamo se sarà così, ma sta di fatto che per ora Seko è uno dei grandi protagonisti della cavalcata della banda di Haise verso la storia del calcio transalpino. In casa Lens lo scudetto è stato vinto soltanto una volta, nel lontano 1998, e chissà che quest’anno il “dio del calcio” non si possa rivelare più buono (e normanno) del solito.

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