Un reportage su So Foot rivela: nei Paesi Bassi oggi la situazione hooligan è come in Inghilterra negli anni Ottanta.
Ajax, nei timori di Amsterdam. Questo è il titolo di un reportage a cura di Margaux Solinas per So Foot sul tifo ajacide. Non è la prima volta che il giornale francese, da sempre attento alle dinamiche del tifo europeo, approfondisce la questione hooligan in Olanda. In Eredivisie infatti ad essere rare sono più le domeniche senza incidenti negli stadi che quelle con.
Ma come si spiega un fatto simile, unico in Europa?
Solinas ne indaga le ragioni da un punto di vista a) culturale, congenito, e insieme b) storico, basato su fatti di attualità che hanno certamente aumentato la violenza negli stadi olandesi. Andiamo con ordine però, prendendo in prestito il caso (paradigmatico) dell’Ajax. Il 21 dicembre scorso, la squadra di Amsterdam è stata battuta 3-2 dall’USV Hercules in Coppa nazionale, in uno strano incrocio mitologico che ha segnato la fine definitiva dell’epoca d’oro ajacide – perlomeno di quell’Ajax che ha scritto pagine importantissime del calcio olandese ed europeo dal 2010 a un paio d’anni fa. L’Hercules è infatti una squadra di quarta divisione, e i tifosi biancorossi non hanno preso troppo bene – per usare un eufemismo – l’ennesima sconfitta stagionale (parliamo di una delle annate più disastrose nella storia dell’Ajax).
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Il 10 gennaio del 2024 il ds Hendriks ha lasciato l’incarico, Sven Mislintat, direttore tecnico, era stato invece già licenziato lo scorso settembre (per non parlare degli addii di Van der Saar, Ten Haag et al. negli ultimi due anni). L’arrivo di Alex Kroes (nuovo allenatore) e l’acquisto di Henderson (che giocherà da marzo) sono in questo senso una ventata d’aria fresca, ma i tifosi dell’Ajax naturalmente non hanno dimenticato la lunga crisi del club, incapace di tornare ai fasti che ne hanno segnato gran parte della storia.
Jan, ultras di vecchia data, confida a Solinas appunto sull’articolo di So Foot di cui sopra: «gli hooligan fanno parte dell’identità del calcio in Olanda. È come in Inghilterra, mantengono vivo il club. Sono il cuore dei tifosi, anche di quelli semplici (che sono comunque una minoranza). In questo momento [quelli dell’Ajax] sono arrabbiati a causa degli scarsi risultati». Un conto però è essere arrabbiati e lamentarsi, altro è avere voce in capitolo rispetto alle decisioni dirigenziali del club. Uno dei membri interni alla società ajacide ha rivelato a Solinas che “uno degli hooligan più famosi aveva un ottimo rapporto con l’ex direttore dell’Ajax, comunicavano insieme e si incontravano spesso. Era una comunicazione informale e ha funzionato. Inoltre, le azioni rabbiose degli hooligan hanno costretto il club a prendere provvedimenti interni.
I cambiamenti sono stati fatti perché gli hooligan hanno agito. Magari suona strano, ma qui funziona così”.
Ne avevamo già parlato su ContrastiULTRA: i tifosi olandesi sono i padroni del calcio in Olanda. Ricordate il famoso accendino lanciato a Davy Klaassen durante Feyenoord vs Ajax dello scorso 6 aprile 2023? Bene, il ministro della Giustizia Dilan Yeslijoz aveva detto: «Se la situazione rimane questa, presto ci ritroveremo a bandire i fan a casa». Pochi mesi dopo però, il 24 settembre 2023, la partita di campionato Ajax-Feyenoord è stata interrotta mentre la squadra di Rotterdam era in vantaggio per 3-0. Un’orda di hooligan infuriati ha lanciato fumogeni e fuochi d’artificio sul campo della Johan Cruyff Arena, sotto gli sguardi impotenti della polizia olandese.
In Olanda nessuno può dimenticare la battaglia di Beverwijk del 1997 tra hooligan dell’Ajax e del Feyenoord, dove venne ucciso il tifoso dell’Ajax Carlo Picornie (un nostro approfondimento sulla vicenda qui). «La cosa da sapere è che nei Paesi Bassi il teppismo non è una questione di classe o di background, a differenza dell’Inghilterra. Alcuni sono architetti, altri idraulici, altri insegnanti… Ciò che li unisce è il loro amore per il club e il gioco», spiega Rein Everard, ex avvocato difensore dell’Ajax. Insomma il calcio come catino e coagulo di violenza. Non però di una violenza criminale – almeno in Olanda – ma emotiva, passionale, direbbe Carmelo Bene patologica.
L’analisi di Solinas comunque non si ferma qui e va ancora più in profondità. Egli scrive che «in un Paese che ha fatto di Johan Cruyff il suo più grande rappresentante e che ha adottato il Calcio Totale di Rinus Michels come filosofia di vita, questo sport ha necessariamente assunto connotazioni identitarie». L’ultras intervistato, Jan, rivela che «gli hooligan vivono per la loro squadra, hanno i tatuaggi dell’Ajax, le loro case hanno i colori della squadra e il loro tempo libero è dedicato al calcio».
Secondo la Federazione olandese, un tifoso di calcio dedica 11 ore settimanali del proprio tempo ad attività legate al calcio, sulle 42 di cui dispone l’olandese medio. Il 26%, una percentuale considerevole. Ecco perché «combattere il fanatismo è così difficile. Tanto più che i legami degli hooligan con i dirigenti dei club e il liberalismo del paese non spingono necessariamente le autorità pubbliche a intervenire». Sempre Rein Everard rivela che “non esiste una legge chiara contro certe azioni allo stadio. Siamo un Paese liberale e non vogliamo chiedere ai tifosi di presentarsi alla polizia prima delle partite, è contro la nostra mentalità. Sono in corso discussioni sull’applicazione delle sanzioni. Dovremo seguire la fine della stagione per vedere se gli hooligan resisteranno allo stadio e se si potranno prendere delle misure”. Una questione da seguire con attenzione, in un Paese che è ancora in grado di riempire di contenuti reali parole come identità e tradizione.