Calcio
10 Giugno 2020

Nicolò Carosio e il razzismo inesistente

Un insulto razzista mai pronunciato può costare l'epurazione.

11 Giugno, mondiale messicano del 1970, Italia v Israele. Cinquant’anni fa Nicolò Carosio commenta per l’ultima volta una gara della nostra nazionale di calcio, dovendosi poi congedare a malincuore dal “suo” pubblico.

Quella che alla vigilia sembrava una partita di facile abbordaggio per i ragazzi di Ferruccio Valcareggi si rivela al contrario una pratica parecchio scabrosa; ma se la prova degli azzurri è poi consegnata agli archivi sportivi con il risultato di 0 a 0, la performance dell’allora decano del giornalismo sportivo tricolore si iscrive nei registri della storia alla voce “sconfitta”. Una bruciante e immeritata sconfitta, che fa definitivamente calare il sipario su quasi 40 anni di onorata e signorile carriera al seguito della nostra nazionale.

L’incidente nel quale incappa Carosio, ma forse sarebbe il caso di parlare di trappola, ha il volto fino ad allora anonimo del beffardo Seyoun Tarekegn, guardalinee di colore e di nazionalità etiope.

L’attimo fatale in cui si compie la parabola estintiva di Carosio è invece il minuto 29: Gigi Riva, punta di diamante dell’attacco azzurro, si smarca alla sua maniera e insacca nella porta presidiata dell’estremo difensore israeliano. È un gol di solare regolarità che regala a milioni di telespettatori italiani una sospirata esultanza, immediatamente strozzata dall’inspiegabile intervento di Tarekegn che segnala al direttore di gara, il brasiliano Vieira de Moraes, un fuorigioco a dir poco inesistente.

Qui la telecronaca originale

Carosio, che per due volte aveva definito il guardalinee “l’etiope”, non smarrisce lo stile elegante che lo aveva contraddistinto per anni di onorato servizio e si limita a notare: “Rete! L’arbitro ha convalidato il punto. Però il guardalinee ha alzato la bandiera…L’arbitro aveva convalidato il punto e il guardalinee… no: niente convalida!… Ma siamo proprio sfortunati!”.

È il tanto che basta per scatenare all’indomani una indegna gazzarra. Iniziata con la nota di disappunto dell’ambasciatore etiope a Roma e culminata con l’assurda decisione di Ettore Bernabei – direttore della RAI di cui Carosio era collaboratore esterno – che lo sostituisce col suo vice, Nando Martellini. A nulla valgono le difese tra gli altri di Enzo Tortora e di Carmelo Bene, oltre che di milioni di italiani: Nicolò Carosio finisce nel tritacarne mediatico, travolto da colate di fango che soprattutto gli addebitano la mai pronunciata parola “negraccio”, rivolta sempre al guardalinee.

Non c’è nulla fare, l’inventore del “quasi goal” diventa agnello sacrificale di una giustizia sommaria, votata al linciaggio ed ovviamente per nulla interessata alla verità. La sua vicenda professionale si chiude lì, nel peggiore dei modi. Ci vorranno anni prima di chiarire l’ “innocenza” di Carosio che, come al solito, aveva svolto al meglio il proprio lavoro utilizzando un italiano impeccabile e definendo semplicemente etiope l’assistente di gara, che etiope lo era per davvero.

Alla completa riabilitazione ha forse contribuito più di ogni altro Massimo De Luca, il quale ha scagionato Carosio e restituito dignità ad un professionista vittima di quella che oggi definiremmo una volgare “fake news”.

L’ex conduttore della domenica sportiva con un libro (Sport in tv, scritto a quattro mani con Pino Frosoli), con un ampio servizio in una delle sue “domeniche” e anche con uno spettacolo teatrale (Quasi goal) ha precisato fatti e circostanze, citato nomi e fonti, arrivando finalmente a sollevare, davanti al tribunale della storia, Carosio dall’ingiusta ed infamante accusa di razzismo. Smascherata però la dinamica della macchinazione, enfatizzata sino all’inverosimile per ottenere lo scalpo del “radiotelecronista” di tante imprese azzurre, resta ancora oggi avvolta nel mistero la matrice dell’ordito che lo inghiottì.

Il francobollo commemorativo di un vero Signore della narrazione sportiva

Per anni si sono accavallate tesi e congetture quanto più disparate possibile, senza mai venire a capo della questione. Certo è che lo spilungone gentiluomo, nato a Palermo da madre inglese, cominciò a far brillare la sua stella negli anni d’oro del regime. C’era lui nel ’33 al Littoriale di Bologna a commentare la sfida amichevole tra Germania e Italia, una partita (ahinoi) che a guardarla oggi sembra quasi un fatale segno del destino. C’era lui, nel ’34 a Londra, a commentare la celebre Battaglia di Highbury e a cantare le gesta epiche degli undici gladiatori italiani, salutati in patria come eroi da Mussolini in persona.

