Altri Sport
17 Aprile 2025

Ridateci i Master 1000 di una volta!

Duravano una settimana ed erano più emozionanti.

Ogni anno, dopo il torneo di Monte-Carlo, si iniziano ad alzare tante voci dal coro, con una richiesta univoca: ridateci i vecchi Master 1000. Quelli da una settimana, con il tabellone a 56 giocatori, sedici teste di serie e solo otto bye al primo turno. I più coraggiosi auspicano anche in un ritorno alle finali 3 su 5 (per altro non del tutto da escludere, come fatto intendere da Andrea Gaudenzi qualche mese fa), ma è indubbio che i nuovi 1000 “allungati” siano un po’ un minestrone confusionario.

Una via di mezzo tra Slam e il vecchio format, che ancora non si è ben capito a chi piaccia, e che di certo delude i fan. Fatta la dovuta eccezione per Indian Wells e Miami, che ormai da più di 20 anni presentano 96 giocatori e 32 teste di serie, vedere altri 5 tornei assumere queste sembianze gargantuesche spinge ad una riflessione. Su quanto, e soprattutto se, siano il modo giusto di garantire al tennis un futuro prospero. 

Per una serie di fattori, a partire da quello che balza facilmente sotto gli occhi di tutti: la qualità del tennis e la distribuzione degli incontri. I primi 2 giorni di torneo, spesso 4, sono privi di partite di cartello: i primi 32 entrano in scena al secondo turno, e nella peggiore delle ipotesi potrebbero affrontare il n.33 al mondo al loro esordio. Questo chiaramente è un freno importante per lo spettacolo, specie per chi acquista i biglietti dei campi centrali, che non a caso nelle giornate iniziali di questi “Super 1000” sono quasi vuoti (a Montecarlo c’era il tutto esaurito praticamente tutti i giorni). E la povertà di programmazione va a riflettersi anche su quelle sessioni che erano storicamente le più appetibili, e cioè quelle di mezzo, tra il mercoledì e il venerdì.

Prendiamo Madrid e Roma. Nelle due capitali europee dal mercoledì alla domenica, cinque giorni, ci saranno solo sette partite, così distribuite: due quarti il mercoledì, due il giovedì, le due semifinali il venerdì (una in sessione diurna e una in serale), la finale la domenica. Un tempo il giovedì c’erano tutti gli ottavi, con la possibilità dunque di vedere match anche di altissimo livello su campi secondari, e a prezzi popolari, e tutti i quarti al venerdì. Giornate ricche e piene.

E, considerando che l’ultimo 1000 ad avere le prime 4 teste di serie in semifinale fu Cincinnati 2021, e l’ultimo con i primi 4 al mondo è addirittura Toronto 2010, nella maggior parte dei casi non si assiste neanche a partite di cartello. Con tutto il rispetto, Paul-Jarry e Zverev-Tabilo, o Rublev-Fritz e Auger-Lehecka, semifinali di Roma e Madrid 2024, sono un po’ poco per attirare il pubblico. 

“I Masters 1000 di due settimane si sono trasformati in una seccatura. La qualità è decisamente calata. Se l’obiettivo era quello di alleggerire il calendario, estendere ogni 1000 a due settimane è un passo indietro. A volte, sembra che stiano aggiustando ciò che non era rotto“.

Stefanos Tsitsipas su X

Appare dunque chiaro che, considerando anche strutture non sempre adeguate ad ospitare così tanti giocatori con il loro staff al seguito, e un pubblico ovviamente superiore, visto che includendo anche le qualificazioni si arriva alla soglia delle due settimane di torneo, i Masters1000 a 96 giocatori non siano una comodità né una bella notizia per i fan. E, per quanto la direzione intrapresa dall’ATP sia ormai chiara, le storture vanno evidenziate. Specie perché si ha il rischio di rendere la più importante categoria di tornei maschili detenuta dall’associazione un’ennesima comodità per i top player. I quali, in fin dei conti, sono coloro che sulla carta dovrebbero beneficiare sempre di più da queste situazioni. 

Hanno infatti la garanzia di giocare a giorni alterni, sempre sui campi principali, e contro avversari che hanno più partite nelle gambe, o hanno sempre giocato su campi secondari. Ciò però finora non è stato garanzia di qualità e di grandi match, visto che anzi ad arrivare in fondo sono più facilmente giocatori di secondo piano, che ribaltano i pronostici della vigilia. E proprio per questo abbiamo prima specificato che solo sulla carta i top dovrebbero essere contenti di questo prolungamento. La realtà è che non lo sono per nulla, visto che nel tennis non è solo l’aspetto fisico a contare. A Madrid prima, e a Roma poi, lo aveva confermato lo scorso anno Alexander Zverev:

Penso che i 1000 di due settimane siano ottimi per i giocatori che sono fra il numero 50 e 100 perché hanno la possibilità di giocare nel main draw ad un evento Masters 1000. Penso che non sia buono per i giocatori in top 10. Certo, non dobbiamo giocare ogni giorno, ma alla fine della giornata non c’è riposo. Riposo è quando sei a casa, dormi nel tuo letto, magari con la tua famiglia, il tuo cane, i tuoi bambini. Questo è riposo, un giorno fra le partite non è riposo. Se cerchi di fare semifinale o finale ad ogni torneo sei fuori per molto tempo e lavori molto di più”.

