Storie
03 Novembre 2024

Il gol più costoso del mondo

Tutto è in vendita: la storia di Arcibaldo Jesus.

Continua il viaggio della rubrica “ogni cosa è in vendita”, dopo aver raccontato la storia di Bruce – Caitlyn Jennner, da maschio diventato in tarda età donna dopo varie operazioni chirurgiche; di Pavel Durov, fondatore di Telegram, che ha acquistato (nel senso di averla proprio comprata per migliaia di dollari) la nazionalità nevisiana, e di Elton John e i figli avuti dietro una costosissima maternità surrogata, questa volta ci troviamo davanti ad Arcibaldo Jesus, uno dei più famosi calciatori al mondo, che ha da poco superato i 1000 gol in carriera.

L’evento è avvenuto una domenica pomeriggio e quando la notizia si è diffusa in breve si è arrivati a 3 miliardi di visualizzazioni su YT; nel filmato si vede, al minuto ottantasei, un perfetto pallonetto da fuori area, il pallone supera con eleganza il portiere e va a rimbalzare nell’angolo a sinistra. Pareva essere una rete inutile quella di Arif Aiman bin Mohd Hanapi, centrocampista dello Johor Darul Ta’zim, campionato malese, perché si era già 4 a 1 per il Pahang; poche ore dopo, invece, arrivò la notizia attesa da settimane. Sul tabellino dei marcatori scomparve il nome del centrocampista e apparve quello di Arcibaldo Jesus: da questo momento il gol apparteneva al bomber del Mozambico.

Non si sa la cifra spesa, l’ipotesi è che sia costato, visto il valore raggiunto, 500.000 dollari, più del doppio delle precedenti reti.

Si è messo così fine alla frenetica attesa che aveva aumentato il giro di scommesse su quale sarebbe stata la rete scelta da Arcibaldo Jesus per festeggiare i 1000 gol. Tutti avevano puntato sul campionato arabo, qualcuno su quello giapponese, invece a sorpresa si è affermata la Malesia e si ignora il motivo della scelta. Sono stati sparati mille fuochi di artificio nella gigantesca villa sull’oceano Atlantico, da una nave da crociera hanno spento le luci a bordo per lasciarsi illuminare dallo spettacolo pirotecnico; un lungo applauso ha coperto l’oceano.

Sui social Arcibaldo Jesus ha postato una sua foto con in testa il numero 1000 a forma di corona – milioni di like e migliaia di commenti. Raggiunti i 904 gol, a trentanove anni Arcibaldo Jesus aveva cominciato a contestare il record di Pelé, assegnandogli reti invisibili si erano falsati i dati statistici che, come insegna la scienza, hanno valore solo se verificati e i suoi lo erano grazie ai filmati: per mesi Arcibaldo Jesus aveva continuato a giocare senza più a riuscire a trovare la porta, lui voleva diventare a tutti i costi il miglior marcatore della storia del football e per questo motivo era andato a giocare in Somalia.

A 932 gol però si era infortunato ai legamenti, aveva anche ripreso con le stampelle, saltellando appresso al pallone ma poi si era dovuto arrendere, ritirandosi nell’agosto 2022 tra lo sconforto totale dei suoi fan che avevano organizzato fiaccolate e meeting di preghiere perché riprendesse a giocare. Delegazioni di questuanti si erano sparse per i vari santuari mariani invocando la guarigione dall’infortunio, la gelatina nei capelli di Arcibaldo Jesus era stata venduta ai tanti calciatori infortunati come farmaco miracoloso, il suo orecchino era diventato l’occhio destro del primo ministro inglese Keir Starmer per decidere sull’immigrazione.



Arcibaldo Jesus aveva passato un lungo periodo di depressione davanti allo specchio ripetendo migliaia di volte il suo celebre grido e il suo movimento di trionfo, dopo un breve saltello, a ogni gol che milioni di ragazzini imitavano in tutto il mondo. Non aveva smesso la sua ossessione per i record, lui voleva superare Pelè, le statistiche erano il destino nella modernità, non esisteva più il fato ma il numero, la percentuale, il calcolo; da quando non giocava più Arcibaldo Jesus riempiva il cellulare e i quaderni di equazioni, lui alla fine era il minimo comun denominatore, altro che Maradona, Di Stefano, Puskas, Cruijff, gente che aveva cifre inferiori alle sue. Riteneva che addirittura i calciatori nelle immagini in bianco e nero non fossero mai esistiti.