E fu sempre la sua voce che, nel ’34 da Roma e nel ’38 da Parigi, irruppe nelle case degli Italiani (sintonizzati via radio) descrivendo, come altri non avrebbero saputo fare, i trionfi mondiali della corazzata agli ordini di Vittorio Pozzo. Nel mezzo, anche le Olimpiadi di Berlino del ’36: quelle con le quali il nazismo volle mostrare al mondo progressi e “potenza di fuoco”. Quanto questi trascorsi abbiano potuto pesare sull’intrigo e il defenestranento di Carosio, non lo sapremo mai.

Di sicuro c’è che la sua carriera, schiusasi di fatto con la radiocronaca di un derby tra Juve e Torino –inventata all’impronta al cospetto degli esaminatori dell’EIAR, che si sarebbero poi pronunciati positivamente sulle sue qualità concedendogli un contatto a soli 25 anni – conosce il suo tramonto con un’altra invenzione, cattiva e vigliacca: quella, per l’appunto, della Bombonera di Toluca in quel maledetto 11 giugno del 1970. Nicolò Carosio, “il padre di tutti noi radio e telecronisti sportivi”, come ebbe a definirlo Riccardo Cucchi, muore a Milano nel 1984 e nel quasi generale silenzio. Non lo dimenticò Nando Martellini nella gloriosa notte di Madrid, quando il cielo della capitale spagnola, l’11 luglio del 1982, si tinse di meravigliosi corimbi azzurri:

“Ed ora mi rendo conto di quello che provò l’amico Nicolò Carosio nel 1934 e nel 1938 quando disse dal microfono dell’EIAR quello che questa sera modestamente posso ripetere io. L’Italia è campione del mondo! Campione del mondo! Il titolo più grande che possa essere conquistato nello sport più popolare del mondo. Una vittoria limpida, campione del mondo, campione del mondo”.

Un modo elegante per condividere quella magica data con il suo Maestro. Ma, come Martellini, allo stesso modo non devono dimenticarlo gli Italiani, sportivi e non. Perché Carosio non fu solo un ottimo professionista, ma anche un raro esempio di galantomismo e dirittura morale. Oggi, a distanza di mezzo secolo, dovremmo finalmente riconoscerlo tutti.

SUPPORTA !

Ormai da anni rappresentiamo un’alternativa nella narrazione sportiva italiana: qualcosa che prima non c’era, e dopo di noi forse non ci sarà. In questo periodo abbiamo offerto contenuti accessibili a tutti non chiedendo nulla a nessuno, tantomeno ai lettori. Adesso però il nostro è diventato un lavoro quotidiano, dalla prima rassegna stampa della mattina all’ultima notizia della sera. Tutto ciò ha un costo. Perché la libertà, prima di tutto, ha un costo.

Se ritenete che Contrasti sia un modello virtuoso, un punto di riferimento o semplicemente un coro necessario nell'arena sportiva (anche quando non siete d’accordo), sosteneteci: una piccola donazione per noi significa molto, innanzitutto il riconoscimento del lavoro di una redazione che di compromessi, nella vita, ne vuole fare il meno possibile. Ora e sempre, il cuore resterà il nostro tamburo.

Sostieni

Gruppo MAGOG

Nel ventre di Napoli
Calcio
Mattia Di Lorenzo
28 Febbraio 2023

Nel ventre di Napoli

Laddove sacro e profano si mischiano, aspettando il Tricolore.
Mario Kempes: dalla strada alle stelle
Interviste
Mattia Di Lorenzo
20 Gennaio 2022

Mario Kempes: dalla strada alle stelle

La nostra intervista a un mito vivente del fútbol.
Gigi Di Fiore: Napoli e il Napoli
Interviste
Mattia Di Lorenzo
11 Dicembre 2021

Gigi Di Fiore: Napoli e il Napoli

Intervista a Luigi Di Fiore, autore di "Storia del Napoli".

Promozioni

Con almeno due libri acquistati, un manifesto in omaggio

Spedizione gratuita per ordini superiori a 50€

Ti potrebbe interessare

Orfani di Maradona
Calcio
Luca Pulsoni
25 Novembre 2021

Orfani di Maradona

Un anno senza Diego e al calcio è già successo di tutto.
Berlino 1936, il Ferragosto d’oro del calcio italiano
Calcio
Diego Mariottini
15 Agosto 2021

Berlino 1936, il Ferragosto d’oro del calcio italiano

La nazionale di Pozzo che vinse l'oro alle Olimpiadi.
Piero Gratton, il genio artistico del nostro calcio
Calcio
Lorenzo Ottone
25 Maggio 2020

Piero Gratton, il genio artistico del nostro calcio

La passione e la fede al servizio dell'estetica.
La grazia del Presidente
Calcio
La Redazione
23 Aprile 2023

La grazia del Presidente

Il caso Lukaku ci porta in un terreno inesplorato.
Porgere la mano al tifoso. Ma accade in Francia
Calcio
Matteo Paniccia
27 Giugno 2019

Porgere la mano al tifoso. Ma accade in Francia

Il biglietto, in trasferta, avrà un prezzo unico, per tutte le partite di Ligue 1 e Ligue 2.