Il nuovo presidente della Lega Pro tra programmi e correnti.
Giovedì pomeriggio Matteo Marani, ex vice direttore di Sky Sport e giornalista (sportivo) di lungo corso, è stato eletto presidente della Lega Pro. Nella sala d’onore del CONI l’assemblea elettiva ha sancito la sua affermazione su Marcel Vulpis, già vice presidente vicario della Lega Pro con Ghirelli, con 39 voti a favore contro i 15 per il suo sfidante – due schede nulle, così come quelle bianche. Un avvicendamento in Lega Pro che ha portato, tra i volti nuovi, anche i vice presidenti: l’ex stella del calcio italiano Gianfranco Zola e l’ex presidente dell’Aversa Normanna Giovanni Spezzaferri.
Nomi prestigiosi, importanti e anche di spessore, ma come si inseriscono nei delicati equilibri di potere e nelle correnti politiche del calcio italiano? Iniziamo con il dire che Marani aveva il sostegno di Gabriele Gravina, presidente FIGC, che ha proposto il suo nome da contrapporre a quello di Marcel Vulpis, considerato troppo vicino a Lotito. Così come, a livello govenrativo, il Ministro dello sport Abodi ha caldamente raccomandato il nome di Marani e proposto Paolo Bedin come direttore generale della Serie C.
Discorso diverso per Vulpis che, oltre al presidente della Lazio, è stato sostenuto dal ministro Lollobrigida (FDI), dall’ex presidente di Opes Marco Perissa (anch’egli deputato di Fratelli d’Italia) e da Salvatore Caiata (ex presidente del Potenza, ex cinquestelle, ora deputato di Fratelli d’Italia, che avrebbe ancora il dente avvelenato con Gravina). Tant’è che, in caso di avvenuta elezione, Vulpis avrebbe avuto come vice De Nigro e Francesco Zicchieri, quest’ultimo deputato di Alleanza Nazionale e poi della Lega. La fotografia di un centro destra spaccato nello sport, che nella sua veste più istituzionale (Abodi) ha sostenuto Marani e in quella più “politica” Vulpis.
Il tutto per quel 17% di peso elettorale che porta in dote la terza serie italiana.
Così, negli ultimi due mesi, la Lega Pro è diventata terra di uno scontro feroce e test per i rapporti di forza di una battaglia più grande. Tra un anno e mezzo, infatti, ci saranno le nuove elezioni in FIGC per il ruolo di presidente federale; e Gravina non può perdere il vertice. L’elezione in Lega Pro era fondamentale proprio per mantenere un controllo, soprattutto di questi tempi in cui, in Federazione, l’aria si è fatta sempre più pesante. La serie A resta sul piede di guerra, l’Aia dovrà andare molto probabilmente al voto, nella LND (Lega Nazionale Dilettanti) si registrano venti di fronda. Un piccolo specchietto per far comprendere quanto sia stata fondamentale e strategica quest’elezione.
Tornando sull’uomo Matteo Marani, c’è poco da dire. Come detto si tratta di un nome di spessore, che ha già raccolto fiduciosi consensi anche al di fuori delle dinamiche interne al sistema-calcio italiano. Marani d’altronde è stato firma dei quotidiani sportivi più prestigiosi d’Italia, oltre ad aver diretto il Guerin Sportivo ed essere arrivato ai vertici di Sky Sport. Qui ha ricoperto la carica di vice direttore, e ha contribuito a sviluppare il racconto sportivo in Italia. Per quanto riguarda gli incarichi in FIGC, è stato vice presidente e poi presidente del Museo di Coverciano, voluto proprio da Gravina: un incarico, quest’ultimo, che continuerà a rivestire, come sottolineato da lui stesso a margine dell’elezione.
Il programma con cui si è presentato alle società di Lega Pro è interessante, senza troppi voli pindarici e promesse inattuabili: l’argomento e-Sports e affini ha ricevuto una piccola attenzione con la European League – l’associazione delle leghe professionistiche europee, che raggruppa 40 leghe di prima, seconda e terza divisione – e nulla più, senza scadere in quella stucchevole retorica sulle giovani generazioni da inseguire, proponendo loro modelli inappropriati, e concentrandosi invece sui problemi dei club minori.
Interessante in particolar modo il capitolo sulle “Riforme di sistema”, in cui Marani parla di riforma e di legge Melandri.
Per il neo presidente, una riforma puramente numerica (rivedere il numero dei club) non serve se non accompagnata da correttivi e da nuovi meccanismi di solidarietà e di cooperazione tra le Leghe. Sostanzialmente, possiamo toccare i numeri delle squadre partecipanti se dall’alto arrivano più soldi. E questa cosa non dispiace. Infatti, andando ad analizzare la questione sulla Melandri, Marani parla di una modifica della legge che al momento non tiene in considerazione lo squilibrio sulla ripartizione delle risorse – la Serie A prevede di destinare il 10% dei ricavi provenienti dai diritti tv alle serie inferiori, e di questi solo il 2% alla Lega Pro.
Si spinge molto insomma sul concetto di redistribuzione all’interno del calcio italiano (anziché su riforme assurde, come quella che ha portato al naufragio il suo predecessore Ghirelli) cercando modelli di ripartizione coerenti affinchè le economie della Lega Pro possano migliorare. Come? Questo è ben più difficile capirlo: all’interno di un programma elettorale è sempre complicato trovare dettagli, e molto si giocherà come sempre sugli equilibri e sulle dinamiche di potere. Altro punto cruciale del programma è quello di rendere permanenti i bonus sponsorizzazione, finora rientrati sempre nella legge di bilancio. Volontà già espressa in passato da Francesco Ghirelli.
Quindi l’attenzione alle strutture del nostro calcio, con la mediazione che la Lega Pro dovrà svolgere con i comuni italiani per pattuire convezioni congrue con le società di calcio, evidenziando tutte le criticità degli impianti sparsi sul territorio italiano e partecipanti ai tre campionati di Serie C. Infine altre proposte interessanti, alcune ridondanti, altre simili a cose già lette in passato e altre ancora abbastanza politichesi.
Adesso, chiaramente, bisognerà capire come (e se) cambierà la Lega Pro con Marani a capo. Una missione tutt’altro che semplice che si dovrà muovere con concretezza e visione, intervenendo a gamba tesa su interferenze e protagonismi. Soprattutto, cercando soluzioni efficaci e non spot elettorali in vista delle elezioni federali. I migliori auguri, allora, a Matteo Marani: conoscendo un minimo questo mondo, qualcosa ci dice che ne avrà bisogno.