Antonio pensa sia un gioco.
Scrivendo questo articolo, probabilmente consegniamo a Cassano l’ennesima facile vittoria. Quale altro significato avrebbero, altrimenti, certe sensazionali affermazioni di Fantantonio alla Bobo TV, se non di far parlare di sé a tutti i costi? Giocatore sublime a livello tecnico, quando apre bocca Cassano torna quello delle cassanate. L’ultima sparata è quella che ha coinvolto Ciro Immobile, sorta di gatto nero del calcio italiano:
«Immobile non sa giocare a calcio».
Ora, a prescindere dal contenuto della frase – davvero non ci interessa, non è questo il problema –, a spaventare è come una frase pronunciata da Antonio Cassano alla Bobo TV (sic!) possa diventare nel giro di poche ore il main topic del “dibattito” calcistico nazionale. I giornali non moriranno perché la gente non va più in edicola, perché la carta è un altro sinonimo del patriarcato e pure l’ennesimo smacco al nostro pianeta stanco e sofferente. No, i giornali moriranno – meglio, sono già morti, ma come gli zombie non lo sanno – perché l’opinione di Antonio Cassano conta più (ha più risonanza) di quella di Jack O’Malley o Giancarlo Dotto. In fondo conta la sparata e trovare lo strumento più efficace per gettarla sulla lunga distanza. Cosa può mai essere così esplosivo come Antonio Cassano che prende l’argomento del momento – Ciro Immobile che fatica in nazionale – e lo “analizza” per migliaia e migliaia di ragazzi e ragazzini che vogliono esattamente questo: masturbarsi sulla sparata di Fantantonio?
Perché poi, sia chiaro, quello che dice Cassano rispondendo alle timide proteste di Vieri – mentre Ventola guarda il vuoto e Adani si muove sulla sedia leggermente imbarazzato – non è neanche troppo sbagliato: «gioca con la paura, ha paura proprio e si vede. E quando gli dai palla non la vuole, lo avverto io che sono stato ex giocatore, sembra che scotti». Il buon senso ci dice che in fondo Cassano non stia dicendo una scemenza. Il punto è l’esordio, la frase ad effetto che, ripresa da tutte le testate nazionali, finisce per puntare i riflettori su Cassano e non su Immobile – paradossalmente l’unico al quale ancora nessuno ha chiesto un’opinione.
Riccardo Cucchi, non di certo un laziale con la sciarpa, ha scritto esattamente questo, puntando il dito non sulle critiche ma sui modi: «Non ricordo precedenti di un linciaggio mediatico come quello che ha subito #Immobile. Ho scritto “linciaggio mediatico” non critica. La critica è, ovviamente, sempre legittima». Le parole forse più azzeccate, comunque, le ha dette Alfredo Pedullà in un video-editoriale che riassumiamo in poche righe:
«Quella di Cassano è la repressione della depressione. Come molti ha smesso di giocare diventando opinionista. Va bene, a patto che tu abbia un minimo di rispetto nei riguardi degli altri. […] A Cassano non piace Lukaku, Lukaku è scarso. Non gli piace Jorginho, Jorginho è scarso. Non gli piace Immobile, Immobile è scarso. Ma non è che questa repressione della depressione porterà Cassano ad avere un delirio di onnipotenza?».
Il futuro è d’obbligo, caro Alfredo. A meno che non parli già al presente.