Calcio
26 Maggio 2025

Lucchese, nessun dorma

I 120 anni del club con il rischio di ripartire dal dilettantismo.

“Nessun dorma” a Lucca. Manca poco alla fine, al fischio finale della gara di ritorno dei playout per determinare la permanenza in Lega Pro o la caduta negli inferi della serie D. “Porta Elisa”, lo stadio della Lucchese, in campo i padroni di casa contro i pari avversari del Sestri Levante. L’andata si era conclusa con la vittoria di misura dei sestrini (2-1), il return match come amano, con enfasi, definire la partita di ritorno telecronisti e speaker moderni, sta volgendo alla fine, a reti inviolate, un pareggio che costerebbe la retrocessione alla squadra che rappresenta la città natale di Giacomo Puccini.

“Nessun dorma”… ancora. Minuto ottantanove, Badje attaccante rossonero segna un gol che vale una stagione, anzi, forse, anche la vita stessa della Lucchese. La Lucchese, infatti, deve molto del suo possibile futuro al mantenimento della categoria, che potrebbe rappresentare la sua salvezza nonostante il fallimento societario decretato nelle scorse ore nelle aule del Tribunale. Stefano Grassi, lucchese doc, titolare della società “Affida”, infatti, ha depositato una manifestazione di interesse, non vincolante, ad acquistare la Lucchese.

La “Lucchese 1905” è stata dichiarata fallita dal Tribunale, tristemente quarta capitolazione negli ultimi diciassette anni, ma tifosi e appassionati della Lucchesia possono ancora coltivare la speranza di vedere la loro squadra disputare il prossimo campionato di Serie C. Dopo il pronunciamento del tribunale, potrebbe essere bandita una rapida asta per acquisire il club, e a questo punto entrare in gioco Stefano Grassi e “Affida”, si dice con i soldi del Bahrein, altri giurano il contrario, per una nuova società che porti avanti la Lucchese nella Lega Pro conquistata sul campo.



Una corsa contro il tempo, però, attenderebbe la buona riuscita della mission, visto che occorre entro pochi giorni versare i pagamenti degli stipendi e dei contributi arretrati e presentare alla Federcalcio tutta la documentazione. L’alternativa, per evitare di ripartire dal calcio dilettantistico, sarebbe la fusione con il Ghiviborgo e la ripartenza, con una nuova società, dalla Serie D, anche se interessati ad un’operazione similare, sono da tempo anche i “vicini” di casa del Viareggio. E si sa, dalle parti del Granducato nessuno ama i suoi confinanti e dirimpettai.

I giorni più importanti della storia recente della “città della musica” ma anche patria indiscussa del più importante festival del fumetto a livello italiano ed europeo, dunque, dopo la settimana appena trascorsa, saranno quelli che accompagneranno al mese di giugno. Il primo capitolo di un romanzo, ancora da concludersi, è stato quello di sabato 17 maggio. Ismaila Badje, nato il 24 gennaio 2000 a Tallinding in Gambia, segna il gol vincente. Minuti di recupero, infiniti, e poi il “Porta Elisa” esplode, al fischio finale. “Nessun dorma” a Lucca è notte di festa.

Per Badje, gioia doppia, tripla. Per lui l’Italia è una seconda vita, un riscatto. È fuggito dall’Africa con un’imbarcazione di fortuna, dopo essere stato torturato in un centro di detenzione libico, è arrivata in Italia alla ricerca della felicità. “Non permettere a nessuno di dirti che quello che desideri è irraggiungibile… Se hai un sogno, devi difenderlo… Se vuoi qualcosa, vai e prenditela. Punto”. Will Smith nei panni di Chris Gardner a proposito de “La ricerca della felicità”, il film. E Ismaila Badje voleva una vita dignitosa in Italia, ha stretto i denti, per raggiungere il suo desiderio. Ha scoperto che poteva avere un futuro nel calcio e come Chris Gardner ha detto a sé stesso “Se vuoi qualcosa, vai e prenditela. Punto”. E nella corsa liberatoria verso la gradinata del “Porta Elisa” che è valsa alla Lucchese la salvezza, sia di categoria che di vita stessa della società, c’è tutto di un giovane gambiano, arrivato con una carretta del mare sino al centro di accoglienza nella marina di Alcamo, sulle coste trapanesi.



