Le alleanze con l'Africa e i paesi BRICS lo dimostra.
Che lo sport non sia mai stato scisso dalla politica è storia nota e il destino della Russia non è l’unico a dimostrarlo. Basti ripensare alla mancata partecipazione dei paesi africani ai giochi di Montreal del ’76 come protesta verso il Sudafrica dell’apartheid, la reciproca non partecipazione di Stati Uniti e Unione Sovietica negli anni ‘80 alle olimpiadi di Mosca e Los Angeles, o le polemiche quando Panatta e soci andarono a trionfare nel Cile di Pinochet. Indimenticabile anche l’esclusione della Jugoslavia agli Europei del ’92.
Come anticipato, non si può dunque escludere da questo discorso la Russia, nazione rispetto alla quale il mondo sportivo ha reagito in modo schizofrenico (e non uniforme) dopo i noti eventi bellici. Così ogni popolo e ogni federazione sportiva hanno espresso il loro sentire comune. Atp e Wta l’anno scorso non hanno bandito ufficialmente i tennisti russi e bielorussi, ma Wimbledon, il torneo più celebre al mondo, confermando la secolare russofobia inglese, li ha esclusi. Quest’anno invece li ha riammessi, nonostante le severe critiche della numero 1 al mondo, la polacca Iga Swiatek che ha biasimato la mancata esclusione dei tennisti atleti russi e bielorussi da ogni torneo,
“come accaduto a italiani e tedeschi dopo la Seconda Guerra Mondiale”.
Del resto, ognuno reagisce in modo differente ai […]