Icona del PSV, miglior marcatore del calcio olandese, rivale di Cruijff.
Se ad un cospicuo gruppo di appassionati di calcio si chiedesse di nominare un grande attaccante olandese, i nomi sarebbero ovviamente scontati: Marco van Basten, Johann Cruijff (seppure non era un attaccante tradizionale), passando per Ruud van Nistelrooy e Robin van Persie, che invece sono nella memoria dei più giovani. Nessuno, però, nominerebbe Willy van der Kuijlen, l’eroe della nostra storia.
Nella prima metà degli anni Sessanta, contemporaneamente alla nascita del Total Voetbal, a centinaia di chilometri di distanza da Amsterdam c’era già un calciatore coetaneo di Cruijff che occupava la sua stessa posizione in campo (punta centrale) e al suo debutto in Eredivisie, ad appena 18 anni, aveva subito impressionato gli addetti ai lavori: giocava nel PSV Eindhoven e il suo nome completo all’anagrafe era talmente lungo da far sospettare origini nobiliari. In realtà Wilhelmus Martinus Leonardus Johannes van der Kuijlen, per gli amici e i compagni di squadra semplicemente Willy, era figlio di operai.
Il calcio olandese era da pochi anni diventato uno sport professionistico, ma i salari dei giocatori e degli allenatori erano talmente bassi che molti di loro per mantenersi facevano altri lavori: lo stesso Van der Kuijlen, quando firmò per il PSV, iniziò infatti a lavorare per la Philips, l’azienda di elettrodomestici che già allora era la prima per fatturato e dipendenti nei Paesi Bassi, nonché proprietaria del club.
Tornando al campo, nella sua prima stagione con la maglia dei biancorossi di Eindhoven (1964-65), Willy mise a segno 20 reti in 27 partite, nell’annata successiva (1965-66) fece anche meglio, con i 23 gol segnati in 30 partite che gli valsero il titolo di capocannoniere del campionato a soli 19 anni, e soprattutto la prima chiamata in Nazionale: dopo aver debuttato contro la Germania Ovest, nelle successive tre partite in maglia Oranje, contro il Belgio, la Scozia e la Danimarca, mise a segno 4 reti.
Oltre che per la prolificità sottoporta, il giovane Willy si fece notare anche per il notevole comparto tecnico di cui disponeva: abile con entrambi i piedi (destro naturale, ma calciava benissimo anche col sinistro), dotato di una potente conclusione a rete che gli valse il soprannome di Skiete (in italiano “Sparo”), oltre che di un ottimo dribbling e di una buona visione di gioco.
VAN DER KUIJLEN NELLA BUFERA DELLA RIVOLUZIONE
Gli ingredienti di un calciatore totale insomma, trovatosi in mezzo, ironia della sorte, alla rivoluzione tattica di Michels e alla rivoluzione tecnica di Crujiff (che gli tolse lo scettro in nazionale e col club, fino al suo addio al Barcellona nel 1973). Un altro dei motivi principali per cui Van der Kuijlen è oggi poco ricordato al di fuori dei confini nazionali è senza dubbio l’assoluta fedeltà alla maglia del PSV. A differenza di Crujiff, Van Basten e altri, rifiutò sempre di trasferirsi nei top club europei di allora, nonostante ne avesse avuto la possibilità (il Real Madrid in particolare insisteva per averlo), preferendo tentare di vincere qualcosa con quella maglia piuttosto che percorrere la via, a livello di risultati e riflettori. più semplice.
Il tempo alla fine gli dette ragione, visto che l’Ajax post-Crujiff e il Feyenoord post-Happel iniziarono a calare di rendimento, e fu proprio il PSV a prendersi la scena del calcio olandese.
Dopo le prime due folgoranti annate, il rendimento di Skiete fu sempre di alto livello, raggiungendo i 100 gol con la maglia biancorossa ad appena 22 anni; lo stesso non si poteva dire per il rendimento della squadra, sempre lontana dalle posizioni di vertice, senza mai riuscire a lottare per il titolo.
