Tifo
12 Agosto 2024

Ci mancava solo la tessera del tifoso educato

Il Mestre, in Serie D, ha lanciato un'iniziativa a dir poco inquietante.

Dovesse nascere una novella Mary Shelley, farebbe bene ad ambientare a Mestre, e non a Ginevra, il luogo delle bizzarre peripezie scientificheggianti del contemporaneo Victor Frankenstein. L’ultima trovata raccontata con toni entusiastici da Dimitri Canello sul Corriere del Veneto riguarda il Mestre appunto, società di calcio che attualmente milita in Serie D. In barba al dinamismo di tifo coinvolgente che ribolle (ormai quasi solo) nelle categorie minori, la società veneta ha deciso di offrire una speciale tessera del tifoso “educato” a quei sostenitori che si limiteranno a incitare i propri beniamini senza mai offendere quelli avversari. Curiosamente, ma qualcuno un giorno disse che Dio non gioca a dadi, l’impianto che ospiterà questa terrificante iniziativa si chiama Baracca (sic!).

L’idea è stata partorita dalla mente diabolica di tale Stefano Serena, presidente del club che in una nota stampa diffusa giovedì scorso ha annunciato: «stiler[emo] delle semplici regole di comportamento da seguire per il nostro pubblico, oltre a quelle che già da anni vengono applicate per tutti i propri tesserati. Un esperimento che nasce per incentivare il rispetto di regole di buon senso, già applicate normalmente nella società civile e in altri sport. E non si capisce perché non si dovrebbero applicare anche quando si entra in uno stadio. L’AC Mestre lancia questa iniziativa nella speranza che anche altri club possano seguire in futuro una strada simile».



Già parlare di “regole di comportamento” in quello che rimane l’ultimo luogo d’autentica espressione – financo selvaggia e animalesca, ma pur sempre libera – e dissenso civile – perché nello stadio sono nate rivoluzioni e sottoculture che Serena può a malapena immaginare – mette i brividi. Farlo poi in un Paese che da decenni reprime la libertà di parola e di culto negli stadi, mascherando l’ennesimo provvedimento restrittivo dietro l’incentivo moralista e insopportabile “delle regole del buon senso”, è raccapricciante, ipocrita e francamente inammissibile. Senz’altro patetico, una roba molto italiana avrebbe detto Stanis La Rochelle.

Riguardo il secondo punto, invece, quando Serena fa accenno al fatto che se queste regole sono applicate nella società civile – ciò che è da vedere, tra parentesi – vanno necessariamente applicate pure allo stadio, occorre chiarire un paio di questioni. Lo stadio è luogo a sé. È un metaluogo, per essere più precisi, un po’ come lo è una chiesa cristiana o un tempio induista. In ognuna delle strutture sopracitate vigono delle regole a sé, e non per un capriccio stabilito arbitrariamente ma, meraviglia delle meraviglie, per un connaturale rapporto tra l’umano e lo spaziotempo che lo circonda.

Come l’acqua che rinnova il credente dall’acquasantiera non è la stessa che lo rinfresca dalla fontanella per strada, la voce che il tifoso utilizza per offendere l’avversario e difendere i propri colori non è la stessa che egli utilizza sul luogo di lavoro. Eppure l’uomo è sempre lo stesso. L’uomo è un essere simbolico e Serena è un essere “diabolico“, perché divide questa sacra unione misconoscendola.

Ma non è finita qui, purtroppo. Il comunicato prosegue dicendo che «la vendita dei tagliandi di tribuna centrale resterà libera e senza limitazioni, ma non saranno messi in vendita i consueti abbonamenti per quel settore. Al loro posto, la società concederà tessere personalizzate con nome e numero di posto a coloro che si impegneranno nel mantenere un’atmosfera rispettosa verso la propria squadra e quella avversaria, che preveda certo il sostegno, anche caloroso, ma mantenga un atteggiamento consono, evitando le degenerazioni, anche verbali». Con un patto specifico: «Chi richiederà quindi la tessera che prevede come benefit il posto prenotato per l’intera stagione, una consistente riduzione sul biglietto di accesso e altre agevolazioni da definire nel corso della stagione dovrà dichiarare di accettare le “regole di etichetta” già descritte».

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La specifica è doverosa, dal punto di vista di Serena e dei tifosi del Mestre, dai quali ci aspettiamo una reazione, pur minima, rispetto a questa presa in giro. Tradotto: alcuni posti della tribuna, resta da capire quanti, saranno destinati agli ‘educati’ e ‘per bene’, mentre agli uomini delle caverne rimarranno riservati i posti più popolari.

È un gioco pericoloso, quello di Serena, che con un solo colpo divide in classi il tifo mestrino – e per estensione il tifo in generale – e crea un precedente non da poco: chissà, magari in futuro l’idea sarà estesa a tutti i settori, e per chi non si comporta bene, per chi osa offendere l’avversario o anche mostrare dissenso verso la proprietà (perché no), la pena sarà quella di uscire dallo stadio a tempo indeterminato. Un nuovo DASPO insomma, stavolta su base verbale. Chi non vede in tutto questo un serio problema di limitazione alla libertà personale, dovrebbe fare come l’Edipo Re nella tragedia di Sofocle: cavarsi gli occhi per fingere di non aver capito.

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