Tifo
13 Giugno 2024

Hansa Rostock, se il tifo insegna la storia

Un viaggio tra le ceneri ancora calde della DDR.

Qualche mese fa, scrollando compulsivamente su una celebre pagina ultras sui social, mi si è rivelata una tifoseria di cui sapevo colpevolmente troppo poco: nel video, 20mila fedelissimi dell’Hansa Rostock avevano invaso l’Olympiastadion di Berlino (video sotto) per una partita di Zweite Bundesliga (seconda divisione tedesca), con metà settore ospiti completamente vestito di bianco e l’altra metà di blu, creando un colpo d’occhio impressionante.

Un supporto (in trasferta) quasi inspiegabile nella sua maestosità

La curiosità è diventata ricerca, la ricerca è diventata racconto. Rostock, dunque. Parliamo dell’attuale land tedesco del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, affacciato sul mar Baltico. A una sessantina di chilometri di fronte a noi compare la sponda danese, mentre ad est il confine polacco è distante due ore di macchina. Conosciuta col titolo di città “anseatica” per via della sua rilevanza nella Lega che nel tardo Medioevo dominava le rotte commerciali dell’Europa settentrionale, e “universitaria” per il suo rinomato ed antico ateneo, Rostock ha rappresentato (rappresenta?) uno dei centri più vivi della Germania Est.

Il periodo dell’occupazione sovietica, durato quarant’anni, ha lasciato un’impronta incancellabile nella storia della città, che divenne il porto più importante della DDR, conoscendo un boom demografico che la fece arrivare a 250 mila abitanti a metà Anni Ottanta, numero mai toccato in più di otto secoli di storia. La riunificazione tedesca del 1990 svantaggiò Rostock, come la maggior parte delle città orientali. La popolazione scese a 200 mila abitanti nel giro di un decennio, effetto della crisi economica che provocò una massiccia emigrazione verso l’ovest; tutto ciò produsse rigurgiti politico-sociali che verranno approfonditi più avanti.

Il calcio arrivò in città già a fine Ottocento, ma è nel periodo sovietico che si impose veramente: a inizio Anni Cinquanta i piani statali della DDR prevedevano la promozione delle discipline sportive attraverso la creazione di associazioni. Così nacquero in tutto il territorio, sotto l’egida di un’azienda statale, numerosi club.

L’Empor, leader nel settore commerciale, possedeva una sezione calcistica molto competitiva nella cittadina di Lauter, in Sassonia, la cui rosa venne “dirottata” a 500 km di distanza nella sezione di Rostock, per dare alla città più importante una formazione di livello.

L’Empor Rostock giocò fino al 1965 quando, sempre per volere governativo, i dipartimenti di calcio vennero staccati dalle varie aziende per creare poli calcistici nei maggiori centri urbani, come accadde a Magdeburgo, Lipsia e Berlino Est. L’Empor divenne Hansa Rostock, squadra con divise blu e dettagli biancorossi, a riprendere i colori della città e dello stemma che era già moderno negli anni Sessanta, con pochi elementi ma ben evidenti: una cocca (imbarcazione a vela tipica della lega anseatica, utilizzata sul Baltico) rossa stilizzata con la vela blu su cui campeggia un grifone bianco, creatura che si ritrova anche nel logo cittadino.



Fino al 1990 i successi dell’Hansa in Germania Est furono nulli, con il predominio di Magdeburgo, Dynamo Dresda e Dynamo Berlino. Poi, nell’ultima stagione di DDR-Oberliga, disputato nel primo anno di riunificazione tedesca, l’Hansa vinse campionato e coppa, garantendosi un posto nella neonata Bundesliga. Dopo un’iniziale retrocessione, l’Hansa riuscì a sopravvivere in Bundes per un decennio diventando la squadra dell’est col maggior blasone a riuscire a competere con i ben più attrezzati club dell’ovest, fino a quando il divario non divenne troppo largo, iniziando un’altalena infernale tra Zweite e 3. Liga.

Oggi Rostock, più che per i propri campioni in campo è conosciuta per ciò che accade all’esterno del rettangolo verde. L’Hansa è infatti arcinota in patria per il numero di sostenitori e per le controverse azioni della frangia più calda del tifo organizzato. Si tratta della squadra più seguita della Germania Est e la settima della nazione, con ben due milioni di tifosi sparpagliati per tutto il territorio tedesco anche per via della sopracitata migrazione; quest’anno ha avuto una media di 26 mila spettatori in uno stadio da 29 mila posti e ha un seguito pazzesco in tutte le trasferte.

Oggi considerata nella top 5 della scena ultras tedesca, la tifoseria dell’Hansa viene etichettata come schierata politicamente a destra, ma con delle sfumature.

Certamente negli anni Novanta […]

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