Unica stella del gruppo, se un allenatore non gli andava a genio, per motivi tattici o anche personali (e questo accadeva molto spesso nei suoi primi anni di carriera), il rendimento del team ne risentiva profondamente. Nella stagione 1967-68, ad esempio, il PSV si trovò a lottare per non retrocedere per quasi tutta l’annata, e il motivo era dettato soprattutto dai continui litigi tra Van der Kuijlen e il tecnico jugoslavo Milan Nikolic. Tuttavia una volta che quest’ultimo venne esonerato dalla società, nella prima partita senza l’odiato manager dell’est in panchina, Willy segnò ben 4 gol, in una vittoria per 5 a 1 contro il DWS.
Le annate immediatamente successive seguirono più o meno lo stesso copione: le grandi prestazioni di Van der Kuijlen in campo erano inversamente proporzionali a quelle del suo club, costretto a guardare gli storici rivali Ajax e Feyenoord vincere dentro e fuori dai confini nazionali. Uniche soddisfazioni personali? Un altro titolo di capocannoniere vinto nella stagione 1969-70 (26 reti in 32 partite) e il raggiungimento della semifinale di Coppa delle Coppe la stagione successiva (eliminati dal Real Madrid), che se non altro lo espose ad una buona visibilità internazionale.
LA SVOLTA: ARRIVA KEES RIJVERS
La svolta per la carriera di Willy, e per la storia del PSV, arrivò nell’estate 1972, dopo che la società licenziò il tecnico tedesco Kurt Linder – che pagò non solo per i deludenti risultati ottenuti nelle sue quattro stagioni ma anche, e soprattutto, per le continue schermaglie con Van der Kuijlen – e scelse come nuovo allenatore Kees Rijvers, il quale si era fatto notare sulla panchina del Twente per gli ottimi piazzamenti ottenuti in campionato.
Le prime due stagioni di Rijvers ad Eindhoven non furono certo le migliori, con la squadra ancora lontana dalla vetta, ma il rapporto personale che si creò tra lui e Willy fu talmente positivo che la società decise di accontentare del tutto la sua stella. Rijvers sin dall’inizio decise di costruire una squadra completamente incentrata su Van der Kuijlen, liberandolo da qualsiasi compito difensivo a cui era costretto in passato e dandogli invece completa libertà di azione su tutto il fronte offensivo. Wily svariava dall’area di rigore sino al cerchio di centrocampo, in modo da evitare più facilmente le marcature dei difensori avversari, e così riusciva anche a dialogare al meglio con i compagni di squadra.
Decisivi per i futuri successi del PSV furono anche due acquisti voluti fortemente da Rijvers, che si portò dietro dalla sua ex-squadra, il Twente, due gemelli che faranno la fortuna non solo del club ma anche della Nazionale Olandese: Renè van de Kerkhof, di professione ala, e Willy van de Kerkhof, regista in mezzo al campo. Oltre a loro due arrivò dalla Svezia uno sconosciuto centravanti, di imponente statura e di grande intelligenza calcistica, che formerà con Van der Kuijlen un’eccellente coppia d’attacco: Ralf Edstrom.
I primi grandi risultati non tardarono ad arrivare, con la conquista della Coppa d’Olanda nell’annata 1973-74 suggellata dalla vittoria finale per 6 a 0 contro il malcapitato NAC Breda (tripletta di Van der Kuijlen, neanche a dirlo). Finalmente il club di Eindhoven stava iniziando ad avere un team di livello che potesse competere non solo per la conquista dell’Eredivisie, ma anche per tentare l’assalto delle coppe europee. Nel frattempo Willy era stato richiamato in Nazionale dopo ben quattro anni dalla sua ultima presenza (datata 1970) in cui, sia per il pessimo momento della sua squadra nelle annate precedenti, sia per la concorrenza nel reparto avanzato, era stato praticamente messo da parte.
Tutto ciò sino a quando il nuovo ct oranje Rinus Michels (che allenava contemporaneamente il Barcellona) non si accorse di lui e lo chiamò per delle amichevoli di preparazione al Mondiale tedesco del 1974. Tuttavia capendo sin da subito che le sue chance di giocare titolare erano pari allo zero, per via dell’esistenza Johann Crujiff, pupillo del tecnico, oltre che capitano e indiscusso leader dello spogliatoio, Willy rinunciò immediatamente a partecipare al Mondiale.
Lo stesso Johann non ebbe mai così tanta voglia di fare amicizia con il suo collega di reparto, visto che nelle sessioni di allenamento si rifiutava persino di passargli il pallone.
