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26 Novembre 2024

L'Iran nel calcio, dallo Scià agli Ayatollah

Israele, l'Occidente, l'Islam: come cambia un Paese, anche nel calcio.

Il 19 maggio del 1968, allo stadio Amjadieh di Teheran, va in scena una partita che oggi sembrerebbe ascrivibile a un’altra dimensione. In campo ci sono le massime rappresentative calcistiche dell’Iran e di Israele, e si tratta dell’ultima partita della Coppa d’Asia ospitata quell’anno proprio dai persiani. Finita 2 a 1 per i padroni di casa, quella è anche l’ultima apparizione di una nazionale di calcio israeliana nelle fasi finali della competizione, prima della sua espulsione dalla federazione asiatica nel 1974 su pressione dei Paesi arabi.

Ciò accade vent’anni prima di essere abbracciata dalla UEFA, innescando quei malumori percepibili ancora oggi mentre Israele bombarda impunito la striscia di Gaza e il Libano e, pur riverito in Occidente, agisce al di là di qualsiasi (pur ipocrita) idea di Stato di diritto rispettoso dell’ordine internazionale – un’idea, in teoria, tanto cara a noi europei e occidentali. Ma allora, nel 1968, è ancora possibile l’inimmaginabile.

Si può sognare un Medio Oriente diverso, una migliore soluzione all’ormai incancrenita questione israelo-palestinese. Soprattutto, a colpire è che il principale alleato di Tel Aviv in Medio Oriente sia proprio l’Iran.

In fondo la storia dei rapporti tra le potenze, come affermato più volte da Dario Fabbri, è un susseguirsi di sbalzi improvvisi, di cambi di passo, di mutamenti dettati da condizioni interne e, soprattutto, esterne. L’Iran degli scià, undici anni prima di trasformarsi nella Repubblica Islamica e di appellarsi all’unità dei popoli islamici (loro, gli iraniani, sciiti e indoeuropei in una regione quasi interamente araba e perlopiù sunnita) contro Israele, in funzione della propria proiezione di potenza regionale e anti-occidentale, è differente ma parimenti ambizioso.

Intriso di orgoglio imperiale, monarchico, governato con piglio persino più autoritario dell’attuale oligarchia degli Ayatollah dalla dinastia Pahlavi espressa nella persona del suo sovrano Mohammad Reza, l’Iran è il più potente alleato statunitense della regione. L’unico supporto per Israele in una regione in cui, invece, i più acerrimi nemici dello Stato ebraico sono l’Egitto di Nasser o la Siria degli Assad.

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