Critica
02 Febbraio 2018

Ilaria D'Amico, la voce del padrone

Da Mario Sconcerti a Ilaria D'Amico: come il giornalismo sportivo non rappresenta più appassionati e tifosi.

Leggere gli editoriali di Mario Sconcerti mi fa sentire migliore. Mi apre la mente, mi tonifica, e soprattutto mi conforta. Perché mi dà la certezza d’essere più intelligente di almeno un’altra persona al mondo. Succede un paio di volte alla settimane di doversi districare fra quegli arrotolamenti verbali, che partono da Nessun Dove e arrivano a Zero Quando dopo avere attraversato gli spazi desertici del Perché Mai. E in quei due-tre minuti passati dentro il buco nero ci si trova sospesi fra l’Essere (poco) e il Nulla (che soverchia). Così è stato ancora una volta lunedì 29 gennaio, in seguito alla lettura del commento pubblicato dal Corriere della Sera. Il tema del giorno era dato dalle polemiche sull’uso del VAR, interpretato attraverso una chiave tutta sconcertiana: la guerra fra gli arbitri di campo e quelli che se ne stanno davanti al mezzo televisivo. Una trovata degna di Ciao Darwin, e a questo punto mi chiedo quale altra sfida possa inventarsi Mario Sconcerti per il fondo di lunedì prossimo. Magari un bel Milf vs Femen. Comunque sia, rimanendo al pezzo in questione, il Pallore Gonfiato del giornalismo sportivo italiano ha piazzato alcune delle sue giochesse verbali surreali, capaci di toccare picchi di Nulla Eterno con la stesura di frammenti che al confronto i geroglifici erano un fumetto di Tiramolla. Per esempio quello in cui, parlando del VAR, Sconcerti scrive:

Per molti mesi il gioco ha funzionato. Credo anche che funzionerà in eterno finché non arriverà una nanotecnologia dell’area di rigore.

E non ho proprio idea di cosa intendesse per nanotecnologia dell’area di rigore: in cosa consista, come s’innesti e come si sviluppi, nei nanopensieri di Mario Sconcerti. Lo scopriremo soltanto quando quella “eternità finché” si esaurirà per sfinimento dopo il vano sforzo d’inseguire le evoluzioni sconcertiane. Nel frattempo abbiamo da goderci un altro limpidissimo frammento di prosa, il seguente:

Una caccia all’untore che sfinisce, e che prima era cancellata d’autorità, per il solo fatto di esistere.

Ecco, io penso che entro l’estate si terrà il Congresso dell‘International Society of Philosophy and Cosmology. E pensatori di tutto il mondo accorreranno per sciogliere l’interrogativo scelto come titolo del Congresso: MA CHE MINCHIA VOLEVA DIRE MARIO SCONCERTI?

Un abbraccio a Mauro Sconcerti
Un abbraccio a Mario Sconcerti

Purtroppo per i poveri lettori del Corrierone l’edizione di lunedì 29 gennaio conteneva anche un articolo di Gaia Piccardi, dedicato alla vittoria di Roger Ferderer agli Australian Open. Dopo la cui lettura ribadisco l’incrollabile convinzione: difficile trovare in giro qualcuno che scriva peggio. E di produrre frammenti come il seguente:

Il croato Marin Cilic, da oggi nuovo numero 3 del mondo, è antagonista dignitoso ma accecato dalla luce del Migliore, che ha il potere di far sentire in soggezione chiunque si presenti al suo cospetto tranne Rafa Nadal, il niño che viaggia con l’antidoto nella tasca dei pantaloni: non a caso ricordiamo la finale di Melbourne 2017 con l’intensità di un’eclissi solare, un meteorite che sfiora la terra, un armageddon, altro che il brodino tiepido di ieri.

E qui non si tratta di guardare la stronzata su eclissi solari, meteoriti e armageddon messi a paragone col brodino (come si dice a Firenze: ma che c’entra il culo con le quarant’ore?). Qui il problema è sparare un periodo di 456 battute spazi inclusi, ciò che un qualsiasi maestro elementare punirebbe con 456 bacchettate per manina.
Il fatto è che Gaia Piccardi riesce a fare anche peggio. Per esempio, in uno dei passaggi successivi fa segnare un valore ancora più alto del Piccardometro:

Prigionieri come siamo della strepitosa retorica della rivalità con Nadal, che al torneo è mancata più dell’ossigeno a costo di assistere all’ennesima replica di un déja vu, incapaci di dire se l’epilogo sarebbe stato diverso con Murray, Djokovic, Wawrinka a pieno servizio, di fronte al n. 20 rimaniamo sospesi tra l’umana voglia di ricambio (Zverev, Rublev, Shapovalov hanno deluso) e la sindrome di Stoccolma per il più grande, che probabilmente salterà di nuovo Parigi per puntare a Wimbledon, e a chissà cos’altro.

Fanno 519 caratteri spazi inclusi. Ma vi assicuro che Gaia Piccardi riesce a fare di più. E di peggio. Terremo aggiornato il Piccardometro.

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La scorsa domenica pomeriggio, mentre s’apprestava a chiudere Sky Calcio Show per dare la linea alla telecronaca di Milan-Lazio, Ilaria D’Amico ha piazzato un numero che rimarrà agli atti. Ve la riporto per come la potete ascoltare attraverso il video:

C’è stata una contestazione a Firenze dopo la brutta sconfitta della Fiorentina ad opera del Verona, quattro a uno, è già rientrata la situazione, c’è stato un incontro col vicepresidente, ne riparleremo più tardi e tutte le notizie su Sky Sport 24, anche se, va invitata una tifoseria, questo è il primo scivolone brutto della Fiorentina in stagione, così, no?, nella… in media, diciamo, ah… eeeeh… eh, insomma, va detto che… la società… è comunque una proprietà solida [ridacchia nervosamente, ndr], quindi stiamo attenti di questi tempi, a fare contestazioni… [gesticola come se stesse palpando il culo a un ippopotamo, ndr] pesanti.

https://www.youtube.com/watch?v=_JLX0VJ0ZuA&feature=youtu.be

 

Non saprei cosa spinga una conduttrice televisiva a prendere parte in un conflitto fra una tifoseria e la proprietà di un club. Né perché mai una conduttrice debba lanciare avvertimenti alla tifoseria, raccomandandole con tono da Signorina Rottenmeier di non fare indispettire la proprietà. Di sicuro c’è che gli utenti di Sky non pagano l’abbonamento per udire la Voce del Padrone.

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