Oltre a ciò, ad alimentare le già esistenti tensioni tra Willy e Johann si aggiunse la spinosa questione dei soldi degli sponsor, che la federazione olandese decise di distribuire per la stragrande maggioranza alle quattro stelle del team, ovvero Crujiff, Johann Neeskens e Piet Keizer, entrambi giocatori di spicco all’Ajax, e infine Willem van Hanegem del Feyenoord: in teoria la faccenda doveva rimanere in totale segreto ma il portiere del PSV Jan van Beveren, fido compagno di Van der Kuijlen, venuto a saperlo decise di fare la spia e informare i restanti membri del team dell’ingiustizia.
Ovviamente l’estremo difensore venne espulso dal ritiro della Nazionale, su pressione di Crujiff, e al suo posto Michels convocò Jan Jongbloed, uno sconosciuto portiere di 33 anni che non era neppure un calciatore professionista, visto che faceva il tabaccaio, ma la sua particolare abilità nel giocare con i piedi (insolita per l’epoca) impressionò talmente Michels da volerlo titolare della Nazionale.
Sia Van der Kuijlen che Van Beveren ebbero comunque un’altra chance con la maglia della Nazionale l’anno successivo, nel 1975, convocati entrambi da George Knobel, sostituto di Michels dopo la mancata gloria del Mondiale dell’anno prima, per un match contro la Polonia valido per la qualificazione agli Europei del 1976 in Jugoslavia.
IL LITIGIO CON CRUIJFF, L’ADDIO ALLA NAZIONALE E IL TRIONFO COL PSV
L’Olanda quella partita la perse 4 a 1, ma il fattaccio accadde qualche giorno prima della pesante sconfitta: Johann Crujiff (sempre lui) e il suo fido “scudiero” Neeskens (entrambi militavano nel Barcellona), arrivarono con due giorni di ritardo nel ritiro della Nazionale, saltando di conseguenza i primi giorni dell’allenamento pre-gara. Tuttavia la Federcalcio dei Paesi Bassi non prese alcun provvedimento nei loro riguardi (troppo influenti per essere puniti), e questo provocò la rabbia di Willy e Jan, stufi dei continui trattamenti di favore: appena i due si fecero vedere all’allenamento, Van der Kuijlen li prese in giro apostrofandoli come “i re di Spagna”.
Risultato? Willy e Van Beveren, che si era schierato dalla sua parte, vennero espulsi dalla Nazionale.
Pochi anni dopo però ebbero la loro “vendetta”. Nel 1975, lo stesso anno dell’espulsione dalla Nazionale, Van der Kuijlen riuscì finalmente a vincere il suo primo campionato con la maglia del PSV, dopo 10 anni esatti dal suo debutto, mentre in Coppa delle Coppe la squadra arrivò nuovamente in semifinale come quattro anni prima, eliminata stavolta dalla Dinamo Kiev del “colonnello” Valerj Lobanovskyi. Willy si tolse comunque la soddisfazione di vincere la classifica cannonieri del torneo con 8 centri in 8 partite. In Eredivisie ne fece ben 28. Era finalmente arrivato il suo momento.
La stagione successiva, la 1975-76, il PSV si confermò nuovamente campione dei Paesi Bassi, oltre a conquistare anche la Coppa d’Olanda, competizione in cui Willy fu protagonista assoluto con 10 reti in sole 5 partite (27 quelle siglate in campionato). La squadra ben figurò anche nella prestigiosa Coppa dei Campioni, arrivando sino alla semifinale, stavolta battuti dai campioni di Francia del Saint-Étienne.
Dopo un anno di transizione (stagione 1976-77), in cui i biancorossi non riuscirono a difendere per la terza volta il titolo, andato all’Ajax, lo svedese Edstrom, autore di 81 gol nei suoi quattro anni ad Eindhoven, nonché partner d’attacco di Willy (i due complessivamente erano andati a segno più di 200 volte in tutte le competizioni), decise di lasciare il club per tornarsene in patria. L’allenatore Kees Rijvers, invece che acquistare un nuovo centravanti, decise di giocare senza una prima punta fissa, rendendo il gioco della squadra ancora più imprevedibile: per effetto di questa nuova tattica Van der Kuijlen, nel frattempo nominato capitano, segnò meno delle altre annate (13 i gol in campionato) ma prolungò la carriera continuando a giocare ad altissimi livelli.
