Perché quello del capitano francese e dei suoi compagni è un appello vuoto.
Uno spettro s’aggira per l’Europa – lo spettro dell’estrema destra. Tutte le potenze della vecchia Europa, Mbappè e Macron, Dembelè e Marcus Thuram, figlio che non esclude il padre e nemmeno il fratello, i radicali francesi, il parlamento di Bruxelles e i poliziotti tedeschi si sono alleati in una crociata e in una caccia spietata contro questo spettro. Il celebre Kylian si schiera contro il Rassemblement National di Marine Le Pen e di Jordan Bardella: «Siamo in un momento cruciale della storia del Paese, e dobbiamo guardare alle priorità Siamo innanzitutto cittadini, non dobbiamo essere scollegati dal mondo. Ci troviamo in una situazione senza precedenti».
Prosegue ancora. «Voglio rivolgermi a tutti i francesi e in particolare ai giovani: vediamo che gli estremisti sono alle porte del potere. Abbiamo la possibilità di cambiare tutto, e dobbiamo identificarci con i valori della tolleranza, del rispetto, della diversità. Ogni voto conta. Io condivido gli stessi valori di Marcus, sono dalla sua parte». Per Mbappé i giovani dovrebbero andare a votare per forze politiche capaci di garantire la difesa della nazione.
“Spero che il 7 luglio saremo ancora fieri di vestire questa maglia”, riferendosi all’esito del secondo turno delle legislative, che ci sarà durante gli Europei di calcio.
Il mondo lo applaude come dopo un discorso epocale, tutte le anime belle lo esaltano per queste parole tanto siamo poco abituati a sentir dire qualcosa da un calciatore che somigli a un pensiero; il moderno eroe sta provando a solleticare la fabbrica del consenso, per adoperare una espressione cara a Noam Chomsky, e reagire allo spettro che sta apparendo in troppe strade europee e soprattutto nelle urne dove il popolo – esaltato quando vota la Santa Verità, denigrato quando sceglie il Lupo Cattivo – sta spostando l’asse politico. Come succede sempre, come succederà ancora quando altri governi arriveranno, eppure pare che l’Europa sia in piena crisi di nervi davanti alla Prossima Apocalisse che la trasformerà in un tragico campo di concentramento sorvegliato da uomini neri.
Mbappé cosa teme, che ritornino forse le banlieue? Ma quelle ci sono da decenni, stia tranquillo, nessuno le muove da lì, nessuno ha intenzione di eliminarle; si sono ingrossate sotto vari governi, soprattutto socialisti, sono nidi di rabbia, di emarginazione, di fuoco e di ribellione, basta andare a rivedere lo splendido “La Haine” di Matthieu Kassowitz, film del 1995 che parla di Vinz, Hubert e Said, tre amici che vivono in una banlieue di Parigi in un clima di tensione per gli scontri tra manifestanti e polizia dopo il pestaggio da parte di un agente di un ragazzo fermato per controlli, di Abdel, in fin di vita; non era un mondo migliore in quegli anni. Non lo è adesso . . .
Davide Morganti è scrittore e giornalista, sceneggiatore e paroliere. Negli anni ha collaborato con diversi giornali, dalla Repubblica al Mattino, e ha scritto libri per Einaudi, Fandango, Neri Pozza. Con Atlante della fine del mondo ha segnato un piccolo caso editoriale. E da pochi giorni è in libreria con “I destini di Monica Seles” (66thand2nd).