Lo 0-3 del Maradona lascia pochi dubbi in merito.
Pochi giorni fa definivamo il Napoli trascendentale e insieme umano, una squadra capace di annichilire il Milan a San Siro con una prestazione caparbia, seria, di grande carattere e qualità in fase offensiva. In sintesi, contro il Milan si era vista davvero una squadra di Antonio Conte, nel secondo grande test stagionale – dopo lo 0-0 allo Stadium contro la Juventus. Ci sbagliavamo? Niente affatto. Ed è per questo che la vittoria dell’Atalanta al Maradona, senza appello (0-3), va inquadrata nella sua corretta dimensione: come una prestazione da squadra che può ambire allo Scudetto.
Val bene la condizione non proprio ottimale dei giocatori del Napoli, parsi stanchi già durante il primo tempo; ma siamo così sicuri che la causa di questa stanchezza sia da ritrovare nelle prime due partite ravvicinate – visto che il Napoli non ha le coppe – della stagione e non piuttosto nel gioco dialettico dell’Atalanta, capace sì di incidere ma anche di gestire, di guidare i ritmi della partita, di farla sua in un senso profondo, che va al di là delle disamine tecnico-tattiche?
Noi propendiamo insomma per i meriti della Dea, più che per i demeriti del Napoli. D’accordo, 0-3 è un risultato che racconta pure le lacune dei padroni di casa, sterili in fase offensiva – ci sono volute 10 giornate a Lukaku per ricevere i primi fischi dei suoi tifosi – e inermi in fase difensiva – anche l’ottimo Buongiorno ha faticato parecchio. Ma 0-3 è anche un risultato che, per il momento psicologico che stava passando il Napoli di Conte, racconta e contrario la straordinaria forza dell’Atalanta, squadra che gioca bene da anni, ma che ha imparato a capire i momenti della partita dallo scorso.
Senz’altro la vittoria di un trofeo così importante come l’Europa League, demolendo gli invincibili del Bayer Leverkusen, ha inciso sul capo dei giocatori atalantini il crisma dell’ordinazione tra le grandi del calcio mondiale, un concetto sul quale avevamo insistito proprio all’indomani di quel trionfo (vedi articolo supra).
L’Atalanta non gioca più tutta avanti e con quel ritmo certo spettacolare ma alle volte frenetico che infatti le è spesso costato il raggiungimento di traguardi importanti.
Oggi l’Atalanta è una squadra matura, consapevole dei propri mezzi e, permetteteci di dirlo, ricca di una rosa che pochissime altre squadre in Serie A hanno – in realtà il doppio cambio Lookman/De Ketelaere-Retegui/Samardzic a 10’ dalla fine è roba che possono permettersi poche squadre al mondo, altro che Italia.
Al contempo, quindi, capiamo anche l’analisi di Massimiliano Gallo, che difende Conte dalle accuse di pianto preventivo: «Conte non era piagnone a dire che il Napoli deve seguire il suo percorso ma che gli azzurri sono solo agli inizi del cammino. Era consapevole della forza dell’avversario. […] L’Atalanta è una squadra che continua a essere incredibilmente sottovalutata. È tra le favorite per lo scudetto, lo dimostrano i risultati di questi anni e la vittoria in Europa League. Oggi ha anche una rosa profonda».
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Oltre ai già citati terribili quattro del reparto offensivo, reso ancor più incisivo da un Ademola Lookman formato europeo – fuoriclasse, questo è il termine adatto a descriverlo in questo momento –, Gallo, e noi con lui, sottolinea la prestazione solida di centrocampo (Ederson su tutti) e difesa, dove Hien di fatto ha sterilizzato Lukaku, anche grazie a un arbitraggio finalmente agonistico: bravo Doveri.
È un passo indietro per il Napoli? Dipende, perché è proprio dallo stesso risultato – a Verona – che ad inizio stagione la squadra di Conte aveva iniziato a carburare, apprendendo di essere forte a partire dai propri limiti, e non al di là di questi. E infatti l’allenatore del Napoli a fine partita non ha fatto drammi, anzi: «L’Atalanta è una squadra che in questo momento è più forte rispetto a noi, non lo dicevo per mettere le mani avanti, solo perché analizzo e valuto le situazioni, una squadra che da tanta anni sta facendo un percorso, gioca sempre in Champions, ha vinto l’Europa League battendo l’imbattuto Leverkusen, ha una rosa strutturata in maniera tale che deve far paura a tutti, con un ottimo allenatore.
Non ci dobbiamo vergognare se pensiamo che in questo momento possono essere un punto di riferimento per noi».
È un passo troppo lungo per l’Atalanta? Anche qui, dipende dagli obiettivi che Gasperini si è posto con la propria squadra, da anni indiziata a lottare quantomeno per lo Scudetto, ma anche da anni abituata a deludere le attese soprattutto quando meno ce lo si aspetterebbe, contro squadre di medio e basso cabotaggio. Quest’anno la rosa è profonda e di grande qualità, in tutti i suoi interpreti. Che sia davvero l’anno buono? Senz’altro, la vittoria di ieri sera ha parzialmente risposto alla domanda.