Alexander Zvere Master1000
Alexander Zverev è il giocatore in attività con più titoli della categoria Master1000 (7). Ovviamente escludendo Novak Djokovic che invece, con 40 titoli, è il record man storico della categoria. (Foto: Wiki Commons, credits Keith Allison)

La realtà è che i primi 10 del mondo in questo modo, a meno che non perdano all’esordio, non hanno mai un reale periodo di stacco. E anche il giorno di riposo tra una partita e l’altra diventa un’occasione per i media, per perfezionare alcuni aspetti, e soprattutto obbliga a stare ancor di più in giro per il mondo. Proprio come se fosse uno Slam, visto che l’ambizione dell’ATP, nel riscrivere format che per di più di 30 anni avevano sempre garantito divertimento e soddisfazioni, è proprio cercare di avvicinare i quattro Major. Una lotta impari, per prestigio e strutture, che crea malumori, che non avvantaggia né pubblico né giocatori. Ma che permette incassi decisamente maggiori.

I veri vincitori, in questa situazione, sono i tornei. L’ampliamento quest’anno coinvolgerà anche l’Open del Canada e Cincinnati, rendendo effettivo il format a 96 per 7 1000 su 9. Rimarranno tradizionali il citato Monte-Carlo e Parigi, ultimo 1000 dell’anno, che con il trasferimento di quest’anno alla Defense Arena potrebbe in futuro avanzare qualche pretesa di crescita. I dati, prima ancora che le delusioni dei fan e le lamentele dei giocatori, parlano chiaro: nel 2024 la biglietteria di Roma (essendo il “nostro” 1000 è giusto prenderlo come esempio) ha staccato 356,424 tagliandi, quasi il 20% in più rispetto al 2023.

Numeri che quest’anno potrebbero avere una crescita ulteriore. Sono dati chiaramente alimentati da un torneo più lungo e con più sessioni. Con una qualità però balbettante in alcune giornate anche sul Centrale e che quest’anno, con l’aggiunta di un nuovo show court come la Supertennis Arena, potrebbe subire un ulteriore ridimensionamento. L’aggiunta di una nuova struttura, tre campi ulteriori, è una mossa evidentemente strategica, degna di attenzione e rispetto da parte della FITP.

Tuttavia, è l’ennesima conferma che un ripensamento dei 1000 in chiave conservatrice, ritornando al format settimanale è un’utopia ben distante dalla realtà. Anzi, se possibile è proprio la conferma di una prassi destinata a consolidarsi e puntare, chissà, magari a un ampliamento del circuito Slam. Per ora ciò che è certo è che sia Madrid che Cincinnati amplieranno il proprio site, e non è da escludere che vi saranno miglioramenti anche in Canada, il tutto ovviamente per ospitare al meglio tornei sempre più grandi e lucrativi. Sempre più lunghi e osannati dalla stessa ATP, ma che per il pubblico competente alimentano sempre maggiore nostalgia per ciò che c’era un tempo.

Novak Djokovic Master1000
Novak Djokovic è anche l’unico tennista ad aver vinto tutti i tornei del circuito Master 1000. (Foto: Wiki Commons, Credits: Francis Bourgouin)

Monte-Carlo è sempre stato considerato il brutto anatroccolo dei 1000, essendo anche l’unico non obbligatorio ai fini della classifica. Eppure ogni anno tutti i top 10 vanno a giocarci, e anche dopo esser stati eliminati prolungano la permanenza nel Principato. Il pubblico aumenta di giorno in giorno, i campi sono sempre straripanti di appassionati, i prezzi sono accessibili. E soprattutto, con la grande “qualità” di non avere la sessione serale, si può assistere a partite di livello assoluto acquistando un biglietto valido per tutto il giorno.

Per molti spettatori il giovedì e il venerdì del primo Master 1000 su terra rossa stagionale, giorni di ottavi e quarti, sono gli appuntamenti più attesi dell’anno tennistico. Un tempo superati giusto dal “Manic Monday” di Wimbledon (altro ricordo nostalgico di un meraviglioso tennis che fu). Insomma tra rapporto qualità-prezzo, sessioni ricche e coinvolgimento del pubblico, appare chiaro che Monte-Carlo abbia smesso di essere il nono su nove.

Ma per quanto questa sia senza dubbio una buona notizia per un gran torneo come quello del Principato, al contempo spinge a una riflessione su quanto la situazione stia diventando paradossale. I 1000 da 10 giorni sono un tentativo dell’ATP di entrare in competizione con gli Slam. Che, per storia e prestigio, e di conseguenza anche per strutture, sono un mondo a sé stante. E non bastano le 32 teste di serie (riceventi anche il bye al primo turno) o un torneo più lungo per entrare in competizione.

Così facendo non si fa altro che privare gli spettatori di grandi partite sin dai primi turni, costringere i giocatori a un calendario senza respiro, e ritrovarsi a giornate praticamente vuote ma con costi altissimi. E a rimetterci è solo il tennis. Forse questa richiesta si perderà nell’eco, ma va ribadito: i 1000 a 56 giocatori, da una settimana, erano più belli. E al pubblico ancora piacciono. Il film più lungo spesso finisce per annoiare, ma soprattutto svuotare di senso il finale.

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