Quando aveva letto della Canadian Powerlifting Union, per cui qualsiasi individuo che si riferisca a se stesso o si identifichi come donna può competere nel powerlifting femminile e di maschi che vogliono essere chiamati con nomi femminili, Arcibaldo Jesus si era illuminato. Certo, a pensarci, uno avrebbe potuto anche contestare i nomi, perché Maria deve per forza essere identificato col genere femminile e Pasquale no? Si stava facendo discriminazione sessuale! Rivendichiamo Maria come nome maschile! Esclamò Arcibaldo Jesus una notte, svegliandosi, preso da un fremito di verità prima di tornare a dormire abbracciato a sua moglie Palomina che lo chiamava, per scherzo, Il Pronome, alludendo al fatto che ogni sua frase iniziasse e finisse con Io.

Se si comprano auto, case, bambini, titoli, identità cosa vuoi che sia allora l’acquisto di un gol, ripeteva Arcibaldo Jesus.

Quando lo comunicò al suo manager, Diego Armando Pessoa, si decise di evitare i rigori, troppo facile, mentre le punizioni vennero considerate prioritarie visto che Arcibaldo Jesus le tirava tutte lui senza segnare mai; nella lista c’erano gol di testa, di piede (destro), persino uno di petto. La Uefa dichiarò che per essere validi i gol Arcibaldo Jesus non ne avrebbe dovuto acquistarne più di tre a partita e non dalle squadre dello stesso incontro, la decisione indispettì l’atleta perché avrebbe voluto anche superare il record di gol in un solo match di Sivori, quel vecchio calciatore ormai morto e sepolto. Aveva sperato di comprarli in una partita da entrambe le parti in modo da accelerare e mettersi davanti a Pelé, che gli aveva rovinato la carriera per quei gol non dimostrabili.

Quando Oscar gli fece notare che nei video dei gol a lui assegnati si sarebbe visto un altro e non lui, Arcibaldo Jesus replicò pieno di orgoglio che l’autore della rete, un mediocre pallonaro anonimo, in quel momento si sarebbe sentito AJ9, il personaggio con più follower al mondo; e se qualche reazionario fascista avesse contestato il mondo lo avrebbe condannato per telofobia, l’odio contro i gol (dal greco telos, obiettivo, che riprende l’etimologia inglese goal). Quando infatti venne chiesto a Arif Aiman bin Mohd Hanapi cosa si provasse a essere Arcibaldo Jesus, rispose che era come vivere in uno stato di beatitudine; lui aveva cominciato a provarla già da prima di scendere in campo e adesso continuava a esserlo, beato.



Alla stampa Arcibaldo Jesus dichiarò di preferire solo gol di squadre sconfitte come atto di umiltà, non intendeva prevaricare nessuno, era il suo modo di dire al mondo che lui rispettava il prossimo come il suo corpo ben nutrito e palestrato. A Pelé avevano conteggiato anche incontri non ufficiali e le partite di calcio giovanile; per questo motivo Arcibaldo Jesus aveva fatto richiesta al Tribunale Sportivo per la ratifica legale delle reti in allenamento – secondo il conteggio, a partire dalla sua prima convocazione in squadra – che ammontavano a 1765.

Quando arrivò il documento in cui si respingeva la domanda, Arcibaldo Jesus convocò una conferenza stampa d’urgenza per denunciare i privilegi che il calciatore brasiliano ancora aveva, nonostante fosse morto. Decise allora di comprare 90 reti una domenica di ottobre del 2024, fu una mossa a sorpresa, ne prese addirittura una decina dal calcio femminile, inaugurando così i goal-fluid; venne esaltato dalla stampa di tutto il mondo per essersi fatto testimonial dei diritti delle minoranze, la calciatrice Alisha Lehmann donò cinque suoi gol al calciatore mozambicano che in una nota su instagram ringraziò l’atleta svizzera.

Si dice, ma la notizia non è stata mai confermata, che Arcibaldo Jesus abbia lasciato scritto nel suo testamento che in caso di morte si debba continuare a comprare reti per arrivare a 10.000 gol, record che nessuno avrebbe mai superato. I pochi calciatori che contestarono la compravendita si videro rescindere il contratto e non trovarono più squadra, la telofobia si trasformò in una grave forma di discriminazione; fecero scalpore i 150.000 dollari donati a Mohammed Muntari Tagoe dell’Hawassa City e a Demese Teresgen del Dire Dawa, il primo colpevole, su tiro del secondo, di un’autorete decisiva per il titolo. I due si sono divisi la somma festeggiando in un ristorante di Aussa, in Etiopia, fotografati dalle agenzie di tutto il mondo.