Il 1977-78 fu la stagione d’oro del PSV, capace non solo di vincere per la terza volta in quattro anni l’Eredivisie, ma soprattutto di alzare al cielo per la prima volta nella storia una coppa europea: dopo esserci andati molto vicino in Coppa delle Coppe e in Coppa Campioni, quella “buona” fu la Coppa Uefa, vinta nelle doppia finale contro il Bastia per 3 a 0 (pareggio a reti bianche in Corsica, vittoria larga ad Eindhoven, con le reti di Willy van de Kerkhof, Gerrie Deijkers e ovviamente Willy Van der Kuijlen, che non poteva mancare ad un appuntamento così importante).
Tuttavia le due partite più significative furono quelle precedenti, ovvero la doppia semifinale che i biancorossi disputarono contro il Barcellona: nei blaugrana giocavano Johann Cruijff e Johann Neeskens, e tanto bastava per capire quanto Willy e compagni ci tenessero.
Vendetta fu, anche se con qualche sofferenza, visto che all’andata, giocata al Philips Stadium, il PSV spazzò via i catalani con un netto 3 a 0, mentre al ritorno al Camp Nou arrivò una sconfitta per 3 a 1. Quella grande vittoria fu però il canto del cigno del team, che non riuscì più a ripetere i successi: la squadra venne piano piano smantellata nei suoi uomini migliori, Van der Kuijlen continuò a giocare bene per un altro paio di stagioni (siglò 4 gol in una partita di Coppa Campioni contro il Galatasaray), ma poi il passare degli anni si fece sentire, e lo stesso Rijvers lasciò la panchina di lì a poco, venendo sostituito da Thijs Libregts, proveniente dall’Excelsior Rotterdam.
Quest’ultimo decise di puntare su altri uomini per il reparto avanzato, lasciando spesso in panchina Willy che, chiaramente, non la prese benissimo. Nella sua ultima stagione per il club, la 1981-82, chiese di essere ceduto (per la prima volta in più di 15 anni) dopo che a suo dire Libregts lo aveva umiliato facendolo entrare negli ultimi cinque minuti di una partita di campionato: andò a chiudere la carriera in un modesto club del Paese, l’MVV Maastricht, dove rimase solo un anno (17 partite e 3 gol), per poi abbandonare il calcio giocato di lì a poco.
Malgrado il finale “rovinato”, Van der Kuijlen ha comunque donato tutta la sua carriera al PSV, divenendone l’uomo simbolo, sia come massimo goleador (ben 394 le reti segnate) sia come eterna bandiera (più di 600 i match giocati), oltre ad essere il miglior realizzatore della storia dell’Eredivisie, con 311 gol. Willy contribuì più di tutti a rendere la sua squadra una “big” del calcio europeo; oggi una cosa simile sarebbe difficilmente replicabile.
Ad ogni modo Van der Kuijlen non poteva stare lontano da “casa” per così tanto tempo.
E allora, una volta appesi gli scarpini al chiodo, diventa dapprima assistente allenatore dei biancorossi di Eindhoven, per poi passare ad occuparsi del settore giovanile, sia nelle vesti di tecnico che di scout. Negli anni 2000 diviene quindi presidente onorario del club, mentre nell’ottobre del 2004 il club omaggia il suo massimo rappresentante con la costruzione di una statua in suo onore all’ingresso del Philips Stadium.
Sfortunatamente il 19 aprile 2021 Willy van der Kuijlen muore a 74 anni, a causa di complicazioni di salute derivate dal morbo di Alzheimer. Il modo migliore per onorarne la memoria, evidentemente, è quello di ricordarne le gloriose gesta, troppo spesso dimenticate al di fuori di Eindhoven. Capitano, leggenda, icona del PSV. Ma anche del calcio olandese, che non è stato solo Cruijff e Neeskens.
L'Ajax è il romanzo della sfrontatezza che ciclicamente si ripete, di capitolo in capitolo: da Cruijff a De Jong, da Hulshoff a De Ligt, ma anche da Overmars a Neres e da Rinus Michels a Eric Ten Hag.