Sofferenza e riscatto, sogni da difendere, ricerca della felicità. Un gol a pochissimo dalla fine di una partita, di una stagione tormentata e maledetta, difficile e da dimenticare. Sei punti di penalizzazione per stipendi non corrisposti da novembre ad aprile, i calciatori costretti a lasciare gli appartamenti non pagati. Per andare in trasferta c’è voluto un ristoratore lucchese che si è fatto carico delle spese. Una situazione incredibile, una delle tante del calcio supermilionario, pay tv e stipendi da nababbi e poi, intanto, una squadra non riesce a tirare la carretta per un sano campionato di serie C, o Lega Pro che dir si voglia.

La provincia, quella genuina, la domenica allo stadio a vedere la partita. Nostalgia di epoche che, ahinoi, non torneranno. Anzi, forse sì. “Se hai un sogno, devi difenderlo”. E allora teniamocelo stretto il sogno che non si vedano più i campionati sempre falsati, penalizzazioni a torneo in corso, classifiche con le squadre che salgono e scendono come un ascensore impazzito. Il timore è che poi si spezzi la corda e il macchinario non funzioni più. A Lucca a colpire turisti e viaggiatori tra le tante bellezze ci sta l’unicità delle sue piazze. Piazza Anfiteatro, quella del Giglio, la Napoleone detta anche Piazza Grande. E ancora, Piazza San Michele, Piazza Scalpellini, Piazza San Frediano, Piazza San Giovanni. La piazza in urbanistica, “è uno spazio pubblico racchiuso”.

E nella città delle piazze per antonomasia, i giocatori della sua squadra di calcio hanno fatto quadrato, raccolti, protetti dalle mura di Lucca, il miglior esempio in tutta Europa di mura costruite secondo i principi della fortificazione moderna che si siano conservate completamente integre, ed hanno raggiunto un obiettivo incredibile. Compatti, orgogliosamente isolati e protetti, come la Repubblica di Lucca che voleva difendersi dalle mire espansionistiche di ducati, granducati e confinanti vari. La squadra a metà aprile ha presentato istanza di fallimento all’Associazione Calciatori ma, intanto, in campo, al “Porta Elisa” come in trasferta ha continuato a dare l’anima, anche di più. Un plauso a tutti i suoi componenti in campo, ma anche al tecnico.



Giorgio Gorgone, romano di nascita, quarantanove primavere tra meno di tre mesi, alla sua prima esperienza da allenatore capo della prima squadra. Una serie di esperienze da vice, la panchina della primavera del Frosinone, poi l’approdo a Lucca già dalla scorsa stagione calcistica, e per la seconda, quella appena conclusa. Più che approdo, comunque, un ritorno. Alla Lucchese mister Gorgone c’era stato ventiquattro anni prima, nel ruolo di centrocampista, titolare inamovibile in casacca rossonera. Un condottiero di origini romane a Lucca, come origini romane, antiche ed imperiali, sono, probabilmente, quelle della cittadina lucchese a sedere sulla panchina occupata da illustri predecessori. È il caso di Corrado Orrico.

“L’orso che oggi vive come un orso, da solo, nei boschi” ha ottantacinque anni, la sua avventura più prestigiosa (e incompiuta) è, come noto, quella all’Inter, ma a Lucca è ricordato per essere stato l’allenatore della promozione in B dopo ventisette anni nel 1989/90, la vittoria della Coppa Italia di categoria, battendo il Palermo in finale e la serie A sfiorata l’anno successivo, impresa quasi riuscita analoga ad un altro “orso”, Bruno Bolchi, panchina della Lucchese stagione 1995/96. All’ombra di quello che fu Stato indipendente per secoli, prima come Comune e poi come Repubblica, l’inventore della “gabbia” c’è poi ritornato anche in altre due occasioni, la stagione 1992/93 e più avanti in quella del 1999/2000, ma è soprattutto, la prima sopracitata esperienza, a Lucca, quella che fece da preludio al suo ingresso nel soccer di prima fascia con l’Internazionale Milano, ad essere passata alla storia calcistica nella città del “Summer Festival”.