Ormai al manager di Arcibaldo Jesus arrivavano offerte da ogni campionato per l’acquisto dei gol, in giro c’erano parecchi impostori e ne arrivavano persino con l’Intelligenza Artificiale; resta incredibile la presenza improvvisa a un incontro tra l’Ethnikos Achnas e l’Omonia Aradippou di Arcibaldo Jesus, gli spettatori smisero di guardare la partita per filmare il grande giocatore, in campo i calciatori si distrassero, rallentarono, salutarono più volte il Mozambicano, tra di loro presto si scatenò però l’invidia, nessuno voleva far segnare a nessuno, ci furono difese feroci, falli terribili, un salvataggio sulla linea, un gol venne annullato per fuorigioco, sei vennero espulsi, quando alla fine l’arbitro fischiò la fine col risultato di 0-0 un muggito di cupa soddisfazione si alzò dal campo, incattivito.



Arcibaldo Jesus acquistò per 12.000 dollari il gol non valido, poi dichiarò alla stampa che la sua era stata una rete ingiustamente annullata. Su instagram c’erano tutti i gol acquisiti e un breve commento sotto, purtroppo ogni tanto si presentavano ancora nei commenti fobici del goal-fluid ma ci pensavano i suoi ammiratori a distruggerli e lui sorrideva soddisfatto nel vedere quanto fossero voraci i suoi piranha, come chiamava i follower; sempre pronti a sbranare non appena vedevano galleggiare un corpo a pelo d’acqua. In tutto il mondo ci furono i raduni delle associazioni Battibaleno per contestare la telofobia che stava sempre più diffondendosi fuori e dentro gli stadi, a guidare la contestazione Jorge Soares che annunciò di aver registrato presso il tribunale di Bahia il nuovo nome di Siuuuu, in onore del grido di Arcibaldo Jesus.

La Fifa, poco sensibile alle manifestazioni per i diritti civili, ritenne i 90 gol eccessivi, per questo motivo li annullò, provocando l’ira di Arcibaldo Jesus che ingaggiò avvocati geniali per vincere la causa.

Fu l’evento del secolo; alla fine, dopo un lungo dibattito, riuscì a mantenerne 20. I 70 calciatori, che dentro si sentivano Arcibaldo Jesus, si videro restituire il gol e loro, pur mantenendo il danaro, provarono a venderlo al mercato nero senza riuscirci, nessuno voleva acquistare una rete che, per quanto toccata dal Divino Incoronato, adesso non valeva più nulla. Un paio di questi calciatori, da quanto si sa, sono stati ingaggiati col nome di Arcibaldo Jesus e Diego Armando Pessoa avrebbe voluto denunciarli ma il vero Arcibaldo Jesus aveva detto che se era lui che si sentivano, non avrebbe impedito loro di esserlo.

Non aveva mai dedicato un gol a nessuno, tranne il primo alla mamma; da quando aveva raggiunto le 1000 marcature per soli 2000 dollari si poteva acquistare la Dedicação in esclusiva di ogni gol il cui filmato veniva inviato a casa con tanto di vocale di Arcibaldo Jesus (in realtà l’attore Omar Carvalho Ferreira) indirizzato alla persona a cui fare la dedica. Nell’isola dove viveva il calciatore mozambicano aveva fatto costruire anche un museo dove c’erano tutti i palloni, o quasi, con cui aveva segnato, ne mancavano una cinquantina, quelli dei primi anni di carriera;  se ne rammaricava molto e allora, sulle teche vuote, c’era sistemato un nastro a lutto.

I palloni, comunque, anche loro erano in vendita con tanto di firma di Aricbaldo Jesus, il costo altissimo: 350.000 euro ognuno, tranne il pallone del record che raggiunse il milione di euro. Fu tutto venduto in poche settimane, quando il calciatore vide il museo vuoto fu preso da crisi mistica, a Palomina confessò che come san Francesco aveva donato tutte le sue ricchezze lui avrebbe regalato i suoi gol ai calciatori delle categorie inferiori, a questo punto intervenne il suo procuratore, sostenuto dalla consorte di Arcibaldo Jesus, per fermarlo, non era tempo di dare ai poveri, meglio se li vendeva tutti; fu così che, senza aver mai giocato in vita sua, il più grande goleador della storia del calcio mondiale diventò Diego Armando Pessoa, manager.


Davide Morganti è scrittore e giornalista, sceneggiatore e paroliere. Negli anni ha collaborato con diversi giornali, dalla Repubblica al Mattino, e ha scritto libri per Einaudi, Fandango, Neri Pozza. Con Atlante della fine del mondo ha segnato un piccolo caso editoriale. E da poco è in libreria con “I destini di Monica Seles” (66thand2nd).

Immagine di copertina Rivista Contrasti


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