Ma non solo Orrico. A dare prestigio alla Lucchese che fu, c’è stato anche un trio delle meraviglie, estate 2005, arriva come direttore tecnico Luigi Simoni, come direttore sportivo Spartaco Landini e come allenatore il professore Franco Scoglio. A far sognare i fasti di un tempo, quelli dei giochi olimpici di Berlino 1936 e dei mondiali di calcio 1938, che videro nelle squadre titolari chiamate a difendere il tricolore nazionale, rispettivamente Libero Marchini e Aldo Olivieri, entrambi giocatori della Lucchese, ed entrambi, dunque, divenuti, poi, campioni, ma anche, ancor prima del campionato 1935/36 e di Vinicio Viani che con i suoi gol portò un momento storico per la Lucchese, la prima serie A a girone unico, voleva essere Fouzi Hadj, imprenditore nel campo del materiale siderurgico che portò una ventata di entusiasmo e nomi di spicco.



Ma, purtroppo, è stato anche, poi, il presidente che per la situazione debitoria della società ha portato la Lucchese all’esclusione dai campionati. Un incubo con il quale i tifosi rossoneri hanno convissuto in questa tribolata, travagliata, stagione calcistica che si è appena conclusa con una salvezza al fotofinish, sul campo mentre si attende cosa accadrà nelle aule di Tribunale. Tra fallimenti e rifondazioni, tra cadute nella polvere e resurrezioni, in ogni caso, è questo l’anno del centoventesimo anniversario di vita della Lucchese.

Nata nel 1905 come Lucca Football Club e poi transitata attraverso le rifondazioni del 2008 e del 2011, l’ultima società era stata battezzata volutamente “Lucchese 1905” proprio in tributo di quel 25 maggio 1905, giorno nel quale appassionati sportivi della cittadina toscana, ed in particolare Felice e Vittorio Menesini ed Ernesto Matteucci, dopo aver trascorso alcuni anni per motivi di lavoro in Brasile, dove il calcio era stato introdotto dai marinai inglesi, pensarono bene di portarlo a Lucca. Un “unicum” stando ai racconti di storia sportiva, considerando che il calcio in Italia veniva portato soprattutto dagli inglesi residenti in Italia.

E, ancora oggi, la casacca della Lucchese mantiene i colori rossoneri, una maglia simile, se non identica a quella del Milan, proprio per dichiarare la simpatia nei confronti del club meneghino che, tra l’altro, negli anni della nascita della Lucchese, si fregiava tre volte del tricolore dello scudetto (1901, 1906 e 1907). Le ambizioni non mancavano, dunque, come nel DNA di tutti i toscani. Squadra che nasce dal Brasile e dal calcio inglese, ovvero le due icone del pallone mondiale, rappresentata con i colori del Milan, una delle più importanti società, ieri come oggi, del football nostrano, in una cittadina di tutto rispetto, patria natìa di Giacomo Puccini, a voler essere modesti, uno dei più grandi musicisti e compositori di tutti i tempi.

E, se forse, per raggiungere o quantomeno sfiorare i livelli del Brasile che ispirò la nascita della Lucca calcistica, non basterebbero i supereroi, le cui preziose tavole che li immortalavano, erano gelosamente custodite nel “Museo del fumetto e dell’immagine” che ha campeggiato per anni in piazza San Romano, la Lucchese, nata la prima volta nel 1905, ma oggi non più “Lucchese 1905”, sembra pronta a ripartire anche se la nuova stagione potrebbe essere nuovamente all’insegna dell’impresa.

La salvezza non ha un costo se non l’enorme passione dei tifosi del “Porta Elisa”, il salvataggio, quello economico, in ritardo e last minute, potrebbe portare nella migliore delle ipotesi, come strascico nel prossimo campionato di Lega Pro un nutrito numero di punti di penalizzazione oppure la ripartenza dalla serie D. “Si festeggi la vittoria! E questa sera gran fiaccolata veglia di gala a palazzo Farnese, ed un’apposita nuova cantata”, scena settima della “Tosca” del lucchese più noto di sempre, Puccini, ma anche parole di augurio dei supporters della “Pantera” per la prossima stagione, allo Stadio “Porta Elisa”, sia Curva Ovest che Gradinata, che amano i colori rossoneri, quelli della Lucchese, però, of course.      

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